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I Verdi tedeschi, paladini della guerra e del suprematismo occidentale

Arnaud Bertrand è un imprenditore francese che, insieme alla cinese Junjun Chen, ha fondato il portale HouseTrip nel 2010. Venduto poi a TripAdvisor, Bertrand ha aperto un altro sito, Me & Qi, dedicato all’esplorazione e alla vendita di prodotti della medicina tradizionale cinese.

Accanto a queste attività, egli dedica il suo tempo a commentare online o in incontri a cui è chiamato l’attuale situazione economica e geopolitica. Come è immaginabile, uno dei suoi punti forti è la Cina e la volontà di far capire la realtà cinese oltre gli schemi preconfezionati propagandati in Occidente.

Su X, in un lungo commento a un post dell’economista delle disuguaglianze Branko Milanovic, articola una profonda riflessione sui caratteri dei Verdi tedeschi, a partire da un articolo di uno dei loro fondatori. La sua analisi gira intorno al fatto che “o si vuole dare priorità al clima o alla supremazia [sul resto del mondo] e i Verdi danno sistematicamente priorità alla seconda rispetto alla prima”.

La difesa dell’ambiente è solo un esercizio retorico o, meglio ancora, una traiettoria di investimento per un partito che non rompe con le compatibilità col sistema capitalistico. Anzi, che si pone in prima fila nel promuovere l’imperialismo europeo assumendo ruoli di governo in Germania, ovvero il cuore del sistema produttivo del continente.

Nell’analisi di Bertrand tutto ciò emerge molto chiaramente.

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Chiunque sia interessato ai Verdi tedeschi e alla loro trasformazione in uno dei partiti più estremisti, favorevoli alla guerra e al suprematismo occidentale in Europa, dovrebbe leggere questo articolo di Jürgen Kurz, uno dei fondatori storici del partito: https://gruenealternative.de/gruene-chinapolitik-neu-ausrichten/

Kurz vive in Cina da ormai 20 anni ed è sposato con una donna dello Xinjiang (!). L’articolo è una critica all’approccio dei Verdi alla Cina, ma da esso è possibile estrapolare e spiegare l’ideologia generale del partito.

Innanzitutto, come spiega Kurz, i vertici del partito sono incredibilmente inesperti e incompetenti. Come spiega nel pezzo, Annalena Baerbock, il ministro degli Esteri dei Verdi, si è recata in Cina per la prima volta nella sua vita (!) nel 2023, a due anni dall’inizio del suo mandato.

Come si fa a diventare Ministro degli Esteri se non si è mai andati in Cina, probabilmente la relazione più importante che ha la Germania? Dato questo fatto, essa non ha alcuna conoscenza del paese, o più precisamente, come scrive Kurz, la sua conoscenza è “basata sui resoconti di una manciata di giornalisti che hanno cercato storie che corrispondono ai pregiudizi occidentali sulla lontana Cina. Il problema è che l’immagine che noi occidentali abbiamo della Cina rasenta la negazione della realtà!

In secondo luogo, sono suprematisti fino al midollo. Kurz descrive magnificamente l’ipocrisia di quella che è la “politica estera femminista” così come è intesa da Baerbock:

La politica estera femminista non si deve basare su affermazioni di potere (‘la Germania deve assumersi una responsabilità di leadership a livello internazionale’), ma sull’aiuto dove è appropriato e necessario. Si tratta di dare un contributo positivo per riunire la comunità globale e affrontare e risolvere collettivamente i problemi del pianeta.

Questi problemi sono principalmente: i drammatici cambiamenti del clima globale e la protezione di tutti gli habitat, la giustizia distributiva globale, la lotta alle cause di migrazione e la garanzia di una coesistenza pacifica tra tutti i popoli e le loro culture.

La ‘politica estera femminista’ non si basa su forti fantasie di potere per imporre un comportamento presumibilmente corretto e per dare lezioni agli altri paesi come una governante. Cerca i punti in comune e cerca di aiutare dove è necessario.

Non si tratta di imporre la propria ideologia, ma di migliorare le condizioni di vita delle persone, soprattutto delle donne e dei bambini. Il nostro partito ha plasmato in modo significativo l’agenda politica degli ultimi 43 anni verso lo sviluppo sostenibile in Europa. I cinesi hanno osservato e imparato molto da questo e lo hanno applicato. È stato un bene.

Invece di criticare la Cina per questo, dovremmo guardare alla cosa positivamente. Chi, se non i cinesi stessi, dovrebbe attuare la transizione verso un’economia solare in Cina? Condannare la Cina per l’utilizzo delle tecnologie da noi sviluppate è ipocrita […]

Oggi la Cina è il principale protagonista mondiale delle nuove energie, lotta su tutti i fronti per la trasformazione dell’economia energetica e per la salvaguardia dell’ambiente ed è persino uno dei pochi paesi ad aver inserito la salvaguardia dell’ambiente nella propria Costituzione. (Articolo 26: Lo Stato protegge e migliora gli ambienti di vita e l’ambiente ecologico, previene e controlla l’inquinamento e altri rischi pubblici. Lo Stato organizza e incoraggia il rimboschimento e protegge le foreste).

Da una prospettiva verde, la Cina è un partner naturale e affidabile nella lotta contro il cambiamento climatico, e con essa possiamo stare sicuri che non cambierà completamente corso dopo le prossime elezioni, con essa la nostra economia potrebbe collaborare alla trasformazione dei cicli globali verso pratiche economiche sostenibili.

Sarebbe più utile per il clima globale cooperare con la Cina in questa trasformazione, piuttosto che definire ideologicamente la Cina come un avversario“.

Questo è un punto chiave. O si vuole dare priorità al clima o alla supremazia; i Verdi danno sistematicamente priorità alla seconda rispetto al primo.

