L’ingresso nei Brics di Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Iran, che si aggiungono ai membri fondatori, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, rende concreto e raggiungibile “l’obiettivo di creare un nuovo ordine economico pluripolare e multicentrico, che sia garanzia di un equilibrio universale che minimizzi la supremazia delle potenze e permetta di procedere verso modelli di giustizia sociale ed uguaglianza”, sottolinea il decano di economia della Sapienza, Luciano Vasapollo, intervistato da FarodiRoma.
Tuttavia, osserva il docente, “la presente evoluzione mondiale non traccia ancora un ‘nuovo ordine’ quanto piuttosto nuove forme di scontro mondiale tra l’ordine dell’impero (centro) e la volontà di indipendenza (di ‘decolonizzazione’) delle periferie, di quello che usualmente e impropriamente viene chiamato Terzo Mondo”.
“Ciò che si sta verificando è che la volontà di indipendenza nazionale degli Stati periferici – spiega Vasapollo – si rivela con nuovi parametri ideologici (neo-sviluppo nazionale), i quali continuano ad avere come elemento principale la critica del dominio della proprietà privata e, quindi, della volontà imperiale di possedere la proprietà di tutto il capitale redditizio in tutto il mondo e in particolare nella periferia”.
Secondo Vasapollo, “con questo allargamento finalmente il mondo pluripolare diventa una concreta realtà, e questo non solo per il peso in termini di PIL e in termini demografici, ma perchè quest’area assume una ben maggiore forza di impatto dal punto di vista della Tricontinental, parola usata da Che Guevara come indicazione di una precisa direzione: si rafforza la presenza dell’America Latina con l’Argentina, dell’Africa con l’Egitto e del Medio Oriente e del Vicino Oriente con l’Arabia Saudita e gli Emirati, ma anche con la presenza dell’Iran che è importantissima”, spiega il docente “quindi avanza quella nuova concezione di cui abbiamo sempre parlato in termini gramsciani come della nuova visione meridionale, meridionale allargata”.
“Questo – rivendica Vasapollo – significa che avevamo ragione in tempi non sospetti sul fatto che la prospettiva sarebbe stata unipolarismo contro pruripolarismo e quindi la fine del mondo unicentrico dove per unicentrismo si intendono le aree ovviamente imperialiste gli Stati Uniti e l’Unione europea e il mondo multipolare significa appunto creare una condizione di alternativa all’imperialismo anche se con paesi fra loro eterogenei”.
“Auspichiamo – confida il professore – che prima possibile possa entrare anche il Venezuela e caratterizzare di più la presenza dei paesi a transizione e pianificazione socialista. Ma anche gli attuali BRICS hanno un fattore in comune: questa Alleanza non ha carattere militare e non ha carattere ovviamente aggressivo, ma una caratteristica di complementarità anti-imperialista.
Tutto questo fa pensare immediatamente al fatto che si può marciare in maniera veloce per la dedollarizzazione e senza che dall’alto arrivi una moneta di sostituzione del dollaro negli scambi internazionali, perché non servono nuove forme imperiali ma la creazione di un’area di scambio, di un commercio a carattere complementare e solidale”.
Professore, ma il processo in atto di allargamento dei Brics come si inserisce nell’attuale contesto internazionale caratterizzato dalla guerra in Ucraina e dal genocidio a Gaza?
L’allargamento dei BRICS, che c’è stato qualche mese fa, rafforza la visione multipolare, pluricentrica e pluripolare del mondo, contro quella che è la visione unipolare, a guida imperialista, statunitense e dell’Unione Europea, della quale è conseguenza la guerra della NATO contro la Russia, che si combatte in Ucraina. Ma lo è in effetti anche il nuovo attacco a Gaza da parte del governo israeliano, che ha ovviamente una idea ancora fortemente colonizzatrice e imperialista.
In effetti le aspirazioni del gruppo dei paesi dei Brics (oggi Brics plus), sono proprio quelle di imporsi alla dinamica delle regole dell’ordine mondiale, con una visione invece multipolare e multicentrica, in cui anche nelle differenze politiche fra i vari paesi, che sono rilevanti anche sull’approccio economico e sociale differente, però si possa creare quello che è uno svincolo completo dall’impero.
