Menu

La specificità del rapporto tra il Castrismo e i Papi testimonia l’originalità della Rivoluzione Cubana

Spesso in questi anni abbiamo potuto parlare dei tanti aspetti che costituiscono la grandezza dell’esperienza cubana. E abbiamo affrontato un discorso difficile per i marxisti: interpretare l’originalità della rivoluzione cubana, ovvero il percorso e l’attuazione del metodo del materialismo storico, dialettico e scientifico, ma l’originalità anche della visione tutta martiana della spiritualità, una sorta di recupero anche della tradizione fortemente anticolonialista e fortemente spirituale legata al pensiero di Martì”.

Lo afferma in un’intervista a FarodiRoma il prof. Luciano Vasapollo, che alla Sapienza di Roma è il decano di economia e guida la scuola di economia decoloniale, d’ispirazione marxista.

Prof. Vasapollo lei conosce bene Cuba avendo collaborato come economista con Fidel Castro e i successori e poi con i principali atenei dell’Isola. E ha seguito da vicino i viaggi a Cuba dei tre ultimi papi…

Testimoniano questa rivoluzione umana le relazioni che Fidel, e poi i successori, Raul e Miguel Diaz Canel hanno voluto con i Papi da Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI a Papa Francesco e sono relazioni esemplari, rapporti che hanno realizzato in maniera forte un processo di rottura con quello che era il pensiero e la visione che si dava del socialismo reale nei rapporti con la religione.

Siamo davanti quindi a una grande specificità di lunga durata, che mette insieme a Cuba tradizioni diverse: ovviamente la fede cristiana ma anche il sincretismo, la santeria di origine africana, con il materialismo realista di Martì, e il materialismo storico di Fidel e di Raul Castro e di Miguel Diaz Canel.

Non bisogna essere rigidi, dogmatici, e quindi si può affrontare, diciamo così, in maniera ragionevole, tutto ciò che è stato fatto dalla rivoluzione cubana.

Ma non mancano anche aspetti problematici nel comunismo cubano

Certo dobbiamo anche riconoscere che, oltre ovviamente al peso enorme di quello che è il Bloqueo che non permette uno sviluppo autodeterminato, possono esservi stati anche errori e contraddizioni, limiti, in questo processo umano, umanista e umano, che come tutti i processi umani ha potuto pure commettere, come processo, a volte errori o alcune contraddizioni.

Se vogliamo quindi immaginare e orientarci con un senso della politica nella storia, dobbiamo avere gli strumenti per capire fino in fondo che cos’è la rivoluzione cubana e qual è stato il ruolo, qual è il ruolo del pensiero e della prassi in Fidel e nella sua vita.

Un protagonista della Rivoluzione Cubana e della sua diffusione nel mondo è stato Fidel Castro, un personaggio che lei, prof. Vasapollo, ha indagato approfonditamente

C’è una continuità di pensiero e di azione tra l’esperienza del comandante Che Guevara (che ho raccontato in particolare nel libro “Che Guevara Economista”) e quella dei compagni che nel nostro paese hanno vissuto la difficile esperienza degli anni ’70, con la forte volontà di un cambiamento e la delusione di non essere riusciti a portarlo avanti fino in fondo (come ho raccontato nel volume “Centocellaros”).

Personalmente rivendico la storia della lotta di una nostra componente proveniente da Potere Operaio, e quindi ben diversa da quella delle Brigate Rosse o di Prima Linea, sempre legata ai movimenti di massa e alle esigenze delle classi subalterne, secondo le indicazioni di Gramsci e precisamente anche del Che.

