“A sessantacinque anni dalla Rivoluzione è in atto a Cuba un tentativo di modernizzare il mondo del lavoro, anche in funzione di un disincentivo all’occupazione esclusivamente nel turismo, per ritornare ad attività produttive per settori più atti all’export e dare impulso alla produttività settoriale”.
Lo afferma l’economista Luciano Vasapollo, decano di economia all’Università La Sapienza, commentando per FarodiRoma l’evoluzione nella continuità guidata dal secondo successore di Fidel Castro, Miguel Diaz-Canel.
E Rita Martufi, coordinatrice del CESTES, il centro studi dell’USB, sottolinea che lo sforzo in atto si realizza “salvaguardando tutte le garanzie sociali e facendo convivere in maniera equilibrata il lavoro produttivo e l’efficienza socialista, cioè produrre di più con una remunerazione maggiore e migliori condizioni di lavoro, per aumentare la ricchezza interna del paese e ridistribuire da socialmente universalmente secondo i principi socialisti”.
“Solo così – osserva Vasapollo – si potranno costruire le condizioni di prospettiva”.
Insieme Vasapollo e Martufi, che sono i fondatori del Capitolo italiano della Rete degli artisti e intellettuali per la difesa dell’umanità, hanno partecipato recentemente all’Avana al Congresso dell’Anec, l’associazione cubana degli economisti, e riportano a FarodiRoma le impressioni acquisite riguardo al superamento che si è realizzato della doppia circolazione monetarie e di una forte dipendenza dalle valute estere.
“Si è tornati ad un’economia più stabile – spiegano Vasapollo e Martufi – con la moneta nazionale togliendo cioè quelle sacche di privilegio rappresentate appunto dall’immissione forzosa della doppia circolazione”.
“Per Cuba inoltre – rileva Vasapollo – le relazioni internazionali sono estremamente importanti con i paesi dell’alba e vanno incentivate relazioni internazionali forti anche con altri paesi non solo con la Cina che storicamente un partner privilegiato ma ci sono rapporti molto solidi di interscambio commerciale anche con la Russia e con alcuni paesi che si caratterizzano non necessariamente in quanto socialisti, ma che hanno connotati fortemente di proprio autonomia, ovvero una propria identità, che già ora favoriscono con scambi paritari di collaborazione con Cuba e con i paesi dell’Alba rafforzare quindi tutte le relazioni internazionali che possono facilitare un interscambio che ad oggi è ancora difficile”.
Per Vasapollo e Martufi, “c’è in atto un dibattito nel Partito Comunista Cubano sul rafforzamento dei processi di transizione socialista, così come in altri paesi dell’ALBA, ad iniziare dal Venezuela, e in genere tutti i Sud del mondo dove si stanno tentando processi di autodeterminazione di integrazione con forti connotati anti imperialisti, anti capitalisti e, in forme differenziate, con uno specifico carattere socialista.
Ed è necessario un perfezionamento come adeguamento tattico, cioè un ammodernamento in termini di pianificazione ovvero di attualizzazione, di efficienza”.
Aggiunge Rita Martufi: “occorre riconoscere onestamente che, a parte il blocco e a parte la crisi, ci sono state anche contraddizioni ed errori in quello che loro chiamano una sorta di socialismo paternalistico, che oggi non è più proponibile”.
Riprende Vasapollo: “bisogna abbandonare ogni assistenzialismo e paternalismo e capire che il socialismo è incentrato sul lavoro, che deve essere il lavoro produttivo”.
“Visto che la coscienza sociale, la coscienza di classe non si determina per imposizione, per decreto, ma sono i processi stessi che formano nel lungo periodo la coscienza, possiamo rilevare che si sta fortemente agendo, a livello culturale e con una corretta informazione partecipata, appunto sui processi sociali, migliorandoli sempre, con una maggiore consapevolezza anche dei fattori soggettivi per cambiare la mentalità, per superare forme di resistenza passiva”.
“Per raggiungere questi obiettivi – riprende Vasapollo – è necessario un sempre più deciso incisivo sostegno alle economie locali anche nelle zone del paese con l’economia più povera e senza possibilità di investimento autonomo in loco; si stanno infatti incrementando gli interventi attivi intersettoriali che sostengono con risorse destinate da una corretta ed equilibrata pianificazione centralizzata, queste forme di economia locali.
Quindi si stanno studiando le relazioni possibili ed equilibrate fra sanificazione centrale e decentralizzata, sempre rafforzando il carattere rivoluzionario della transizione socialista in cui la decentralizzazione ha a che fare anche con la possibilità di sviluppo locale sostenibile, dal punto di vista ecologico ma anche socialmente ed autodeterminato”.
