Il ‘Sahel Dimanche’ , la Domenica del Sahel è un settimanale di regime. Fino a tre mesi fa cantava le lodi di Mohammed Bazoum, imprigionato nella casa presidenziale da tre mesi ad opera della giunta militare che si sarebbe poi definita come Comitato Nazionale per la Salvaguardia della Patria, in breve CNSP.
E ancora prima quelle del Presidente dei due mandati successivi, Issoufou Mahamadou. Pagati dal regime al potere per contribuire alla gloria di chi finanzia il settimanale.
In sé, da che mondo è mondo, sono sempre esistiti coloro che, per obbligazione, scelta strategica, interesse pecuniario o ideologico, hanno fatto dell’adulazione del potere la loro precaria fortuna. Gradualmente anche gli altri giornali, con rare lodevoli eccezioni, si sono in fretta allineati per non disinteressata convinzione, tra i sostenitori del nuovo regime al potere nel Niger.
Difficile fare altrimenti quando la stampa scritta, poco letta e valorizzata nel paese, dipende per buona misura dai finanziamenti e dal sentimento patriottico dimostrato, allineandosi ai più.
Peggio ancora quanto accade in alcune porzioni di quella che, con un eufemismo, viene chiamata ‘Società Civile’. Essa si presenta come una costellazione illimitata di ong, associazioni, organismi, enti e quant’altro, dove le alleanze si fanno e disfanno proprio come tra le decine di partici politici che assiepano la scena politica del Paese.
Non raramente si assiste a voltafaccia che ormai non sorprendono più nessuno perché facenti parte degli usi e costumi legati alla sopravvivenza. La democrazia ‘alimentare’ non è una burla o un’invenzione recente di carattere ‘tropicale’ e, per così dire da ‘Repubbliche bananiere’…
Questo tipo di democrazia, sotto mentite spoglie, esiste dappertutto e, magari in Occidente, si veste di colori all’apparenza più rispettabili.
Di fatto il prodotto finale non cambia: per esistere e soprattutto resistere, in politica, occorre assumere la strategia del ‘camaleonte’ e cioè adattarsi alle circostanze, al ritmo di danza e ai poteri del momento. Accade ormai così anche e soprattutto nel calcio dove si cambia di maglia e di soldi anche in piena stagione agonistica.
Nella quotidiana realtà il conformismo, apparentato al trasformismo, appare come la soluzione più facile per vivere e lasciar vivere senza creare o crearsi problemi. Ed è così che, in genere, adattamento al pensiero e al comportamento della maggioranza (al potere) diventa assimilato, introiettato, condiviso e infine propagandato.
Sono pochi coloro che hanno il coraggio, l’ardore, la stoltezza o semplicemente l’incoscienza di pensare ed agire contro corrente per convinzione o scelta politica. Gente che ha saputo conservare e sviluppare uno spirito attento e critico nei confronti dei poteri da qualunque parte essi provengano, siano anch’essi divinamente garantiti.
La democrazia non è esente da questa tragica situazione malgrado l’aura, a vero dire appannata, che l’aveva accompagnata in questi anni. Ma è soprattutto nei regimi di eccezione o di transizione guidata che questo fenomeno di ‘conformazione’ al potere dominante prospera e si manifesta in tutta la sua pericolosa sottomissione.
Eppure sappiamo per esperienza ciò che la storia ci ha molte volte suggerito. Il futuro lo creano e l’offrono alle nuove generazioni solo coloro che rischiano, per passione alla verità delle cose, di camminare sentieri poco battuti.
C’è chi li chiama profeti oppure, semplicemente, cittadini onesti con sé stessi. La loro testimonianza non ha prezzo.
Niamey, 28 ottobre 2023
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Andrea Vannini
Conformismo e trasformismo in Niger? In italietta non si sa cosa siano. Una stampa non libera in Niger? Non come in italietta. La democrazia poi in italietta…da esportare…se i nigerini ne vogliono noi siamo generosi tanto quanto i francesi. Da questi articoli dal Niger, sembra che prima della rivoluzione anticoloniale non si muovesse altro se non la sabbia (e che chi era a Niamey, specie se italiano ne avesse gli occhi pieni). Ora sembra che la sabbia non si muova più e che ci sia chi non ne é contento.