L’allargamento dei Brics può incidere fortemente sui paesi occidentali perché anch’essi, specialmente in quanto importatori, debbono interrogarsi se continuare ad essere una colonia degli Stati Uniti, oppure aprirsi a quelle che sono le relazioni monetarie e commerciali più ampie. E in questo senso una delle delle strategie più importanti è quella della dedollarizzazione, che intende sottrarre il mondo al dominio del dollaro.
Le guerre di oggi in Ucraina e Medio Oriente sono conflitti della NATO, entrambe in difesa dell’unipolarismo, fronte sul quale i governi dei paesi NATO si schierano per difendere quelli che sono gli interessi degli apparati militari industriali e quindi dell’industria bellica che cerca di fare profitto alimentando azioni militari che portano morte e devastazione, e che sono effetti di un keynesismo militare che ha per obiettivo l’accumulazione dei profitti e non certo l’affermazione o la difesa di ideali e diritti.
In merito, la Russia dichiara di considerare molto importante l’allargamento dei Brics e di voler includere paesi come l’Arabia Saudita nel blocco, e che si devono appunto ampliare le attività commerciali che sono sempre più realizzate per esempio in Yuan e con quindi una sostituzione del dollaro con la moneta cinese: questa evoluzione è dovuta a quelle che sono le prese di posizione degli Stati Uniti che impongono alla Russia delle sanzioni, e quindi per cercare di sottrarsi alla dipendenza dal dollaro, la Cina e altri paesi cercano sempre di più modi di pagamento alternativi, anche perché l’interesse è forte: il processo di de dollarizzazione sta marciando.
I paesi Brics ormai commerciano nelle valute nazionali per circa l’85% e questo è un segnale forte di autonomia e conferma il fatto che deve cessare qualsiasi interferenza degli Stati Uniti sulle politiche interne, ad esempio su Taiwan, e che la Russia pone in maniera chiara la sua posizione a conferma del sostegno a “una sola Cina” in questo scontro con la NATO. Xi Jinping, il leader cinese, afferma che la Russia e la Cina devono collaborare strettamente per difendere la sovranità dei loro paesi, la sicurezza e opporsi a ogni interferenza agli affari interni da parte degli Stati Uniti.
Purtroppo incombe su tutto questo la cappa della minaccia militare dell’Occidente.
Professore, sembrano realizzarsi dunque le parole di Gramsci: “Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri”
Di fatto sta emergendo un ordine multipolare e policentrico che è contrastante con il disegno geostrategico del capitale globale. La permanenza delle profonde divergenze, per non parlare del vero e proprio stato di soggezione economica, produttiva e finanziaria dei paesi vittime del colonialismo e dell’imperialismo, sono frequentemente individuate col particolarismo, con la spiegazioni che alludono alle differenze etniche, culturali, naturali, religiose, non molto differenti nella sostanza dal discorso ideologico condannato da Gramsci nella questione meridionale, ma assolutamente scevre di qualsiasi fondamento materiale ed economico.
Le divergenze, pure esistenti nell’analisi dei marxisti sul punto, scontano, nell’essenza, un ritardo nella messa a fuoco della questione della polarizzazione e della lotta anticoloniale come momento della generale teoria del modello di produzione capitalistico.
I Brics, e in particolare la Cina, hanno messo bene in evidenza che hanno dei loro progetti: la Cina punta forte sulla nuova Via della Seta ed è veramente incomprensibile, dal punto di vista anche della sovranità e della determinazione del processo nazionale di rafforzamento dell’economia nazionale, il fatto che il governo italiano ci stia portando fuori dal progetto della nuova Via della Seta, ovviamente, questo è avvenuto per spinta degli Stati Uniti, ed è questo che dimostra che siamo una colonia.
Di fatto abbiamo assecondato una spinta da parte degli Stati Uniti che volevano cercare di fermare il rapporto fra l’Italia e la Cina sulla nuova Via della Seta, quindi è una decisione che fa male sicuramente all’Italia non alla Cina. Ed è una decisione invece che fa bene agli Stati Uniti, per mantenere il dominio anche commerciale sull’Italia.