Come sottolinea Kurz, da un punto di vista climatico va lodato il fatto che la Cina prenda sul serio il problema e abbia sviluppato un’industria verde leader a livello mondiale. Eppure i Verdi, e Baerbock in primis, la criticano perché sfida la “leadership” tedesca e hanno adottato uno degli approcci più conflittuali d’Europa nei confronti della Cina, definendo il paese innanzitutto come un “avversario“…

Perché? Beh – lascia intendere Kurz in tutto il pezzo –, questa supremazia deriva da “un senso morale di superiorità“: “il tono morale («siamo buoni») non solo è controproducente, ma è anche sbagliato e ci riporta al vecchio spirito crociato.

Sono fermamente convinto che le nostre idee originali come GREENS potrebbero fare molto bene se affrontassimo questo compito con il dovuto rispetto. Svolgere il ruolo di guardiani di un ordine internazionale immaginario e sostenere i principi occidentali è tutto fuorché una politica estera verde coerente“.

Qui troviamo qualcosa di molto interessante. I Verdi, o almeno la loro attuale generazione, sono probabilmente Verdi perché appartengono a quel tipo di persone molto comuni in Occidente – e in particolare nei paesi protestanti come la Germania – che sono animati da un fortissimo senso di superiorità morale.

Il modo di esprimerlo nell’attuale sistema culturale e politico tedesco è quello di essere Verdi, la posizione più “morale” che si possa assumere: “noi ne sappiamo di più e diamo lezioni al resto della Germania su come devono comportarsi“.

Ma trasportato a livello internazionale, questo moralismo assume la forma della supremazia: “più una cultura o una civiltà è diversa da noi, più è moralmente sbagliata, e come tale più dovremmo farle la morale e cercare di trasformarla“.

Per questo la loro ideologia non è tanto “Verde“, quanto piuttosto un modo per esprimere questo senso di superiorità morale in Germania. Quando viene tradotta a livello internazionale, assume una forma completamente diversa, più adatta al palcoscenico internazionale.

In sintesi, abbiamo a che fare con persone estremamente campanilistiche che non conoscono il mondo al di là della Germania o dell’Occidente e che rappresentano una parte della società protestante tedesca che è maggiormente caratterizzata da un profondo senso di superiorità morale, che li rende moralisti dei moralisti, l’incarnazione moderna dei santi crociati.

Questo spiega perché quando li si guarda in quanto Verdi sembrano completamente incoerenti: è perché, fondamentalmente, non lo sono.

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5 Commenti


  • Matteo

    Più che senso di superiorità, mi sa che i dirigenti dei sedicenti Verdi siano asserviti più che mai al complesso militare-industriale, considerando che già dai tempi di Joshka Fischer sostennero la guerra Usa/Nato contro la Jugoslavia. Piuttosto sarà interessante vedere quale carriera intraprenderanno questi personaggi una volta dismessi i panni di governanti. In Italia ne sappiamo qualcosa: basta vedere dove son finiti i vari Violante, Minniti ecc. Vedrete che anche la Baerbock avrà una brillante carriera, perché i lacché più fedeli vanno sempre ricompensati tramite il sistema delle porte girevoli…


    • Redazione Contropiano

      il senso di “superiorità” è la funzione identitaria del “suprematismo occidentale bianco”, che accomuna il temporaneo “egemone” (Spagna, Olanda, Gran Bretagna, Usa, nella storia degli ultimi 400 anni) e gli altrettanto temporanei sottomessi appartenenti a quest’area del mondo…


  • Paolo SCRIVANTI

    vorrei ricordare come l’ultimo rapporto della FRA mostri come in Germania il 67% degli extra UE lamenti di aver subito una qualche forma di discriminazione., contro una media UE del 45%. Con tranquillità si può dire che è un paese che non abbandona l’idea perniciosa di fare da guida. Inutile lamentarsi.: avranno superato l’antisemitismo, ma restano razzisti!! Non riescono a stare con gli altri senza esprimere un mai celato senso di superiorità. Poi prendono storiche bastonate, ad esempio, il taglio del gas russo che gli sta costando parecchio, ma nonostante tutto, sempre dietro gli Usa, la Nato, e così via….


  • Stanisic Bozidar

    La Baerbock, con le lodi al suo nonno nazista convinto del nazismo fino alla morte, ha aggiunto una ciliegia sulla decadenza di un movimento che una volta era un avanguardia sociale e ambientale.
    E’ vergognosa questa trasformazione in un partito gurrrafondaio.


  • Mirella lo Iacono

    Articolo illuminante.Temo, purtroppo, che alcuni Paesi occidentali, e la Germania protestante in primis, non riusciranno mai a dismettere i panni del suprematismo, a non dare lezioni di morale ad altre millenarie culture e a non intralciare in ogni modo i loro legittimi e autonomi percorsi di emancipazione e autodeterminazione. Sotto le mentite spoglie delle nuove correnti filosofiche di matrice filo atlantista (woke e tranfemminista radicali), che definirei più ‘correzioniste’ che progressiste perché confezionate ad arte nel corso dell’ ultimo mezzo secolo, parte dell’occidente cerca ancora una volta di rinnovare l’insana inclinazione a volere ciclicamente imporre i propri modelli e dettare al mondo la propria agenda, così da potere meglio uniformare e piegare tutti i popoli e le diverse culture a un rinnovato disegno egemonico. Le catastrofiche formule green dei Verdi tedeschi, contraddette di fatto dal loro piglio bellicista, sono solo uno dei tanti tasselli del nuovo disegno mondialista in cui tutto si tiene, e in cui sembrano trovarsi del tutto a loro agio.

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