Israele pone la legittimità della creazione del proprio Stato nel solco dello scontro della Seconda Guerra Mondiale, pertanto non si può formalmente posizionare al di fuori dal sistema di valori che ne scaturì.
Tuttavia le cronache mediorientali portano inequivocabilmente in quella direzione. Se però Israele andasse ostentatamente fuori da quel solco, potrebbe veder messa in discussione la legittimità della propria esistenza.
Per cercare di far sembrare d’essere rimasta in quel solco, Israele ha avviato una campagna revisionista sulla Seconda Guerra Mondiale con cui si vuole mostrare come fedele a un sistema di valori che ha completamente tradito.
Uno degli strumenti di questa campagna è la Brigata ebraica (sulla cui storia piena di ombre, che si pone in antitesi con l’esperienza della Resistenza, si può trovare un approfondimento su Contropiano), sotto le cui insegne molti sionisti si presentano negli eventi antifascisti.
Ovviamente ciò è puramente strumentale, a favore di Israele, e fa danno tanto alla causa palestinese quanto alla memoria storica italiana.
A Roma la Brigata ebraica – o meglio quelli che la ricordano – da alcuni anni non partecipa alle celebrazioni ufficiali del 25 aprile a Porta San Paolo. Ora si limita a presentarsi sulla stessa piazza la mattina presto, prima che inizi la manifestazione. Lì svolge una rapida commemorazione alla lapide delle truppe Alleate, per poi andarsene prima che arrivino i manifestanti.
Questa iniziativa potrebbe pure essere legittima, ma nel caso in cui non si intorpidisca la narrazione con ricostruzioni revisioniste. Quella lapide celebra si schieramento in cui militò la Brigata ebraica, ma fa riferimento ad uno specifico evento, la liberazione di Roma.
In più, sulla lapide sono elencate le battaglie che si sono combattute per arrivare nella capitale il 4 giugno del 1944. All’epoca, la Brigata ebraica ancora non era stata fondata, quindi non ha partecipato a nessuna delle battaglie lì citate.
Ogni tentativo d’intestarsi quelle vittorie, va fermamente respinto, in nome dell’antifascismo, della giustizia e della verità storica. Questo è quello che si farà il 25 aprile a Porta San Paolo alle ore 8 di mattina.
La speranza è che la “Brigata ebraica” a Porta San Paolo abbia il buon gusto di presentarsi senza i banderisti ucraini, i seguaci dei fantocci di Hitler responsabili dell’Olocausto degli ebrei, che già si sono visti in piazza al fianco della comunità ebraica.
Un folle e raccapricciante cortocircuito logico.
Il 25 aprile a Roma ci sarà comunque una presenza ucraina a fianco dei sionisti e sarà alle ore 10 a via Tasso, all’interno di una iniziativa promossa dai Radicali.
La presenza dei nazisti ucraini nelle celebrazioni del 25 aprile non è qualcosa d’inedito, si era vista già in diverse città, tra cui Milano. Lì nella manifestazione che celebra la Resistenza, due anni fa gli ucraini si erano presentati con il simbolo del Battaglione Azov, che richiama quello della Divisione SS “Das Reich”.
Si tratta della Divisione che invase l’Ucraina (cioè l’Unione Sovietica) durante la Seconda Guerra Mondiale, evento che nella perversa prospettiva dei banderisti, fu la loro “liberazione”.
Nel corteo del 25 aprile di Milano la Brigata ebraica negli anni passati aveva un posto d’onore riservatogli da Cenati, l’ex presidente ANPI (recentemente dimessosi in polemica sulla gestione della crisi mediorientale), oggi le cose potrebbero andare diversamente.
Sia i sionisti che gli ucraini hanno dichiarato di non riconoscersi nello striscione di testa che recita “Cessate il fuoco ovunque”. Tuttavia, parteciperanno al corteo e lo faranno in uno spezzone congiunto che sarà aperto da uno striscione che storpia il pensiero di Calamandrei e offende la memoria di tutti i partigiani attraverso lo slogan “Ora e sempre la democrazia si difende”. Infatti, l’Ucraina è tutto fuorché una democrazia.
Alla luce di quanto succede in Palestina, le forze sioniste si pongono in antitesi a quelli che sono i valori della Resistenza, cercano però di rimanervi formalmente ancorati attraverso un uso strumentale e revisionista della Brigata ebraica.
Se si trascurano i valori e si punta tutto sulla tattica, si degenera facilmente. Agli ebrei che saranno al fianco dei banderisti, va ricordato che proprio gli uomini di Bandera sterminavano gli ebrei.
A tutti gli antifascisti va ricordato che gli ucraini seguaci di Bandera combatterono in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale e lo fecero naturalmente nelle fila delle SS; hanno persino un loro monumento, nel cimitero germanico della Futa (va ovviamente ricordato che non si tratta di una questione etnica, in quanto ci furono anche ucraini che, scappati dai campi di prigionia, si unirono alla Resistenza italiana, eroi a cui va tutta la nostra riconoscenza).
Inoltre, le SS spesso affidavano proprio ai banderisti la gestione dei lager, in quanto per ferocia non avevano eguali.
Assistiamo oggi ad una convergenza perversa tra sionisti e banderisti, qualcosa che lascia davvero disgustati e perplessi, ma che non va liquidato come semplice revisionismo fine a se stesso. Il fronte atlantista e sionista è in grande difficoltà, è tramortito da i colpi che gli sta assestando la Storia. Questa è solo la reazione scomposta di una bestia ferita.
Soprattutto il 25 aprile in Italia c’è un ricompattamento delle istanze antifasciste, antisioniste e in generale progressiste. Un momento di grande visibilità in cui va in crisi il già traballante sistema di gestione del consenso da parte del Potere.
Capendo di non poter fronteggiare questa crisi – in quanto le contraddizioni sono tante e tali da renderlo quasi impossibile – il modo più agevole per tentare di reggere l’urto degli eventi è di far “saltare il tavolo” rompendo gli schemi: così si arriva alla convergenza tra sionisti e banderisti.
Tuttavia quegli schemi non sono una convenzione astratta, ma la rappresentazione della nostra storia, della nostra memoria, della nostra società. Chi forza quegli schemi, si mette contro tutto ciò, e va trattato di conseguenza.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
Maurizio
Viva il 25 Aprile Viva la Libera Repubblica di Palestina Viva la Grande Madre Russia
Redazione Contropiano
l’Unione Sovietica, forse…
Sergio Binazzi
come si è ridotto il 25 aprile!!!! d’altronde quelli che dovrebbero essere antifascisti sono alleati con sionisti e nazisti ucraini, quindi cosa ci vanno a fare in piazza? mancano all’appello solo i discendenti dell’esercito papalino e poi ci sono tutti. scusate l’ironia, ma che schifo di gente!!!
Pasquale
La linea di demarcazione deve essere sempre netta e ben visibile. L’antifascismo non è uno slogan, non basta dirsi antifascisti, se si è lo si è dentro e lo si vede con i comportamenti. E’ un modo di vivere, una scelta di vita fin nell’anima.
Ennio
E se Togliatti fosse morto? Chissà? Gloria eterna a chi ci ha donato, in cambio della vita, la libertà! Mai dimenticare!