Con le sanzioni, come Italia e in generale come Europa, già ci hanno isolato dalla Russia, maggior fornitore di gas e grande mercato per i nostri prodotti manifatturieri…
Sia la Russia che la Cina hanno aumentato i loro rapporti strategici. E sono importanti a livello mondiale le risorse esterne all’area del dollaro: il settore energetico, le materie prime, in particolare le “terre rare”, il settore alimentare, con la fornitura di grano, sono potenzialmente punti di forza dei Brics e dei Brics allargati. I paesi aderenti al nuovo cartello hanno sviluppato anche una significativa collaborazione scientifica, anche con un progetto di società spaziale che potrà coinvolgere pure alcuni Stati africani.
Il programma Sfera prevede di lanciare satelliti per la comunicazione e il rilevamento. Anche questo è un modo di opporsi al dominio della comunicazione, cioè a una narrazione a senso unico degli eventi basata sulla comunicazione voluta dall’impero. Si tratta di un programma di costellazioni satellitari per tutti i servizi di telecomunicazione con strumentazione russa e anche 5 satelliti per il telerilevamento.
Un processo già avviato grazie ai satelliti che sono stati inviati nei mesi scorsi, già a partire da ottobre. La Cina si è resa disponibile a coniugare i propri sforzi a quelli della Russia imponendo proprio un discorso generale sulla nuova piattaforma delle relazioni internazionali.
I Brics rappresentano in effetti una novità rispetto all’approccio tradizionale della Cina?
E’ nata una cooperazione che i cinesi chiamano “comunità dal destino condiviso per l’umanità”. Loro hanno queste frasi bellissime e sono, diciamo così, in una linea di progettazione per per concepire un futuro di uguaglianza di diritti e di diritti sociali, cioè quindi una nuova umanità, con una visione globale degli interessi.
Analogamente il Sudafrica ha incitato a un cambiamento dei Brics in senso propositivo. Il paese ha avuto dei grandi benefici da questo punto di vista perché le priorità del Sudafrica sono quelle di rafforzare il partenariato e hanno ribadito che vogliono assolutamente allargare la cooperazione all’Unione Africana nei prossimi decenni, ed è quindi un progetto di medio-lungo periodo e con l’operatività di una zona di libero scambio continentale in Africa.
Si tratta dunque di crescere attraverso i concetti di cooperazione e di cooperazione economica, monetaria e finanziaria fra i Brics, ii Brics plus e 20 paesi dell’Africa che erano interessati a mobilitarsi per una buona causa. Un ragionamento che è estremamente importante perchè prevede degli investimenti anche a livello internazionale fatti dal Sudafrica.
In effetti il Sudafrica è fedele all’insegnamento dell’uomo che l’ha liberato dalle catene dell’apartheid, Nelson Mandela.
Questo paese con la sua storia travagliata rappresenta un punto di riferimento forte. Per esempio tra gli obiettivi raggiunti dal Sud Africa ci sono la capacità di affrontare le sfide della disoccupazione, della povertà, della disuguaglianza.
Dobbiamo guardare all’aumento del commercio tra Stati, in particolare tra gli altri paesi dei Brics. In particolare è importante l’aumento degli investimenti nel turismo, nello sviluppo e nel trasferimento di tecnologia, quindi è estremamente importante la presa di posizione continua da parte dell’Iran, che sollecita fortemente l’intervento dei Brics anche per fermare i crimini di guerra, per fermare il genocidio di Israele a Gaza.
L’Iran, però, viene continuamente criminalizzato e minacciato…
C’è infatti un ruolo politico forte da parte degli uomini dell’Iran, che mette al centro la ridefinizione di un nuovo ordine mondiale più equilibrate, più equo. Un futuro di pace passa necessariamente dalla risoluzione giusta del conflitto medio orientale intorno a questa tremenda guerra, una guerra genocida da parte di Israele e degli Stati Uniti contro i palestinesi.
