Due importanti appuntamenti – una riunione dell’ufficio politico del Partito comunista e la Conferenza centrale sul lavoro economico – hanno delineato negli ultimi giorni la strategia e le politiche economiche della Cina per il 2024.
Si cercherà in tutti i modi di stimolare la crescita, anche attraverso la spesa in deficit. La leadership cinese proverà inoltre a favorire gli investimenti stranieri e gli scambi economici, accademici e turistici con il resto del mondo, per rilanciare l’immagine di un paese aperto, e ricucire una parte di quei contatti che si sono spezzati negli ultimi anni, a causa della pandemia di Covid-19 e delle tensioni geopolitiche.
Insomma esattamente un anno dopo la riapertura delle frontiere, dopo un anno di dibattito nei vertici del partito, si prova finalmente a cambiare rotta.
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Nel 2024 il Partito comunista cinese varerà una serie di politiche con l’obiettivo di stimolare la crescita economica, rallentata dalla debolezza della domanda interna (e dall’estero), dal crollo del mercato immobiliare e dai debiti dei governi locali.
La strategia per l’anno prossimo è emersa dalla seduta dell’ufficio politico del Pcc che si è svolta venerdì 8 dicembre a Pechino, riassunta in questo comunicato di Xinhua, e dall’annuale Conferenza centrale di lavoro economico che si è tenuta lunedì e martedì scorso, il cui resoconto è stato stilato dalla stessa agenzia.
I leader del partito hanno sottolineato la necessità di «perseguire il progresso garantendo al tempo stesso la stabilità» e «consolidare la stabilità attraverso il progresso». L’enfasi posta sullo sviluppo segnala un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni (di pandemia), durante i quali la priorità assoluta era stata data al cosiddetto “mantenimento della stabilità sociale”.
Con ogni probabilità per il 2024 Pechino punterà a una crescita del prodotto interno lordo intorno al 5%, traguardo che sarà raggiunto quest’anno, partendo però da una base di riferimento decisamente bassa, ovvero il Pil del 2022.
Il nuovo obiettivo sarà ufficializzato a marzo 2024 dal premier cinese, Li Qiang, in occasione della sessione plenaria dell’Assemblea nazionale del popolo. La Cina vuole raddoppiare il suo prodotto interno lordo entro il 2035 (rispetto al 2020). Per centrare quest’obiettivo nei prossimi anni l’economia dovrà crescere almeno del 4,8% ogni anno.
«La ripresa economica del nostro Paese è ancora in una fase critica», ha dichiarato il presidente cinese, Xi Jinping, durante un incontro mercoledì della scorsa settimana. Per questo l’ufficio politico ha stabilito che va stimolata la domanda interna e va «formato un circolo virtuoso in cui consumi e investimenti si promuovono a vicenda».
Inoltre l’indicazione dell’ufficio politico di sostenere “in maniera appropriata” una politica fiscale “proattiva”, lascia intendere che per il 2024 verrà fissato un rapporto deficit/Pil superiore al 3%, dopo che, nel quarto trimestre 2023, il governo ha emesso 1.000 miliardi di RMB (141 miliardi di dollari) di obbligazioni sovrane aggiuntive per finanziare le infrastrutture, portando il deficit per il 2023 a un livello record di 3,8%. Anche per il 2024 gli analisti cinesi prevedono un rapporto deficit/Pil tra il 3,5% e il 3,8%.
Dunque una politica fiscale “proattiva”. La Conferenza centrale di lavoro economico ha previsto di “ampliare ragionevolmente” la portata dei progetti finanziabili da parte dei governi locali attraverso le obbligazioni speciali (SPB). I proventi di questi bond vengono solitamente utilizzati per finanziare infrastrutture e opere pubbliche, delle quali c’è dunque da attendersi un aumento, seppur “ragionevole”.
Nel comunicato della conferenza si annuncia infatti anche un “nuovo ciclo di riforme” del sistema di tassazione, che dovrebbe mirare a espandere le entrate dei governi locali, i cui bilanci sono stati colpiti dal crollo delle vendite di terreni, conseguenza a sua volta della crisi del mercato immobiliare.
Proprio la gravità della crisi del settore (l’udienza del tribunale di Hong Kong che dovrà decidere se liquidare o meno il colosso immobiliare Evergrande è stata aggiornata al 29 gennaio prossimo) ha consigliato alla leadership del partito maggiore prudenza.
Lo slogan di Xi Jinping “Le case sono fatte per abitarci, non per speculare”, ripetuto nei comunicati delle ultime riunioni economiche, non compare in quello della Conferenza centrale di lavoro economico, secondo cui «le ragionevoli esigenze di finanziamento delle imprese immobiliari di diverse proprietà devono essere soddisfatte equamente e deve essere accelerata la costruzione di un nuovo modello di sviluppo per il settore immobiliare».
