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Roma crocevia del “lavoro sporco” su Gaza? Rispunta l’ombra di Dahlan

Oggi il capo del Mossad David Barnea incontra a Roma il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar Mohammed bin Abdel Rahman al-Thani e il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamal per discutere dell’accordo sugli ostaggi. Lo riferisce sul sito israeliano Walla il giornalista Barak Ravid che cita fonti israeliane e statunitensi secondo cui Netanyahu sta indurendo le sue posizioni sui negoziati su Gaza deludendo le attese per una una svolta nelle trattative in corso.

A stendere un’ulteriore ombra sul vertice di Roma è la notizia diffusasi nei giorni scorsi e che vedrebbe tornare in campo come “esponente palestinese” a cui affidare le sicurezza di Gaza nel prossimo futuro Mohammed Dalhan. Dalhan, ex dirigente della sicurezza espulso dall’Anp, è uno dei personaggi più  squalificati e detestati dai palestinesi di Gaza e non solo. Da anni è a libro paga degli Emirati Arabi Uniti e negli ultimi mesi si è aggirato tra Il Cairo e gli Usa mettendosi a disposizione. La partita di giro che si riunisce a Roma è infatti la stessa che sta sponsorizzando Dahlan ma con il Qatar al posto degli Emirati Arabi Uniti.

Secondo il Wall Street Journal, Dahlan sarebbe in cima alla lista di alcuni funzionari statunitensi, israeliani e arabi che vorrebbero che assumesse temporaneamente il controllo della Gaza postbellica.

Un articolo del Wall Street Journal di giovedì scorso afferma che è favorito per assumersi l’incarico della sicurezza di Gaza perché è indipendente sia da Hamas che dall’Autorità Palestinese. Il Middle East Eye scrive che questa opzione presa in considerazione vedrebbe Dahlan supervisionare una forza di sicurezza palestinese composta da 2.500 uomini in coordinamento con una forza internazionale mentre le truppe israeliane si ritirano. Il Wall Street Journal riporta anche che Hamas ha “attenuato la sua opposizione a Dahlan” nelle ultime settimane, anche se l’alto funzionario di Hamas Bassem Naim ha detto al giornale che sarebbe “inaccettabile che qualsiasi partito venga imposto dall’alto”.

Secondo quanto riportato dal sito israeliano Walla, l’incontro di domenica a Roma tra Cia, Mossad, Qatar e servizi segreti egiziani “non dovrebbe includere negoziati dettagliati sulle restanti lacune, ma concentrarsi principalmente sulla strategia da seguire”.

Un funzionario israeliano – citato sempre da Walla – ha escluso che a Roma si possa arrivare ad una svolta nei negoziati. Secondo lui, non ci sono segnali che la pressione di Biden su Netanyahu abbia convinto il premier ad ammorbidire le sue nuove richieste. “Netanyahu – ha spiegato – vuole un accordo che non può essere raggiunto. In questo momento non è pronto a muoversi, quindi potremmo finire in una crisi nei negoziati e non in un accordo”. Walla riferisce che la Cia ha rifiutato di commentare.

Israele in realtà sta cercando di modificare il piano per raggiungere una tregua a Gaza e il rilascio di ostaggi da parte di Hamas, complicando le trattative per un accordo di tregua dopo nove mesi di combattimenti che hanno devastato l’enclave palestinese.

Ad affermarlo alla Reuters sono un funzionario occidentale, una fonte palestinese e due egiziane.

Israele sostiene che i palestinesi sfollati dovrebbero essere sottoposti a controlli una volta tornati nel nord dell’enclave con l’inizio del cessate il fuoco, indietreggiando da un accordo che prevedeva che i civili fuggiti a sud potessero tornare liberamente a casa, hanno detto le quattro fonti a Reuters.

I negoziatori israeliani “vogliono un meccanismo di controllo per le popolazioni civili che ritornano nel nord di Gaza, dove temono che queste popolazioni possano sostenere” i combattenti di Hamas che rimangono radicati lì, ha detto il funzionario occidentale.

Il gruppo militante palestinese ha respinto la nuova richiesta di Israele, secondo le fonti palestinesi ed egiziane, ma un alto funzionario israeliano ha detto che Hamas non ha ancora visto le ultime proposte, che dovrebbero essere diffuse “nelle prossime ore”.

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1 Commento


  • Giovanni

    La rumenta occidental-saudita vuol decidere senza considerare la controparte: il solito lercio copione intriso di inganni che da oltre 50 anni appesta la condizione palestinese.

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