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Ucraina. Pessime notizie dal fronte, 4 ministri si dimettono. Se ne va pure Kuleba

Sia nei vertici politici e militari che nell’opinione pubblica ucraina, sono in molti ormai a domandarsi quale sia stata l’utilità dei raid ucraini sul territorio russo a Kursk mentre le truppe di Mosca stanno avanzando assai più rapidamente nel Donbass. Se l’obiettivo era quello di vendere capacità di iniziativa militare e un pò di propaganda ai fornitori di armi della Nato, la realtà descritta dalle stesse fonti ucraini appare assai diversa.

Mentre il mondo osservava la straordinaria offensiva transfrontaliera dell’Ucraina nell’oblast di Kursk, che celebrava un colpo inaspettato a Mosca, le forze russe avanzavano con una velocità allarmante nell’est dell’Ucraina” – scrive il giornale ucraino Kyev Indipendent – “Un mese dopo, che le nuove linee del fronte nella regione di confine russa formate sulla scia dellincursione di Kursk hanno iniziato a stabilizzarsi, nell’oblast di Donetsk la Russia ha continuato ad avanzare sulla città chiave di Pokrovsk”.

Secondo quanto riporta lo stesso Kyev Indipendent, il 27 agosto scorso, Oleksander Syrskyi, comandante in capo delle forze armate ucraine, ha fatto un’ammissione sorprendentemente candida: “Costringere la Russia a ritirare le sue forze dalle offensive lungo la linea del fronte nell’Ucraina orientale è stato infatti uno degli obiettivi principali dell’offensiva a sorpresa dell’Ucraina a Kursk” – ha detto Syrskyi – “ma proprio dove contava di più, il piano è fallito”.

Sirskyi ha affermato che Mosca ha rischierato circa 30.000 delle sue truppe da altri settori nella direzione di Kursk, “e questo numero è in crescita“. Allo stesso tempo, la Russia ha schierato le sue unità più pronte al combattimento nel settore di Pokrovsk.

Ancora più esplicito è un analista militare ucraino con buone entrature nelle intelligence occidentali, citato dal sito specializzato Analisi Difesa. Con lo pseudonimo di Tatarigami, questo analista scrive su Euromaidanpress che “nonostante i tentativi ucraini di dirottare le forze russe da Pokrovsk con l’incursione di Kursk, la leadership russa rimane riluttante a distogliere un numero significativo di forze da questo fronte, anche a scapito dei costi reputazionali e politici”.

L’analista ucraino spiega poi l’importanza di Pokrovsk, una città con una popolazione prebellica di 60.000 abitanti, a ovest di Avdiivka, in un crocevia cruciale di più linee ferroviarie, diventato un hub chiave per le consegne e la distribuzione ferroviaria, facilitando l’approvvigionamento delle forze ucraine su un’ampia linea del fronte, da Vuhledar al nord di Donetsk e oltre.

Secondo quanto scrive su Euromaidanpress “Attualmente, solo due luoghi nel Donbass svolgono questa funzione vitale: Pokrovsk e Kramatorsk. Nel valutare la situazione, dovremmo ricordare che la Russia non ha bisogno di catturare Pokrovsk per ottenere il controllo della ferrovia. La semplice vicinanza alla città consente alle forze russe di prendere di mira treni e veicoli con artiglieria, mortai e droni, rendendo di fatto inutilizzabile lo snodo ferroviario. È molto probabile che le operazioni ferroviarie in città siano già state sospese a causa di questi rischi”.

Dal canto loro le fonti russe (agenzia Tass) riportano i dati delle perdite di soldati e mezzi militari ucraini nell’incursione su Kursk e affermano di aver colpito le loro riserve nelle retrovie in 15 località della regione di Sumy.

L’agenzia Ria-Novosti riporta inoltre che le truppe russe hanno pesantemente bombardato l’Istituto Militare delle Comunicazioni di Poltava, una delle città ucraine più lontane dal fronte. Secondo le fonti russe l’istituzione è specializzata nella formazione del personale nei settori del radar e della guerra elettronica.

Nella giornata di ieri ben quattro ministri ucraini si sono dimessi anche se non è ancora chiaro il motivo. A riportarlo è Rbc Ukraine. Il presidente del parlamento ucraino ha dichiarato che il ministro responsabile della supervisione della produzione di armi durante la guerra Oleksandr Kamyshin, in carica dal marzo 2023 e anche consigliere di Zelensky, il ministro della Giustizia Denys Maliuska e il ministro dell’Ambiente Ruslan Strilets hanno presentato la lettera di dimissioni. Una lettera di dimissioni è stata consegnata anche dal presidente del Fondo demaniale dell’Ucraina Vitalii Koval.

Ma il più importante, e internazionalmente noto, è il ministro degli Affari esteri, Dmitro Kuleba, che ha presentato le sue dimissioni in una lettera indirizzata alla Verkhovna Rada (il Parlamento), come annunciato dal capo della Camera, Ruslan Stefanchuk, sul suo account Facebook: “La Verkhovna Rada ha ricevuto una dichiarazione dal Ministro degli Affari Esteri dell’Ucraina sulle sue dimissioni”, ha scritto Stefanchuk, il quale ha anche annunciato che le dimissioni saranno discusse in una delle prossime sessioni plenarie del Parlamento.”

Kuleba, insieme al “consigliere” Podolyak, costituiva il gotha del gruppo dirigente intorno a Zelenskij. Sembra evidente che le pessime notizie dal fronte, le difficoltà della Nato (direttamente colpita nei suoi istruttori nella base di addestramento di Poltava), le divisioni interne ai guerrafondai europei su un più esplicito coinvolgimento militare nella guerra (come chiesto tutti i giorni dall’inner circle zelenskijano), stiano provocando smottamenti sostanziali della junta golpista ucraina.

Mettere altri fantocci al loro posto non sarà complicato, me è chiaro che la “prima linea” del ponte di comando non regge più.

E come al solito, in casi come questo, c’è chi viene dimissionato per trovare un capro espiatorio, chi per migliorare l’efficienza e chi se ne va per godersi quanto accumulato nel frattempo in qualche paese più sicuro. Tutti segni di un tracollo che potrebbe avvenire molto prima di quanto “analizzato” dall’Occidente collettivo…

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