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I servizi segreti francesi dietro l’omicidio del leader dell’opposizione in Ciad

Si complica ulteriormente la situazione nell’ultimo paese rimasto fedele alla Francia nel Sahel, tanto che Parigi sembra essere tornata ai bei tempi delle “guerre sporche” in Africa.

Mentre l’inviato speciale di Macron per l’Africa ha espresso “ammirazione” per il generale Mahamt Deby, attuale presidente del Ciad, secondo quanto pubblicato dal sito d’informazione “TchadOne”, i servizi segreti francesi sarebbero implicati nell’assassinio del leader dell’opposizione del Ciad, Yaya Dillo, avvenuta lo scorso 28 febbraio nel quadro delle tensioni politiche e poi degli scontri nella capitale N’Djamena. “TchadOne” cita “due fonti di sicurezza di alto livello”. Stando a queste ultime, l’operazione sarebbe stata pianificata con mesi di anticipo, nel novembre del 2023.

TchadOne” parla di una preparazione “lunga e minuziosa”, alla quale avrebbero partecipato dirigenti dell’Agenzia nazionale di sicurezza (Ans) del Ciad, generali in servizio e in congedo, uomini della Direzione generale per la sicurezza esterna (Dgse) francese a Parigi e a N’Djamena, e promette nuovi dettagli in un articolo in pubblicazione nella giornata di domani.

Nell’ultima settimana di febbraio “l’ultimo bastione” della Francafrique nel Sahel è stato teatro di scontri che hanno provocato decine di morti e feriti, con l’uccisione del leader del Partito socialista senza frontiere (Psf) Yaya Dillo e l’arresto dell’oppositore Saleh Deby Itno, zio dell’attuale leader Mahamat Deby, il presidente del Ciad sostenuto e con profondi legami con la Francia.

Nella notte tra il 27 e il 28 febbraio, i sostenitori del Psf – guidati da Dillo – hanno assaltato la sede del Agenzia per la sicurezza nazionale, provocando “diversi morti”, secondo quanto denunciato dal ministro delle Comunicazioni in un comunicato.

Nella serata di martedì 27 febbraio, la giunta militare del presidente Deby aveva accusato Dillo e i suoi seguaci di essere i mandanti di un presunto tentativo di assassinio del presidente della Corte suprema, Samir Adam Annour, accuse che il leader di opposizione ha negato, descrivendo l’attacco come “organizzato”.

Un’operazione di repressione condotta dalle forze di sicurezza ciadiane contro la sede del Partito socialista senza frontiere (Psf) ha di conseguenza provocato la morte del suo leader, Yaya Dillo.

Per quasi un’ora i soldati hanno forzato con le armi l’ingresso dell’edificio, situato nel quartiere di Klemat, provocando numerose esplosioni. Il giorno dopo la giunta al potere ha dato ordine di demolire la sede del Partito socialista senza frontiere (Psf).

L’uccisione di Dillo e l’arresto di Saleh Deby Itno hanno tuttavia sollevato dubbi e polemiche in seno alla comunità internazionale. Domenica scorsa il governo del Ciad ha preso atto della richiesta di un’indagine indipendente richiesta da Human Rights Watch (Hrw) sulle violenze che hanno interessato il Ciad gli scorsi 27 e 28 febbraio, sottolineando la disponibilità a collaborare pienamente con qualsiasi indagine indipendente volta a stabilire la verità.

Le Monde riferisce che l‘esercito francese intende rimanere in Ciad. Attualmente ci sono circa 1.000 soldati francesi nel paese, l’unico rimasto fedele alla Francia dopo la ritirata imposta dalle nuove giunte di governo in Mali, Niger, Burkina Faso.

La decisione francese è stata ribadita giovedì scorso a N’Djamena dall’inviato di Emmanuel Macron per l’Africa, Jean-Marie Bockel, esprimendo inoltre l’ammirazione” della Francia al presidente e capo della giunta al potere da tre anni, il generale Idriss Deby Itno per il suo processo di transizione.

“Non è solo una questione di numeri, dobbiamo rimanere e ovviamente rimarremo”, ha detto Jean-Marie Bockel, “inviato personale” del presidente francese, alla stampa ciadiana incaricata di discutere le nuove forme di presenza militare francese sul continente africano.

In Ciad, una volta eliminato fisicamente il principale leader del’opposizione, si va verso elezioni farsa. Il primo ministro della giunta militare in Ciad, Succès Masra, ha infatti annunciato ieri la sua candidatura per le elezioni presidenziali del 6 maggio, otto giorni dopo quella del presidente di transizione, il generale Mahamat Idriss Déby Itno.

Masra, è un ex leader dell’opposizione, che firmato un accordo di riconciliazione con Mahamat Déby per poi essere nominato primo ministro il 1° gennaio scorso. L’opposizione denuncia una “candidatura pretestuosa” volta a dare una parvenza di pluralità in elezioni che si ritiene vinte già in anticipo da Mahamat Déby, il fantoccio del governo francese.

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