Diciamo che si formano dei blocchi che si fronteggiano a livello anche militare oltre che politico
I blocchi sono quelli che sono oggi in campo: da una parte paesi come la Russia, la Cina, eccetera, che sostengono le ragioni dei palestinesi, quindi il pluripopolarismo che si muove verso un mondo libero dall’impero, dall’altra parte l’unipolarismo occidentale che sostiene invece Israele e il suo violento sionismo.
La sensazione è che questa guerra contro i palestinesi alla quale il nostro paese non riece minimamente a opporsi ci dimostra sempre di più anche che l’Italia ha paura degli Stati Uniti e dei suoi alleati e che Washington non rappresenta più il punto di vista del cosiddetto mondo libero ma si oppone e a quella che è che la nuova visione del mondo, che è appunto quella dei Brics che vogliono sempre più svincolarsi dalle costrizioni nordamericane ed essere più forti per lanciare anche un nuovo progetto di rivoluzione industriale che non sia basato sul rafforzamento della produzione delle armi e quindi sull’apparato industriale militare ma su altri settori, come la comunicazione e i settori per esempio della intelligenza artificiale: la Cina da questo punto di vista scommette fortemente sulla tecnologia.
Ma l’intelligenza artificiale può essere al servizio di un mondo più giusto?
Nella nuova rivoluzione industriale e della comunicazione, le nuove tecnologie, compresa l’IA, devono giocare una partita fondamentale rafforzando il dialogo tra i governi, le industrie e il mondo accademico, che si muova sulla produzione di software e l’uso di nuovi materiali come per esempio il coltan.
Ben venga la realizzazione di progetti di cooperazione e formazione, di crescita di nuove risorse tecnologiche ma anche umane, cioè un nuovo assetto delle risorse umane che possano portare avanti una rivoluzione industriale sostenibile, per cui questo nuovo progetto deve portare ovviamente ad alternative concrete che riguardino non solo gli aspetti economici e finanziari ma anche gli aspetti politici e della sicurezza.
Servono accordi culturali, accademici ed economici per favorire le relazioni umanitarie di partenariato e di solidarietà. Vediamo che nonostante le sanzioni i russi continuano i loro piani di lavoro per il 2024 con una grande delusione da parte di USA e UE.
E assistiamo a quella che viene chiamata dai russi, dalla Cina, dall’Iran, la nuova cooperazione multipolare che vede un ruolo fondamentale a livello politico anche di paesi come Cuba, Bolivia e Venezuela. Inoltre si prevede di sviluppare modalità appunto per il rafforzamento del coordinamento delle politiche estere e della lotta contro il terrorismo, per la sicurezza e l’informazione, quindi contro la comunicazione deviante.
Una difficoltà che rallenta il cammino di questa cooperazione è il boicottaggio degli accordi commerciali attraverso il blocco dei pagamenti interbancari?
I Brics pongono grande attenzione alle strategie di partenariato che rappresentano un piano d’azione e di cooperazione fortemente innovativa. E si sta lavorando molto per avere un circuito comune, a partire dalla Banca per lo sviluppo guidata dall’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff che intende raccogliere fondi da un’ampia serie di mercati mondiali, in diverse valute, compresi yuan, dollaro e euro. Allo scopo di finanziare i progetti con valute locali, privilegiando i mercati domestici e riducendo l’esposizione alle oscillazioni dei mercati valutari.
Tutto questo potenzierà il ruolo dei paesi Brics e Brics plus anche nel sistema finanziario, a partire dalla disponibilità a qualsiasi forma di cooperazione pratica, che rafforzi però l’apposita posizione di un’associazione nuova a livello internazionale che si opponga all’unipolarismo.
E da questo punto di vista, ovviamente, contribuirà alla pace, perché veramente questa del dominio imperiale è la dinamica ad esempio della guerra di Gaza. Una situazione drammatica che accelera però, dal punto di vista di chi osserva dall’esterno, la cooperazione tra i paesi del Sud globale che resistono al conflitto voluto dall’Occidente.
