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Dilaga la protesta antisionista nelle università Usa

E’ decisamente questa l’America che ci piace (oltre al cinema, il blues e il jazz).

Sta dilagando in modo prorompente la protesta degli studenti statunitensi contro il genocidio in Palestina ed il criminale sostegno che fornisce l’amministrazione Biden, a Netanyahu e ai suoi suprematisti razzisti (basta ascoltare il discorso di Smotrich e BenGvir, qui in video, per averne una prova clamorosa).

La repressione della polizia, fin qui stolidamente feroce (centinaia di arresti senza che fosse avvenuto neanche il minimo “incidente”), ha avuto – come spesso avviene nella Storia – un effetto decisamente opposto a quello voluto.

Invece di spaventarsi e rinunciare, la folla dei manifestanti e il numero degli atenei interessati cresce di giorno in giorno.

E persino l’agenzia di stampa italiana Agi – di proprietà dell’Eni, ossia pubblica, quella che l’imprenditore di destra nonché senatore Angelucci vorrebbe comprare per consolidare il proprio mini-impero mediatico – è obbligata a denti stretti a registrare l’esplosione.

Nota a margine. Quando qualcuno dell’amministrazione Usa arriva ad ipotizzare l’intervento della Guardia Nazionale (truppe militari, non normale polizia, già criminale di suo), significa che il livello del panico nella “classe politica” è ormai oltre il livello di guardia.

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Il leader della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, il repubblicano Mike Johnson, è stato criticato durante una tesa visita alla Columbia University, mentre nei campus statunitensi dilagano le proteste contro la guerra a Gaza.

Ieri, la polizia ha fatto irruzione tra gli studenti che manifestavano in un’università del Texas, arrestando 34 persone, tra cui un fotografo di una testata locale, sullo sfondo dell’aumento di sit-in e accampamenti studenteschi nei college come parte di una crescente ondata di manifestazioni pro-Palestina.

Johnson ha denunciato che i funzionari della Columbia hanno perso il controllo della situazione e ha invitato la rettrice dell’università, Nemat Shafik, a dimettersi.

Mentre i responsabili degli atenei sono impegnati a disinnescare i disordini nei campus da una costa all’altra del Paese, alcuni si sono rapidamente rivolti alle forze dell’ordine, come l’Università del Texas ad Austin.

Qui, centinaia di poliziotti, tra cui alcuni a cavallo e con manganelli, si sono scagliati ieri contro i manifestanti per allontanarli dal prato principale del campus, facendoli a un certo punto cadere a terra.

Gli agenti si sono fatti strada tra la folla per effettuare gli arresti: 34 in totale, secondo i dati del dipartimento di Pubblica Sicurezza dello stato americano.

La polizia se n’è andata dopo ore di sforzi per riportare sotto controllo la folla; circa 300 manifestanti sono poi tornati a sedersi sull’erba e a cantare sotto l’iconica torre dell’orologio dell’ateneo.

Gli studenti che protestano contro la guerra a Gaza chiedono alle università di tagliare i legami finanziari con Israele e di disinvestire dalle aziende che sostengono il conflitto in corso da oltre sei mesi. Alcuni studenti ebrei affermano che le manifestazioni si sono trasformate in un’ondata di antisemitismo.

Anche alla Columbia, ieri, sono intervenute le forze dell’ordine, in un’iniziativa che ha portato i manifestanti a chiedere le dimissioni della rettrice Shafik, la quale ieri ha incontrato il presidente della Camera.

Johnson ha poi tenuto una conferenza stampa nel campus, insieme ad altri deputati repubblicani: ha respinto la versione per cui le proteste rientrano nella liberta’ di parola e quindi vadano tutelate e ha denunciato che i responsabili della Columbia non sono riusciti a proteggere gli studenti ebrei tra le preoccupazioni sull’antisemitismo all’interno e nei dintorni del campus.

“Questo è pericoloso”, ha detto Johnson. “Rispettiamo la libertà di parola, rispettiamo la diversità di idee, ma c’è un modo per farlo in modo legale e non è quello che è”.

“Il mio messaggio agli studenti all’interno dell’accampamento è di tornare in classe e porre fine a queste sciocchezze”, ha aggiunto. “Non possiamo starti a sentire”, hanno urlato i ragazzi contestando lo speaker della Camera. J

ohnson ha anche ipotizzato la possibilità di chiamare le truppe della Guardia Nazionale, cosa che la governatrice democratica di New York Kathy Hochul, ha detto di non avere intenzione di fare. (Agenzia Agi)

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1 Commento


  • matteo

    Da segnalare inoltre che Youtube ha iniziato a disattivare i commenti su parecchi canali che parlano proprio di temi politici, a cominciare dal genocidio in corso a Gaza.

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