Il libro racconta infatti la storia della lotta di classe in Italia, dal dopoguerra fino ad oggi, passando per gli anni ’70, il tradimento del PC e poi quello dei DS e infine del PD, che hanno portato al voltafaccia di qualche mese fa nei rapporti con il Partito Comunista e con il Governo Cubano, dopo il sacrificio della vita di alcuni medici della Brigata Henry Reeve, giunti in Lombardia e Piemonte per contribuire a salvarci dal Covid, quando a livello della Comunità Internazionale l’Italia ha lasciato sola Cuba, vittima di un nuovo furibondo attacco economico, con la stretta delle sanzioni voluta da Trump e sostanzialmente confermata da Biden, compreso il blocco delle rimesse estere, che aveva contribuito negli anni alla sopravvivenza di tante famiglie cubane.

Ma studiando il pensiero di Che Guevara Economista, emergono due aspetti che ci offrono prospettive concrete per un cambiamento: la prima, estrinseca, è la constatazione che molti sono i Paesi che si trovano oggi in situazioni similari a quella di Cuba alla fine degli anni ’50, ognuno con le sue peculiarità, ma tutti gravati da una mancanza di sovranità alimentare e dalle regole del giogo economico internazionale.

La seconda, intrinseca: per rendere un Paese indipendente sul piano economico, transitandolo fuori dall’economia coloniale capitalistica, verso una società socialista, occorrono scelte economiche sia di largo orizzonte che peculiari alla situazione.

Pianificazione, sistema statale con distribuzione di budget alle imprese, compresenza della legge del valore e del mercato nella transizione: questi sono gli strumenti economici che, non disgiunti dal grande tema della responsabilità umana in un processo di cambiamento, qualsiasi società che volesse uscire dalla morsa di ciò che chiamiamo globalizzazione liberista dovrebbe, accanto ad altri, affrontare.

Un altro tema che lei ha toccato nei suoi libri e interventi, sempre in rapporto con l’attualità del pensiero di Fidel, è quello di un altro lascito, la filosofia della prassi.

La questione appunto dell’unità nell’internazionalismo di classe e proletario. Bisogna avere sempre presente che sono solo i popoli che decidono e che quelle che possono sembrare o che possono essere messe in evidenza come guerre religiose o conflitti di natura geopolitica, sono in realtà delle guerre in cui la posta in gioco è il controllo dell’economia e delle risorse naturali di quei paesi.

Questo spiega l’attacco imperialista odierno a favore delle multinazionali contro il Venezuela chavista di Maduro ed il golpe in Bolivia contro Evo e i campesindios e i mineros.

Prof. Vasapollo lei ha voluto spesso rimarcare la convergenze di vedute tra Francesco e Fidel Castro.

Forse il Papa non l’ha mai chiamata lotta di classe ma, quando Lui dice che bisogna stare dalla parte degli umili e, quindi, favorire lo sviluppo e la giustizia per gli ultimi della terra, questo è quanto ha sempre detto Fidel utilizzando lo stesso linguaggio in termini di lotta di classe per il riscatto degli sfruttati. Entrambi ci indirizzano verso un mondo che sia in mano agli umili e che prima vengano gli ultimi.

E’ una attualizzazione del pensiero di Martì e di Bolivar, ed è su questa impostazione che si muove Fidel: il senso rivoluzionarlo dell’amore. Il mettere insieme a quest’ultimo gli aspetti materiali, quindi l’interpretazione della lotta di classe accompagnata con la spiritualità dell’uomo e con il concetto profondo di unità latino-americana in quella che è la Nuestra America, la grande America indio-africana, la quale deve darsi un proprio connotato politico economico autodeterminato dai popoli, una propria configurazione sociale e politica e che parte dall’unità culturale.

Fidel era un soldato delle idee. Egli ha lottato per l’unità latino americana, consolidando la proposta dell’ALBA, nata da Chavez e da lui stesso. Infatti, solo l’unità dei popoli avrebbe potuto mettere in difficoltà gli Stati Uniti d’America.

E ciò è il vero lascito di Fidel per affrontare l’oggi in una forte e coerente visione rivoluzionaria per il socialismo nel XXI secolo, nel senso dell’altruismo umanista e in primis classista , sempre avanti combattendo per una nuova futura umanità socialista.

* da Il Faro di Roma

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *