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Vertice della Shangai Cooperation Organization, un passo nel mondo multipolare

Si è conclusa ieri la 24esima riunione del Consiglio dei Capi di Stato della Shangai Cooperation Organization. La riunione si è svolta ad Astana, capitale del Kazakhistan, che ha passato la presidenza di turno dell’organizzazione alla Cina.

Il summit si è svolto su due giorni, il 3 e 4 luglio, ma già il primo del mese l’intervista rilasciata sulla testata cinese Xinhua dal presidente kazako, Tokayev, aveva dato il sentore dell’importanza di questo appuntamento annuale. I temi da lui evidenziati come all’ordine del giorno sono quelli di un mondo multipolare.

Innanzitutto, un nuovo paradigma di sicurezza, rivendicato apertamente dalla Russia e rilanciato anche dalla Cina, in tutte le sue proposte di mediazione delle crisi più calde di questa fase storica. E ovviamente, anche transizione ecologica e miglioramento economico.

Nell’intervista, Tokayev si è concentrato sulla relazione con Pechino, e su cinque aree di collaborazione. Investimenti, in particolare in agricoltura, nuove energie, industria dell’automobile e industrializzazione in generale, e infine la produzione di prodotti ad alto valore aggiunto.

Insomma, un piano di crescita globale, orientato verso lo sviluppo di tratti da economia matura e non solo da fornitore di materie prime per l’Occidente. Chiaramente, in questa prospettiva, gioca un ruolo fondamentale la Belt and Road Iniziative cinese.

Giunto al suo decimo anno, questo enorme programma economico, tra alti e bassi così come tra varie ridefinizioni, è riuscito tuttavia a trasformare l’Asia centrale da area senza sbocchi al mare ad area con una funzione di hub logistico di carattere internazionale. E ulteriori progetti sono ora in discussione.

Il 3 luglio si sono svolti anche bilaterali importanti tra Cina, Russia e Iran, da un anno nella SCO. A dimostrazione di come tale Organizzazione, seppur priva dei caratteri di una vera e propria alleanza geostrategica, sia sicuramente un luogo di incontro degli interessi per una governance globale alternativa a quella euroatlantica.

Tra Putin e Xi Jinping si tratta del secondo incontro nell’arco di tre mesi, durante il quale il presidente cinese è tornato a definire l’omologo russo “un caro amico“.

Anche se la partnership è tutto fuorché “senza limiti“, possiamo dire che anche negli ultimi giorni è stata confermata la convergenza degli interessi dei due paesi.

Interessante poi l’incontro di Putin con Erdogan. Sul tavolo i dossier della guerra in Ucraina, per cui è stata augurato l’arrivo di un cessate il fuoco al più presto e poi una pace giusta. Anche se il portavoce del Cremlino Peskov ha ribadito che la Turchia non può fare da mediatrice con Kiev.

Sono stati trattati anche altri conflitti, come quello a Gaza o quello in Siria, ma soprattutto è stato discusso un possibile passo avanti nella costruzione della seconda centrale nucleare turca, a Sinop. Rosatom avrebbe un ruolo centrale in questo progetto.

Il 2024 è stato proclamato come Anno dell’Ecologia da parte della SCO, con l’adozione di vari documenti su ecologia, conservazione delle risorse naturali, ecoturismo e mitigazione del cambiamento climatico.

Nel febbraio di quest’anno si è tenuto anche un evento SCO-ONU intitolato “Un pianeta, un futuro: unire gli sforzi per la sostenibilità ambientale“.

Per questo alla due giorni appena conclusa è intervenuto anche il segretario generale dell’ONU Guterres, come impegno per una maggiore collaborazione tra le due organizzazioni deciso da una risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite lo scorso settembre.

Tokayev ha sottolineato che parlare di un destino comune per l’umanità ha attirato molte attenzioni riguardo all’opportunità di costruire un nuovo modello di relazioni internazionali. Non tutti hanno però interpretato questo passaggio in maniera positiva.

Il Guardian ha scritto che la SCO mira ad essere una sorta di “anti-NATO“. Prima del vertice, la CNN aveva indicato l’attesa ammissione della Bielorussia nel gruppo di Shangai come un’altra mossa di Pechino e Mosca per renderla un vero e proprio contrappeso geopolitico rispetto a USA e alleati.

La Bielorussia è infatti divenuto ufficialmente il decimo membro della SCO, che è così arrivata a rappresentare quasi metà della popolazione mondiale e quasi un terzo della sua economia.

Il presidente bielorusso Lukashenko ha affermato: “i paesi della maggioranza globale dovrebbero prendere l’iniziativa dal momento che l’Occidente autoreferenziale ed egoista non ci è riuscito“.

Queste parole fanno eco a quelle già pronunciate da Putin durante l’incontro con Xi Jinping, nelle quali la SCO è identificata come “uno dei pilastri chiave di un ordine mondiale equo e multipolare“.

Lo stesso presidente del Dragone, circa una settimana fa, aveva dichiarato che il suo paese vuole costruire “ponti di comunicazione” con gli altri paesi, in particolare con l’Asia centrale e il Sud Globale.

Ma come lo stesso Putin ha confermato, la SCO è uno dei pilastri, non l’unico, nello sviluppo di un mondo multipolare. Nigel Gould-Davies, ricercatore presso l’International Institute for Strategic Studies di Londra ed ex ambasciatore britannico in Bielorussia, ha sottolineato come ci siano “significative differenze di sicurezza tra i suoi membri“.

Quello che unisce i membri di questa organizzazione è comunque una visione autonoma da quella che vorrebbero imporre le centrali imperialiste occidentali. E certamente la Cina ne è il principale motore, seppur è evidente che esistano ancora molte distanze in politica estera.

Non si può dunque parlare ancora di una “anti-NATO“, ma si può certamente parlare di un incontro che ha dato un’importante spinta allo sviluppo di un mondo multipolare.

Un mondo in cui anche le potenze emergenti dovranno destreggiarsi tra interessi non sempre convergenti, ma sicuramente alternativi a quelli euroatlantici.

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