Per Paolo Forlani e Luca Pollastri, gli unici due tra i quattro poliziotti finiti in carcere perché ritenuti colpevoli dell’omicidio, il 25 settembre del 2005 a Ferrara, del diciottenne Federico Aldrovandi durante un controllo di polizia, il fine pena scatterà domani e dopodomani.
Dopo un lungo e tortuoso processo, e vari tentativi di depistaggio delle indagini da parte anche di loro colleghi, furono condannati a 3 anni e 6 mesi per eccesso colposo nell’omicidio colposo del ragazzo. I due agenti stavano scontando, loro in carcere mentre gli altri due colleghi Monica Segatto ed Enzo Pontani ai domiciliari, i sei mesi di pena residua dopo l’applicazione dello scontro di pena e dell’indulto di tre anni. Dunque dopo le pratiche di rito, con le notifiche dell’ordine di scarcerazione, per il fine pena, usciranno dal carcere dell’ Arginone Luca Pollastri (domani) e Paolo Forlani (martedì). Monica Segatto è da tempo agli arresti domiciliari (anche per lei comunque scatterà il fine pena in questi giorni) mentre per Pontani, la cui condanna esecutiva e la conseguente carcerazione scattò quasi un mese dopo gli altri per un cavillo tecnico, la libertà arriverà comunque a fine agosto. Inizialmente tutti e quattro gli agenti erano stati mandati in carcere per decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna che ha respinto la richiesta dei loro difensori di concedergli misure alternative. Più tardi però, per due di loro, ci hanno pensato i Tribunali di Sorveglianza di Padova e Milano a concedere i domiciliari in applicazione delle norme del cosiddetto ”svuota-carceri”
Con il fine pena si esaurisce la fase penale (processi, condanne e pene) del caso Aldrovandi, mentre restano ancora da applicare le sanzioni amministrative decise dal ministero degli Interni con il provvedimento disciplinare a carico dei quattro agenti, che prevedeva la sospensione di sei mesi dal servizio. Per i quattro agenti è ancora pendente il giudizio davanti alla Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna, poiché la procura regionale della magistratura contabile contesta ai quattro poliziotti un’ipotesi di danno patrimoniale per il risarcimento che il ministero dell’Interno ha pagato ai familiari del giovane ferrarese: una cifra che si avvicina ai due milioni di euro motivata dai danni materiali e di immagine che vi sarebbero stati per la polizia e l’istituzione.
Non si è fatta attendere l’entusiastica reazione al fine pena da parte del sindacato di estrema destra della polizia, il Coisp, che ha sempre sostenuto i quattro agenti condannati per la morte del giovane Aldrovandi. ”Domani sarà un giorno speciale. Non solo perché finalmente torneranno completamente liberi i colleghi travolti dalla drammatica vicenda di Federico Aldrovandi, ma anche perché registreremo il primo caso in Italia di condannati per mera colpa che scontano fino all’ultimo secondo della loro pena non in libertà. Finalmente la storia ha trovato qualcuno a cui far sentire tutta la severità della legge che diventa spietatezza… quando si deve rispondere all’onda emotiva che si leva dalla piazza ed alla voglia di vendetta di qualcuno che evidentemente conta più degli altri”. Questo è stato ciò che è riuscire a scrivere Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, in questi giorni.
”Rimane e rimarra’ sempre, come monito per tutti gli altri appartenenti alle Forze dell’Ordine, il trattamento da criminali incalliti riservato ai colleghi”, aggiunge Maccari, ”gli unici entrati in carcere in Italia per scontare una condanna subita per una contestazione colposa negli ultimi 40 anni”. Maccari stigmatizza il trattamento subito dagli agenti ”a fronte di indegne concessioni di agevolazioni e trattamenti benevoli quando non di favore a criminali veri” mettendo l’accento sulle ”storture di un sistema che sembra governato dai media invece che dalle leggi, un sistema in cui il boss dei boss Provenzano può lasciare il carcere duro (anche se le sue condizioni non cambieranno di fatto perché resterà semplicemente affidato alle cure mediche come già é) perché non ce ne sarebbero più i presupposti, ma quattro Poliziotti possono essere tenuti in carcere anche se non ce ne sono i presupposti”.
Insomma per Maccari e il Coisp la tragedia non è che un ragazzo di diciotto anni sia stato ammazzato di botte senza che ve ne fosse motivo, ma che gli assassini siano stati condannati a scontare nientemeno che sei mesi – sei mesi! – di carcere. E neanche tutti e quattro, ma due soltanto. Davvero un bel modo di concepire la giustizia…
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