Riproduciamo di seguito un articolo di Ibrahim al-Amin, caporedattore di Al-Akhbar, giornale libanese di tendenza laica e progressista, schierato con Hezbollah e con l’Asse di Resistenza. L’articolo aiuta a comprendere da un lato i motivi dello scarso supporto dimostrato fino a oggi da Iran e Russia nei confronti delle forze governative siriane, lamentando l’inflessibilità di Assad, dall’altro la scarsa credibilità dei cosiddetti ribelli quando si propongono come forza nazionale indipendente dai disegni imperialisti e sionisti.
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I complessi sviluppi in Siria non possono essere separati dalle più ampie trasformazioni regionali iniziate con la battaglia di Al-Aqsa Flood il 7 ottobre, la successiva guerra in Libano e l’impegno militare diretto dell’Iran contro “Israele”. Durante questo periodo, la Siria ha assistito a intensi attacchi israeliani che hanno preso di mira sia le fazioni della resistenza alleate con il regime sia i principali siti militari siriani. Questa escalation si svolge sullo sfondo di incertezza che circonda le intenzioni del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump nella regione, che ha costretto tutti i principali attori a ricalibrare le proprie strategie.
Un fattore significativo nella rinascita dell’opposizione siriana risiede nelle influenze esterne. L’approvazione da parte della Turchia dell’ultima offensiva deriva dal rifiuto del presidente Assad di riconciliarsi con il presidente Erdogan e dalla percezione di Ankara che vi siano distrazioni globali che rendono l’attacco incontenibile. La Turchia sospetta inoltre che Assad si stia allineando con stati arabi come l’Arabia Saudita e l’Egitto per allontanare la Siria dall’Iran, complicando ulteriormente le relazioni turco-siriane. Nel frattempo, Ankara teme una coalizione di statunitensi, israeliani e arabi per la normalizzazione dei rapporti, volta a minare l’influenza regionale della Turchia e rafforzare le fazioni curde che perseguono l’autonomia.
L’opposizione capitalizza anche la percepita insoddisfazione russa per l’inflessibilità politica di Assad. Secondo l’opposizione, Mosca ha fatto pressione su Assad affinché attuasse riforme significative, facendo notare il ridotto supporto di Iran e alleati nei suoi confronti. Quindi ha interpretato il supporto aereo selettivo di Mosca e il ritiro delle forze di Hezbollah come un’opportunità per affrontare l’esercito siriano. Tuttavia, respinge l’accusa di essere sostenuta logisticamente da USA e “Israele”, nonostante esistano segnali di intelligence dettagliata che aiutano le loro operazioni.
A livello nazionale, il regime deve affrontare diverse sfide, tra cui difficoltà economiche, migrazione ed erosione dei servizi statali, che hanno indebolito la coesione nazionale. Le fazioni armate inquadrano le loro azioni come volte a una riforma dell’ordinamento statale piuttosto che allo smantellamento dello stato, sebbene questa narrazione sia ampiamente contestata.
Il ruolo di “Israele” è particolarmente significativo, poiché intensifica gli attacchi contro le forze siriane e di resistenza, gettando le basi per operazioni estese nella Siria meridionale. Queste mosse sono collegate ai più ampi preparativi israeliani per potenziali conflitti con Libano e Iran. Tuttavia, il silenzio lampante dell’opposizione siriana in risposta all’aggressione di “Israele” a Gaza e in Libano solleva questioni critiche sulle loro priorità e credibilità. La loro mancanza nell’affrontare “Israele” mentre affermano di difendere i diritti del popolo sottolinea il paradosso della loro posizione e mette in dubbio le loro motivazioni.
In definitiva, il conflitto siriano rimane irrisolto, i suoi tempi e le sue implicazioni più ampie sono modellati da forze esterne e interne, con le azioni di “Israele” e le ambizioni della Turchia in prima linea. La legittimità della lotta dell’opposizione è profondamente minata dalla sua inazione contro l’avversario regionale comune: “Israele”.
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