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La resistenza creativa di Cuba al blocco economico statunitense

L’economia cubana continua a soffrire le conseguenze del Bloqueo, l’infame assedio economico con il quale gli Stati Uniti condannando a privazioni molto dure la popolazione e in particolare i cittadini più deboli, tentano da 60 anni di fomentare azioni controrivoluzionarie per sovvertire il Castrismo che invece gode di un ampio consenso della popolazione, che da tutto questo tempo respinge le ingerenze nordamericane”.

Aconclusione della sua missione Cuba per partecipare al congresso internazionale degli economisti organizzato dall’Anec, l’economista Luciano Vasapollo ha espresso un giudizio positivo sugli sforzi in atto. “Noi – ha detto a nome anche di Rita Martufi che ha fondato con lui il Capitolo Italiano della Rete degli artisti e intellettuali in difesa dell’Umanità e ha rappresentato il CESTES al Congresso – pensiamo che Cuba stia resistendo in una maniera veramente eccezionale. Bisogna ormai mettere bene in evidenza che da decenni è la più grande opposizione al neoliberismo che ha cercato di influenzare tutte le politiche economiche mondiali. Si oppone a questa globalizzazione che si è configurata come una globalizzazione neoliberista e finanziaria.
Cuba si rivela così un perno fondamentale di opposizione politica, attraverso la globalizzazione della solidarietà e della complementarietà, una realtà dell’internazionalismo, come testimonia l’utilizzo in termini solidari dei medici e degli insegnanti cubani dappertutto nel mondo”.

Ci siamo confrontati – ha sottolineato Vasapollo – con economisti arrivati dall’America Latina, da tutto il mondo e anche rappresentanti degli organismi economici, della diplomazia internazionale, di dipartimenti economici di banche, e con esponenti politici non solo della sinistra Latino-americana. La posizione cubana anche davanti a questo evento sulla globalizzazione è molto chiara. E risponde alla crisi dell’economia mondiale, che è una crisi irreversibile del modo di produzione capitalistico.

In Occidente la globalizzazione assume sempre più le vesti di globalizzazione della guerra e delle guerre e di competizione inter-imperialistica. E lo sforzo degli economisti riuniti a Cuba è studiare il modo per non penalizzare ulteriormente quello che volgarmente viene chiamato il Terzo mondo, cioè il Sud globale, ovvero come introdurre, nelle dinamiche internazionali e di solidarietà internazionale, una seria prospettiva di opposizione al neoliberismo, all’economia finanziaria e al ruolo della politica di guerra e dell’economia di guerra.

Ma il problema è puntare immediatamente, per quanto riguarda il Sud globale, a riprendere la grande battaglia, che fu del comandante Fidel Castro già del 1988-89, cioè sull’azzeramento dell’impagabile debito estero dei paesi cosiddetti in via di sviluppo, perché ovviamente è un cane che si morde la coda, cioè è uno strozzinaggio su questi paesi del Sud globale, perché gli interessi sono talmente alti che limitano e soffocano sempre di più lo sviluppo dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia”.

Cuba – ha osservato Vasapollo che segue le vicende dell’Isola come consulente economico dagli anni ’90 – ha sofferto per le gravissime ricadute del blocco economico sull’autodeterminazione, lo sviluppo, la crescita economica. Ma oggi c’è una ripresa della crescita, grazie anche a nuove forme miste di impresa: cooperative e aziende a capitale pubblico-privato, nelle quali cioè lo Stato è socio. Sono conseguenza di una scelta politica di fondo del presidente Miguel Diaz-Canel e del governo cubano in difesa del benessere sociale.

Lo stesso Diaz.Canel la chiama ‘la resistenza creativa’ del popolo cubano, e abbiamo approfondito tali esperienze in importantissimi incontri a livello accademico e politico culturale con esponenti dell’Anec ma anche con attori economici della realtà cubana che oggi si articola in imprese statali, quelle completamente e dello Stato che sono le grandi imprese superiori ai 100 dipendenti e quelle attive in tutti i settori strategici, e nelle micro imprese e piccole imprese che vanno da tre a 34 addetti, e le medie imprese da 34 a cento. Le micro piccole e medie imprese sono appunto non statali.

Ma si va sviluppando in alcuni settori, come quello turistico-alberghiero, un approccio – ha descritto il decano di economia dell’Università La Sapienza – di mezzo fra statale e non statale, che sono le cooperative che hanno una loro caratterizzazione tipica: sono gruppi di persone, collettivi di persone, che rispondono ovviamente della loro gestione, però in maniera collettiva, quindi sono molto vicine in questo senso alla forma statale, ma hanno una caratteristica gestionale che non è statale. Questo nuovo modello economico è prevalentemente urbano ed ovviamente è aperto alla creatività”. 

Vasapollo ha citato nell’intervista anche le imprese miste pubblico-privato alcune delle quali coinvolgono anche imprenditori stranieri come l’italiana Italsav che sta per aprire un grande centro commerciale all’Avana,forte di una presenza pluridecennale ben radicata, che si articola in 50 punti vendita “Agua y Jabòn”, 20 negozi “Burbujas” (detergenza economica), 45 negozi “TODO X” con punti vendita “souvenir express” per la distribuzione di souvenir “CUBA” in tutti gli hotel. Ma anche la catena commerciale RusMarket si prepara ad aprire il suo primo negozio di prodotti russi a Cuba e a creare una joint venture forte del gradimento della maggior parte della popolazione cubana che ricorda queste merci, arrivate come aiuti nel “periodo speciale” degli anni ’90.

Si tratta – tiene a rilevare il docente – di una resistenza creativa contro il criminale, infame blocco dell’economia, con un tentativo di rilancio delle esportazioni, di diminuzione delle importazioni, per cercare nuovi attori e nuovi partner commerciali nel mondo multipolare, quindi con un’attenzione forte alla Cina, alla Russia e ai Paesi ovviamente dell’Alba. Un’attenzione che si allarga a tutti i paesi dei Brics e dei Brics allargati, in particolaew all’Iran, per attirare nuovi investimenti e nuove inizative economiche a forte protezione ambientale”. 

Abbiamo avuto incontri con i protagonisti di questo cambiamento, in particolare con il responsabile italiano di un’azienda nata nella ristorazione che sta estendendo i suoi interessi anche all’ndustria alimentare, con un pastificio e laboratori per alimenti per i ciliaci, e alle discoteche. Il guadagno di impresa a Cuba ovviamente è orientato al bene collettivo in quanto l’economia cubana nega giustamente qualsiasi processo che possa tendere ad un’accumulazione del capitale. Si punta invece ad una sua redistribuzione: abbiamo visitato imprese importanti del settore agricolo e imprese importanti dei servizi online che si stanno preparando ovviamente alla commercializzazione online anche attraverso il pagamento con le carte di credito e i pos. Insomma c’è un fermento grande nel cercare di trovare strumenti che agirino il blocco e creino anche gettito fiscale per poter aumentare gli introiti del fisco del paese”. 

Vasapollo ha raccontato nell’intervista anche gli incontri accademici, in diverse università cubane, in particolare con gli atenei dell’Avana e di Pinsr del Rio, con studenti e docenti e poi con la comunità discente e docente dell’Accademia che prepara il personale diplomatico, l’ISRI, un’istituzione prestigiosa che collaborerà in modo organico a “Nuestra America, Rivista decoloniale di analisi socio-politica e culturale del Sud Globale”, tornata alla luce in queste settimane e che Vasapollo e Martufi mettono al servizio della Tricontinental, nello spirito che ha animato questa esperienza animata da Che Guevara.

*Faro di Roma

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