Ad una reale indipendenza aspirano certamente i paesi dell’Asia
Per immaginare un’Asia libera dagli Stati Uniti, accanto alla leadership della Cina dobbiamo riconoscere anche un ruolo centrale dell’Iran in particolare nella battaglia contro il colonialismo e l’imperialismo.
Quelli di Israele in questo momento drammatico e quelli analoghi della NATO contro la Russia. Perchè il regime sionista di Israele commette genocidio e viola tutte le regole e norme, e quindi, dicono i Brics, bisogna normalizzare i rapporti tra i paesi dell’area e rafforzare i rapporti della Palestina.
Dunque rompere, boicottare, i legami con il regime israeliano e per far questo gioca un ruolo prioritario l’Iran con anche accordi di carattere commerciale che stanno sempre di più rafforzando l’unione economica eurasiatica che firma accordi di libero scambio su vasta scala con l’Iran stesso e si sostituisce agli affari e accordi precedenti, che erano stati stipulati, contrariamente a tutte le norme e il buon senso, ad esclusivo vantaggio degli USA.
Oggi invece un asse con la Russia diventa sempre più importante per l’Iran e la crescita dei Brics.
Cresce la Russia attraverso i Brics, ma emerge anche un nuovo circuito di legami cui può guardare tutto il blocco dell’euroasia: da questo punto di vista la cooperazione anche logistica si sviluppa attivamente e gli accordi tra Teheran e Mosca continuano a crescere, e l’Iran potrebbe diventare un’hub di passaggio per l’esportazione ad esempio del grano e dell’olio di girasole e questo è un qualcosa che aggira le sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro la Russia e così mette insieme un quadro unico di accordi che creano una base economica e logistica di risorse che permetterà così anche alla Cina, all’Eurasia e all’intero Sud del mondo e all’Africa di non sentirsi assolutamente sottomessa alle logiche nord-centriche dell’Occidente globale.
Accordi che moltiplicandosi portano l’Iran tra le prime 20 economie mondiali. Ma i principali punti di forza dell’Iran sono il grado altissimo di scolarizzazione, le riserve di idrocarburi, il basso costo dell’energia, un PIL sempre più elevato e il 12% delle riserve mondiali di petrolio: il terzo posto su scala mondiale appunto per riserve petrolifere, mentre l’Iran è al secondo e il Venezuela è al primo.
Primi al mondo per quanto riguarda le riserve le riserve di gas e questo fa vedere immediatamente l’espansione dei Brics e crea un super gruppo una super forza di produttori e consumatori di petrolio; e l’espansione dei primis include importanti produttori di petrolio dell’Opec e quindi un controllo dell’energia.
Se l’Arabia Saudita confermerà la sua volontà di presenza all’interno dei Brics il gruppo controllerà metà della produzione globale di petrolio i Brics si preparano quindi a questa nuova dimensione a questi nuovi allargamenti che dovranno avvenire tra settembre ottobre del 2025
Come è noto il neo fascista Milei appena eletto presidente argentino ha ufficialmente notificato ai Brics che il suo paese non si unisce e starà fuori da quello che è il gruppo dei paesi in realtà più emergenti, questo modifica le sue previsioni sul’avvento dei Brics in America Latina?
Rinunciando ai Brics l’Argentina si chiude in una politica di dominio e di accettazione del colonialismo e della dollarizzazione da parte degli Stati Uniti. Invece, in America Latina, risponde da questo punto di vista fortemente Cuba con una politica di apertura al pluralismo e cioè a un sistema democratico maturo.
I paesi dell’Alba, l’Alleanza Bolivariana fondata da Castro e Chavez, sono tutti in transizione verso la piena adesione ai Brics plus ed è questo un’ulteriore passo in avanti nella ridefinizione di tutti gli assetti geopolitici e geoeconomici internazionali, anche come alternativa dei servizi Internet statunitensi, cioè si cerca di sottrarsi al controllo da parte degli Stati Uniti sulle comunicazioni. E da questo punto di vista si sta pensando a un’infrastruttura Internet nei paesi dei Brics che porti ad un unico spazio cibernetico.
* da IlFarodiRoma
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Ma l’Argentina non era uscita per volontà di Milei?
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Ha annunciato che intende uscire