Lunedì 8 gennaio a Berlino è stato fondato a porte chiuse il nuovo partito: “Bündnis Sahra Wagenknecht – Vernunft und Gerechtigeit” (Alleanza Sahra Wagenknecht – Ragione e Giustizia).
La nuova formazione, BSW, prende il nome dalla 54enne deputata Sahra Wagenknecht, che è uscita, nell’ottobre scorso – insieme ad altri 9 eletti nel parlamento tedesco – dalle fila della Die Linke.
“É un giorno un po’ storico”, ha dichiarato la Wagenknecht, “in cui gettiamo le basi per un partito che ha il potenziale per cambiare radicalmente lo spettro dei partiti tedeschi”, riporta la versione on-line del quotidiano Tagesschau. “E soprattutto”, continua, “cambiare radicalmente la politica del nostro paese”.
Per ora non è stato esplicitato ulteriormente il programma del partito che verrà successivamente elaborato da qui alle elezioni federali del 2025, ma che si baserà sul manifesto fondatore dell’associazione omonima, i cui temi sono stati popolarizzati a più riprese nelle numerose interviste della sua leader in questi mesi.
Il 6 dicembre, ha cessato di esistere il gruppo parlamentare della Linke, in quanto non aveva più il numero minimo – 37 deputati – per essere considerato tale (erano 38 prima della fuoriuscita di ottobre), perdendo in questo modo alcune importanti prerogative e finanziamenti nello svolgimento nell’attività parlamentare, oltre alla presidenza della commissione “protezione per il clima e l’energia”.
Un duro colpo per la formazione che era entrata “per un soffio” in Parlamento, e che comunque si era assestata sotto la soglia di sbarramento del 5% dei votanti, e che ora i sondaggi danno ulteriormente in declino ed attorno al 3%.
Sahra Wagenknecht è stata dirigente prima del PDS – di fatto l’erede della SED della Germania Est nella Germania “unita” – e poi della Die Linke, in cui la SED era confluita, nonché attualmente una delle politiche più conosciute e popolari. anche grazie al ruolo di parlamentare che ha ricoperto dal 2009 fino ad oggi.
Stando ai sondaggi, sempre da prendere con le pinze, un elettore/elettrice su 5, le darebbe darebbe la propria preferenza alla “sua” formazione.
In un’interessante inchiesta della Die Zeit, compiuta su un campione di 7000 lettori del giornale che hanno espresso la propria predilezione per la Wagenknecht, l’autrice – Ann-Kristin Tlusty – ha affermato: «il nuovo partito della Wagenknecht sta creando il progetto che ha il potenziale per scuotere gli equilibri politici in Germania».
Come a fare la sintesi delle varie interviste raccolte dalla testata tedesca la giornalista conclude poi: «Wagenknecht è apprezzata da persone provenienti da percorsi di vita completamente diversi che si sentono alienati dal sistema democratico per diversi motivi».
Un arco di sentimenti di un corpo sociale piuttosto spappolato, aggiungiamo noi, che talvolta è un vero proprio ibrido formato da elementi eterogenei che non legano bene tra di loro, con una componente, se non reazionaria, quanto meno conservatrice – per ciò che concerne l’immigrazione ed i “diritti civil” in primis – ed una porzione più smaccatamente progressista per ciò che riguarda le garanzie sociali e la guerra.
Una parte della società generalmente in preda alla paura di fronte a cambiamenti drastici e accelerati percepiti – a torto o a ragione – come lesivi del proprio status.
Dopo la fondazione a porte chiuse, a cui hanno partecipato una quarantina di persone, c’è stata la conferenza stampa di circa due ore in cui sono intervenuti vari esponenti della nuova formazione che aspira, tra l’altro, a presentarsi alle elezioni europee a giugno e a quelle regionali che nell’autunno si svolgeranno in tre Land orientali: Turingia, Sassonia, e Brandeburgo.
La prima conferenza del Partito a livello federale si terrà a Berlino il prossimo 27 gennaio.
La formazione dovrebbe mantenere l’attuale nome fino alle elezioni politiche tedesche del 2025, per poi cambiare con uno che non includa quello della Wagenknecht.
La BSW aspira ad essere un’alternativa all’estrema destra della AFD, che i sondaggi danno come il partito con maggiori consensi a livello nazionale, dopo i conservatori della CDU/CSU, che guidano l’opposizione all’attuale coalizione governativa “semaforo” comprendente social-democratici, liberali e “verdi”.
La nuova formazione vuole cogliere quel vuoto di rappresentanza che si percepisce tra le classi subalterne – in particolare nella Germania Orientale -, e reindirizzare i consensi di quella parte dell’elettorato che ha scelto nelle urne l’AFD come opzione anti-establishment, anche per un progressivo allontanamento della Linke rispetto a temi fondamentali: l’impoverimento crescente, lo lo smantellamento dello stato sociale, la mancanza di una adeguata politica industriale e di una tassazione realmente progressiva, nonché una politica governativa tedesca che ha definitivamente abbandonato la “distensione” – soprattutto verso Est – e sposato opzioni più belliciste.
La leadership della BSW sarà condivisa con Amira Mohamed Ali, mentre il segretario sarà il deputato Christin Leye e il suo vice, l’imprenditore e professore universitario Shervin Haghshend.