Greentown China Holdings, uno tra i grandi developer nazionali che godono di buona salute, ritiene che i cantieri e le vendite di nuovi appartamenti torneranno a correre nella seconda metà del 2024. Martedì scorso Zhang Yadong, presidente della società di Hangzhou, ha detto ai giornalisti in una conferenza stampa che si aspetta una inversione di tendenza l’anno prossimo, quando la stessa Greentown si concentrerà sulle città di tier 1.
«Quello immobiliare (circa un terzo dell’economia nazionale, ndr) è un settore gigantesco che non può essere sostituito da nessun altro settore», ha affermato Zhang. «Il suo rallentamento potrebbe estendersi nella prima metà del 2024, ma prevediamo una ripresa nella seconda metà, quando entreranno in vigore le misure di soccorso del governo centrale».
Per quanto riguarda la politica monetaria, questa sarà prudente, ma nei prossimi mesi potrebbe diventare più espansiva, con tagli ai tassi di interesse e al coefficiente di riserva obbligatoria delle banche per far affluire più denaro nell’economia reale.
Pan Gongsheng, il governatore della banca centrale (Pboc), ha spiegato che la banca centrale manterrà i tassi di interesse a un livello adeguato e garantirà che i costi di finanziamento dell’economia reale siano costantemente ridotti.
La Pboc aumenterà inoltre il sostegno alle principali strategie nazionali, cioè a quelle aree chiave e a quegli anelli deboli che il governo intende sostenere, e farà pieno uso degli strumenti di politica monetaria per rafforzare il sostegno alle piccole e microimprese, nonché all’innovazione scientifica e tecnologica.
Durante i due giorni della Conferenza, un’enfasi particolare è stata posta proprio sull’innovazione tecnologica, nonché sul potenziamento delle industrie tradizionali e sul miglioramento della resilienza e della sicurezza delle principali catene di produzione.
«È necessario promuovere l’innovazione industriale attraverso l’innovazione scientifica e tecnologica, in particolare le tecnologie trasformative e all’avanguardia, per generare nuove industrie, nuovi modelli e nuovo slancio», si legge nel resoconto della riunione. In particolare, l’economia digitale, l’intelligenza artificiale e la produzione biomedica e l’aviazione spaziale commerciale sono stati individuati come settori strategici di sviluppo.
In uno scenario globale segnato dalle tensioni Cina-Stati Uniti, l’obiettivo di Pechino resta quello della “autosufficienza tecnologica”.
«Concentrandoci su uno sviluppo di alta qualità, dobbiamo superare i blocchi che limitano il ciclo economico e rafforzare l’autosufficienza nella scienza e nella tecnologia di alto livello», ha affermato l’ex capo della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, Zheng Shanjie.
Per sostenere la ripresa post-pandemica è stata sottolineata l’importanza di promuovere i consumi potenziali, i cosiddetti “nuovi consumi” come, ad esempio, quelli digitali, quelli green, quelli legati al benessere, all’intrattenimento, al turismo, a eventi sportivi e prodotti cinesi di tendenza.
Tuttavia, in assenza misure di stimolo per sostenere direttamente i consumatori – non menzionate nel resoconto della Conferenza – risulterà più difficile raggiungere l’obiettivo di crescita intorno al 5%. Resta dunque da capire se/quando saranno varate misure ad hoc.
«Non c’e alcun accenno a massicce politiche di sostegno ai consumi – hanno sottolineato gli analisti di Citi – Non c’è stata una discussione dettagliata su come aumentare il reddito disponibile delle famiglie».
Dopo la decisione, annunciata nelle scorse settimane, di concedere – dal 1° dicembre 2023 al 30 novembre 2024 – 15 giorni di soggiorno in Cina senza necessità di visto (per motivi di lavoro, studio, turismo o transito) ai cittadini italiani, tedeschi, francesi, olandesi, spagnoli e malesi, è stata ancora sottolineata la necessità di rimuovere efficacemente gli ostacoli che impediscono agli stranieri di venire in Cina per affari, studio e turismo, e di sostenere la cooperazione di “alta qualità” nell’ambito della Belt and Road Initiative.
Nel tentativo di rispondere alle preoccupazioni degli investitori stranieri, i due incontri hanno previsto di espandere l’accesso al mercato dei settori delle telecomunicazioni e dell’assistenza medica e di affrontare la questione dell’accesso alle pratiche di appalti pubblici.
«È necessario accelerare la creazione di un nuovo slancio per il commercio estero, consolidare la struttura di base del commercio estero e degli investimenti esteri ed espandere il commercio di beni e servizi intermedi, nonché le esportazioni transfrontaliere di commercio elettronico», si legge infine nel comunicato.
* da Rassegna Cina
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giorgino
la Cina riparte, titolo aggiunto, non corrisponde al contenuto, che parla di politiche atte alla ripartenza, e non senza individuare criticità in tali politiche. Non cominciare a fare anche voi come o media borghesi, e’ ideologico e disturbante.
Redazione Contropiano
E’ il titolo proposto dsll’autore sul suo blog… per quale ragione avremmo dovuto cambiarlo?