In effetti, fa notare l’economista, “il socialismo si differenzia dal capitalismo perché non è basato su una semplice migliorata ridistribuzione dei redditi ma è incentrato sulla più equa ridistribuzione della ricchezza sociale. l’obiettivo è dunque una ottimizzazione della ridistribuzione di questa ricchezza sociale.
Per questo bisogna far sì che tale ricchezza del paese aumenti diminuendo da subito la dipendenza dalle importazioni e rafforzando l’export”.
“Ciò si scontra ovviamente – rimarca Martufi – con lo storico e drammatico problema del blocco, la cui risoluzione non è certo in mano ai cubani in quanto imposto dai governi statunitensi, e contro il quale non sono sufficienti le pressioni internazionali, e le iniziative di solidarietà, come quelle promosse da noi con altre organizzazioni politiche e comunitarie insieme alle associazioni di solidarietà, nella lotta continua al fianco della Rivoluzione”.
Secondo Vasapollo, anche se “la risoluzione del problema del blocco non dipende dal popolo né dal governo cubano, è chiaro che tutto ciò provoca difficoltà e nodi nella transizione. Il socialismo cubano vive le proprie contraddizioni muovendosi sul cammino sempre del loro superamento, a volte difficoltoso, e che spesso appaiono quasi irrisolvibili in una dimensione in cui non esiste come ai tempi dell’URSS uno sbocco internazionale socialista di riferimento”.
“Questioni – chiariscono insieme Vasapollo e Martufi – che non è possibile e non è pensabile possano essere risolte dall’oggi al domani con una semplice dichiarazione di intenti o con un mero cambiamento normativo.
La necessità di affiancare alla pianificazione centralizzata un forte sviluppo decentrato delle forze produttive implica – infatti – non solo appropriati procedimenti di controllo contabile finanziaria amministrativo ma la riqualificazione permanente in queste materie dei quadri amministrativi del partito e delle imprese, con il concorso delle istituzioni specializzate nel settore delle divulgazione del contributo degli economisti e dei contabili con un ruolo centrale proprio dell’Anec, il cui congresso ha promosso la costituzione di una commissione permanente per il governo e per l’implementazione e lo sviluppo”.
“Con un impegno serio – insiste il prof. Vasapollo – per la salvaguardia della rivoluzione e il rafforzamento di una moderna pianificazione che risolva le naturali e ovvie contraddizioni a passi più veloci e sicuri sulla strada di una stabile transizione al socialismo e per questo che la pianificazione deve essere condivisa e realizzata in termini equilibrati sia nei settori interni che esterni ed economia in modo da raggiungere uno sviluppo armonico e fortemente caratterizzato dalla compatibilità sociale ed ambientale”.
“Nella politica economica che si propone – concludono insieme i due fondatori di REDH Italia – è sempre presente che il socialismo è uguaglianza di diritti e uguaglianza di opportunità per tutti i cittadini, non egualitarismo, mentre il lavoro è allo stesso tempo un diritto e un dovere, motivo e realizzazione personale per ciascun cittadino e dovrà essere remunerato in maniera conforme alla sua quantità, fermo restando assolutamente che non si fanno licenziamenti ma eventualmente spostamenti di lavoratori tra settore produttivi e ciò per cercare di dipendere di meno dalle importazioni ed esportare di più quindi rafforzare il settore dell’export”.
Un cambiamento di mentalità che deve riguardare anche i quadri politici perchè “la replicazione dei ruoli ha prodotto rallentamenti e difetti sia nel lavoro politico che deve gonfiare il partito che nell’autorità e nei compiti dello stato del governo perché con questo approccio anche i funzionari finiscono con il non sentirsi responsabili delle loro decisioni”.
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avv.alessandro ballicu
purtoppo gli attuali dirigenti cubani non sono all’altezza di Fidel, dovrebbero ripassare la storia dell’unione sovietica e fare come Lenin quando con grande realismo con la NEP consentì una limitata iniziativa privata . Sono stato recentissimamente a Cuba il paese è in declino, molti sono espatriati illegalmente, la situazione è insostenibile.
in tal modo fanno il gioco degli imperialisti che sostengono che il comunismo non funzioni, anche la Cina è comunista eppure è ricca, certo il modello cinese sembra un comunismo geneticamente modificato ma, una via di mezzo come in Vietnam potrebbe essere una giusta via,
“hasta la victoria siempre o patria o muerte”