I due candidati alle europee saranno lo stimato analista finanziario Fabio de Masi, e l’ex sindaco di Düsseldorf, Thomas Geisel.
De Masi, 43enne, è stato euro-deputato, e prima deputato, sempre nelle file della Die Linke, e membro del sindacato dei servizi (Ver.Di).
A lungo a fianco della Wagenknecht, era già stato tra i fondatori del movimento “Aufstehen” nel 2018. Il deputato italo-tedesco d’Amburgo aveva rotto definitivamente con la Linke a metà settembre, dimettendosi, e usando parole molto aspre sul suo piuttosto seguito account di X (ex-Twitter).
«Non voglio più essere ritenuto responsabile del palese fallimento dei protagonisti di questo partito, che deludono una larga maggioranza della popolazione che ha bisogno di un partito impegnato in modo convincente sul fronte della giustizia sociale e della diplomazia».
Geisel, dal 2014 al 2020, è stato sindaco per la SPD
Come riporta Die Spiegel: «La Wagenknecht non vuole andare al Parlamento europeo e ha detto che non si presenterà nemmeno alle elezioni statali».
Inizialmente fondata come associazione – “L’Alleanza Sahra Wagenknecht” appunto – per preparare la fondazione del partito, ha raccolto un capitale di 1,4 milioni di euro attraverso le donazioni, la maggioranza delle quali (il 90% circa) piccoli contributi che solo in una dozzina di casi hanno superato la soglia dei 10 mila euro, secondo quanto riportato dal tesoriere Ralph Suikat.
Una cifra importante, cui adesso si affiancherà la vera e propria costruzione dell’organizzazione con un’adesione a cui all’inizio saranno ammessi non più di 450 membri, per costruire un primo zoccolo duro di attivisti in linea con gli indirizzi del manifesto fondatore e costantemente monitorato dai fondatori.
Giustizia sociale e indirizzo pacifista sembrano essere l’alfa e l’omega della sfida lanciata da questa nuova formazione, al netto di tutte le storture evidenti nell’affrontare alcuni temi (comunque rilevanti) per cui, anziché combatterle, viene assecondata la melassa “populista-conservatrice” di una parte non indifferente della società tedesca.
Certamente i prossimi mesi saranno fondamentali per capire se e come cambieranno realmente le geometrie politiche in Germania in vista delle europee, e quale indirizzo prevarrà.
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matteo
A me sembra che la Wagenknecht ad esempio sul welfare assecondi un po’ la vulgata neoliberista, ovvero quella della “scarsità delle risorse” anziché della redistribuzione delle stesse. Infatti sull’immigrazione fa’ un ragionamento destrorso di questo tipo: non possiamo permetterci di far accedere chiunque al nostro sistema di welfare perché non ci sono abbastanza risorse per tutti. Non mette in discussione il sistema capitalista nelle sue fondamenta e anche il dumping salariale (con la concorrenza al ribasso tra i lavoratori) viene trattato come se fosse una cosa naturale e non il risultato di controriforme del mercato del lavoro attuate nell’ultimo trentennio.
Giancarlo Staffo
Sahra Wagenknecht non va decontestualizzata e letta nelle sue tesi complessive, si opponeva alla migrazione selettiva che, scegliendo dai paesii poveri di provenienza i soli laureati e diplomati, li impoveriva ulteriormente e li sponeneva più che mai al neocolonialismo
Andrea Vannini
Io penso che in italietta sarebbe una benedizione avere delle compagne come Sarha Wagenknecht.
Gianluigi
Ho letto il libro di Sahra Wagenknecht “Contro la sinistra neoliberale”. Sono molto d’accordo con la prima parte, quella della critica, meno con la seconda, quella della proposta. Però, considerando come siamo messi qui in Italia…
Sicuramente una boccata d’aria fresca!
Leonardo
Grazie delle informazioni ma, se posso fare un rilievo, giudizi piuttosto approssimativi su questa o quella parte del programma lasciano un po’ il tempo che trovano. Credo che sarebbe necessario conoscere ed analizzare il ‘manifesto fondativo’ di questo nuovo soggetto, in attesa di verificare la composizione di classe.
Le narrazioni cosiddette progressiste su ‘immigrazione’ e ‘diritti civili’ mi procurano da tempo pessime sensazioni e, forse, bisognerebbe riflettere un po’ meglio sul fatto che le troviamo sempre ‘sparate’ dalla parte dorata della Società e con ampio supporto mediatico. D’altra parte il percorso di formazione del nuovo soggetto politico descritto da Marchetti mi pare dimostri piena consapevolezza dei pericoli della fluidità del momento e dei pericoli di imbarcare cani e porci: Wagenknecht è personalità politica di alto livello (rarissima avis, ormai)e questa è l’unica importante novità politica emersa in Europa occidentale in questi ultimi tre anni di guerra e pandemia.
A quanto pare la Germania ha ancora qualche spirito vitale …
Renato
spero che anche in Italia si affermi una formazi9ne simile. condivido la critica al politicamente corretto (femminismo, gender, no border) l’odierno oppio dei popoli, che tutta la sinistra, dal PD agli “antagonist”ha fatto proprio.. assolutamente da leggere “contro la sinistra neoliberale”.