Domenica 30 giugno si svolge il primo turno delle elezioni politiche in Francia. Si tratta di elezioni politiche anticipate a causa della decisione dell’attuale presidente Emanuel Macron di sciogliere l’Assemblea Nazionale dopo i disastrosi risultati – per la sua formazione – alle elezioni europee il 9 giugno ed il successo dell’estrema destra del Rassemblement National (ex-FN).
Il secondo turno si svolgerà il 7 luglio tra le formazioni che avranno raggiunto il 12,5% (degli iscritti e non dei votanti effettivi) all’interno di una singola delle 577 circoscrizioni di cui è composta la Francia, cioè l’Esagono, la Corsica, l’oltre-mare (Dom-Tom) ed i francesi all’estero.
Stando alle previsioni di partecipazione, si può dire che chi si attesterà attorno al 20% per singola circoscrizione, accederà al ballottaggio.
Si tratta di elezioni inedite, dopo la “sincronizzazione” avvenuta ad inizio del 2000 delle elezioni presidenziali con quelle politiche, e con una campagna politica dai tempi insoliti e sostanzialmente differente da quella del 2022 dove la sinistra in ordine sparso al primo turno, si riunì al secondo su proposta della La France Insoumise per comporre la NUPES.
É prevista un’affluenza record alle urne, per elezioni caratterizzate – da quanto riportano i sondaggi – da una forte convinzione degli elettori rispetto alla loro scelta nelle urne, riscontrabile soprattutto nelle due opposte e principali polarizzazioni politiche: da un lato l’alleanza elettorale soprannominata Nuovo Fronte Popolare composta da tutta la sinistra – a parte l’indicazione di voto “centrista” di alcune figure di spicco di area socialista e dei verdi – dall’altro il RN che ha “cooptato” la parte dei gollisti che fa capo ad Eric Ciotti, e l’ex transfuga del RN, Marion Maréchall.
L’ultima inchiesta Ipsos – commissionata dal quotidiano francese Le Monde – indica un tasso di partecipazione attorno ad una “forchetta” del 62-66%. Una previsione che sembrerebbe confermata dal voto “en ligne” dei francesi all’estero, attestatosi a 410 mila votanti contro i 250 mila del 2022.
Circa 3/4 dei francesi sono già sicuri della scelta che andranno a fare, segno di una scelta per così dire “ideologica” tra precisi campi contrapposti.
Dai sondaggi emergonotre3 polarità che grosso modo saranno quelle che potranno esprimere un candidato che si presenterà al secondo turno: lo schieramento “centrista” filo-presidenziale Ensemble che raggruppa – oltre all’ex LREM! – anche MoDem e Horizons; il polo dell’estrema destra centrato sul RN e il Nuovo Fronte Popolare.
Il voto dei “gollisti” di LR che non hanno sposato la scelta di Ciotti, e i fascisti di Eric Zemmour che non hanno seguito la Maréchal, saranno importanti ai ballottaggi, ma non dovrebbero pesare globalmente nell’elezione di un loro candidato, tranne che nei “feudi” tradizionali di LR.
Il più debole dei tre schieramenti che probabilmente accederanno alla maggior parte dei ballottaggi è quello dei “centristi” di Ensemble dati al 20% (con variazioni possibili tra 19,1%-20,9%), mentre il NFP composto da PCF, LFI, PS e EELV (i “verdi”) si attesta sul 29% con una oscillazione tra il 27,9 ed il 30,1%.
In testa risulta il polo composto dalla destra del RN con il 32% (30,9-33,1%) e dai gollisti di Ciotti attorno al 4%.
Insomma l’estrema destra è in testa ai sondaggi e potrebbe raggiungere complessivamente una proporzione che oscilla tra il 37% circa e poco meno del 35%.
Un sondaggio di differenti istituti e canali di comunicazione, tra cui la Fondazione Jean Jaurès e l’Istituto Montaigne, ha chiesto quali fossero gli argomenti di cui coloro che si recheranno alle urne hanno tenuto in maggior conto: al primo posto vi è il potere d’acquisto, con il 54%, l’immigrazione con il 40%, seguito dalla sicurezza dei beni e delle persone con il 26%.
