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La Spagna riconosce lo Stato Palestinese. L’Italia ancora balbetta

Il governo spagnolo è uno dei Paesi occidentali che si è espresso più chiaramente per il riconoscimento dello Stato della Palestina.

É uno degli Stati più importanti della UE, nonché membro della NATO, ma il suo governo ha dimostrato una certa autonomia in politica estera rispetto alla questione palestinese.

Nonostante le sue dichiarazioni a favore dello Stato israeliano e contro Hamas, fatte ad ogni piè sospinto dall’esecutivo spagnolo, l’attuale governo israeliano è andato su tutte le furie.

Scrive Carlos E. Cué sul quotidiano spagnolo El País: Pochi minuti dopo l’apparizione del primo ministro, il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha pubblicato un tweet in cui lo accusa di essere complice dell’incitamento al genocidio del popolo ebraico e dei crimini di guerra, per il suo annuncio e per non aver fatto dimettere la ministra Yolanda Díaz, la cui foto illustra il tweet di Katz insieme a quelle del leader di Hamas a Gaza e mente del 7 ottobre, Yahia Sinwar, e del leader supremo iraniano, Ali Khamenei. Tutti e tre, osserva, chiedono la scomparsa dello Stato di Israele e l’istituzione di uno Stato terroristico islamico palestinese”.

Una dichiarazione farneticante e abbastanza intimidatoria in direzione della vice-presidente dell’esecutivo che ha ha preso posizioni più marcate di quelle del governo di cui fa parte, per cui la politica estera è saldamente n mano ad un ministro del PSOE.

Un aspetto interessante delle esternazioni della Dìaz è il seguente: Dobbiamo richiamare l’ambasciatore per le consultazioni, dobbiamo unirci al Sudafrica e fare un embargo sulle armi a Israele. Questo è un genocidio. Siamo di fronte a un governo di estrema destra, quello di [Benjamin] Netanyahu, che viola i diritti umani, che sfida tutte le istituzioni del mondo, comprese le Nazioni Unite. Bisogna fare qualcosa. Dobbiamo agire contro Netanyahu”.

Non ha paura a chiamare le cose con il proprio nome – genocidio – , propone di sostenere l’azione del Sud Africa alla Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja, e soprattutto propone “un embargo sulle armi a Israele” con un mix di prese di posizione politica, azione diplomatica ed iniziativa concreta.

E proprio in Spagna, i rettori universitari avevano preso una posizione più che corretta nei confronti del “boicottaggio accademico” nei confronti di quelle istituzioni universitarie israeliane che non prendono parola contro la rappresaglia israeliana.

La cosa ancora più interessante è il fatto che la stessa base elettorale del Partido Popular – a differenza della sua dirigenza – sembra essere a favore del riconoscimento della Palestina, creando un bel “cortocircuito” specie in periodo elettorale. Insomma si può essere conservatori, ma non complici con un genocidio.

I neo-falangisti di VOX, con cui il PP in alcuni casi condivide il governo a livello locale, naturalmente si sono dimostrati i più fedeli filo-israeliani.

Madrid, sta cercando di ritagliarsi uno spazio di rilievo a tutto tondo nella UE, anche rispetto alla politica nei confronti dell’Ucraina, ma in questo caso con un orientamento tutt’altro che pacifista, anzi.

Detto questo ha deciso di rompere la complicità con l’attuale governo israeliano, ed è una mossa non di poco conto. 

Mancano all’appello i Paesi europei più importanti – Francia, Germania, Italia, Regno Unito” scrive il giornalista de El Pais, “e hanno deciso di procedere Spagna, Irlanda e Norvegia, ma altri come la Slovenia hanno già annunciato che faranno il passo questa settimana e il governo ritiene che sia solo questione di tempo prima che altri facciano lo stesso perché i bombardamenti indiscriminati di Israele su Gaza, che hanno già causato la morte di oltre 35.000 palestinesi morti, metà dei quali bambini, e che questa domenica ha provocato 45 vittime civili in un campo profughi a Rafah, stanno isolando sempre più Israele, come dimostra il fatto che per la prima volta i ministri degli Esteri dell’UE hanno deciso di convocare il loro omologo israeliano per discutere della situazione a Gaza. Si tratta di una richiesta di Spagna e Irlanda, che ora si sta facendo strada”.

E’ chiaro che la spaccatura nell’Unione Europea va ad ampliarsi, specie se anche la Slovenia riconoscerà lo Stato Palestinese, e sta assumendo il profilo di un fatto politico in sé.

In Italia l’argomento sembra tabù, e dopo ciò che è successo a Rafah il nostro esecutivo ha deciso di usare la tattica dello struzzo.

Un motivo in più per chiedergliene conto a Roma questo sabato primo giugno nella manifestazione contro il governo Meloni.

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2 Commenti


  • Daniele Vinciarelli

    stiamo facendo letteralmente schifo. Davanti ad un genocidio programmato ed a una pulizia etnica devastante il Governo Meloni si gira dall’ altra parte. Vergognoso.


  • Mara

    La questione palestinese indirettamente dipende secondo me dal fatto che la Rusdia vinca lo scontro contro l’occidente. Solo così avrebbe le mani libere per arginare la potenza Usa e la sua influenza nefasta suo terrotori mediorienali

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