Circa 1/4 ha messo tra le principali soggetti: il posto della Francia nell’Europa e nel mondo, il sistema sanitario, e la protezione dell’ambiente.
Circa 1/5 invece ha messo il livello delle diseguaglianze sociali tra i temi principali.
Si dovrebbe consolidare il voto all’estrema destra, che potrebbe aumentare del 17% se comparato a quello delle elezioni politiche precedenti. E proprio l’elettorato del RN è quello che ha visto positivamente lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale – con una percentuale doppia rispetto al resto dei francesi – valutandola come una possibile speranza dopo l’exploit delle europee.
La quasi totalità dei votanti dell’estrema destra crede fermamente in una possibilità di vittoria, attraverso la conquista di una maggioranza assoluta – che gli permetterebbe di governare da soli insieme ad i suoi alleati . o relativa che li costringerebbe a cercare consensi tra i “centristi” o i “gollisti” in una situazione non dissimile alla governance del governo di minoranza della Macronie dopo l’elezioni presidenziali del 2022.
In ogni caso, si tratterebbe di una “coabitazione” tra Macron e l’estrema-destra che il presidente stesso ha contribuito a normalizzare ma non a neutralizzare.
I votanti alle europee per RN lo hanno fatto principalmente per due motivi, stando all’inchieste successive, o per convinta adesione alle “idee ed i valori che difende la formazione” (56%) o per sostenere Bardella (46%).
Poco più del 40% l’anno fatto per “sanzionare il potere e le altre formazione formazioni politiche”.
Una sorta di voto anti-establishment e per vendetta che trova nell’estrema destra un’opzione preferita a quella della sinistra radicale, specie in alcune zone della Francia profonda.
Detto questo, risulta un vero e proprio rebus capire, al di là delle tendenze generali, come verranno a configurarsi nel voto concreto delle circoscrizioni, rendendo difficile capire la proiezione in numero di seggi delle varie formazioni.
I seggi elettorali avranno differenti tempi di chiusura ma non andranno oltre le 20 di domenica, rendendo possibile comprendere chi si sfiderà al secondo turno con un margine di certezza accettabile solo in nottata inoltrata.
Tutti gli istituti di sondaggi confermano che le proiezioni ai seggi dopo la chiusura delle urne saranno “molto, molto fragili” ed invitano alla “prudenza” secondo i pareri raccolti da Le Monde.
I risultati potrebbero confermare la frattura “ideologica”, sociale e geografica della Francia con i centri urbani ed i quartieri popolari, specialmente tra i giovani, inclini a votare per il Nuovo Fronte Popolare, e le parti cosiddette “peri-urbane” emerse con il movimento dei gilet jaunes e le varie ruralità dove ad affermarsi è l’estrema destra. I centristi sembrano in grado di conquistare solo le fette benestanti degli aggregati urbani nei quartieri residenziali, con l’ex FN che amplia i suoi consensi tra i ceti popolari ed una parte della “classe media” oggetto di un vero e proprio tiro alla fune tra i tre schieramenti.
Se infatti il primo partito tra le classi popolari – nonostante la previsione di votanti in aumento – si mantiene quello dell’astensione o più incline a scegliere attraverso la “politica della paura” che i media hanno imposto nel dibattito pubblico dando centralità ai temi dell’estrema destra, le classi medie in via di “declassamento” sembrano essere il vero fortino di voti da cui attingere e su cui la narrazione neo-liberista macroniana ha terminato la propria capacità di convinzione sotto i colpi della crisi e degli stravolgimenti politici mondiali.
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Massimo
Si deve a malincuore confidare nel voto per NFP composto da PCF, LFI, PS e EELV Magari si attestassero tra il 29% forbice 27,9 ed il 30,1%.. Temo di no, ma ci spero. p.s. in teoria sembrano collocarsi su posizioni un pò meno guerrfondaie e meno demenziali di Macron (con cui magari si devono parzialmente accordare) Bah..tristezza.
Andrea Vannini
Sempre a turarsi il naso?!
Giancarlo Staffo
Un po meno? Alla fine si vota con Macron cioè per la guerra e l’economia di guerra, tagli a salari, pensioni, sanità,…. Dove sta la differenza???