Le forze armate israeliane hanno confermato di aver effettuato ieri un nuovo attacco aereo nel sud della Siria, affermando di aver “identificato un convoglio di veicoli con armi vicino a una zona cuscinetto dove sono schierate le truppe israeliane”.
Secondo i militari di Tel Aviv, l’attacco con i droni è stato lanciato vicino ai veicoli come colpo di avvertimento, e questi si sarebbero dispersi poco dopo. Diversamente, secondo i media siriani, l’attacco ha ucciso il sindaco di Ghadir al-Bustan, il villaggio dove è avvenuto l’attacco, insieme a diversi militari del nuovo governo siriano. Questi ultimi, secondo fonti siriane, erano nell’area per rimuovere le armi dalle posizioni appartenenti all’esercito dell’ex regime di Assad.
Nella stessa giornata il presidente turco Erdogan ha chiesto che Israele cessi le sue “azioni aggressive” nei confronti della vicina Siria e ritiri le sue forze o questo causerà “risultati sfavorevoli per tutti”.
“Le azioni aggressive delle forze che attaccano il territorio siriano, Israele in particolare, devono cessare il prima possibile. In caso contrario, causerà risultati sfavorevoli per tutti”, ha detto Erdogan nel suo discorso durante una riunione del suo partito.
Alti funzionari israeliani hanno dichiarato la scorsa settimana che Israele avrà bisogno di mantenere un “cuscinetto di sicurezza” di 15 chilometri all’interno del territorio siriano, dove le forze armate israeliane garantiranno una presenza per impedire alle forze fedeli al nuovo regime di lanciare razzi verso le alture del Golan.
Inoltre, Israele prevede di stabilire una “zona di influenza” di altri 60 chilometri all’interno della Siria, consentendo il controllo dell’intelligence per monitorare e mitigare le minacce emergenti nell’area.
Il ministero degli Esteri israeliano ha replicato alle dichiarazioni di Erodgan affermando che Israele respinge completamente la dichiarazione del presidente turco. “L’attore imperialista aggressivo in Siria (così come nel nord di Cipro, in Libia e in altre aree del Medio Oriente) è la Turchia stessa, ed è consigliabile che il presidente turco eviti minacce inutili”, aggiunge la dichiarazione israeliana. “Lo Stato di Israele continuerà ad agire per proteggere i suoi confini da qualsiasi minaccia”.
A settembre in Israele è stato presentato un rapporto della “Commissione Nagel”, costituita appositamente dal governo per analizzare i budget della Difesa, nel quale si afferma che “le ambizioni neo-ottomane del presidente turco Recep Tayyip Erdogan potrebbero portare ad un aumento della tensione con Tel Aviv e alla prospettiva di un “conflitto aperto” tra le due nazioni”. Commentando il rapporto Netanyahu ha dichiarato che “l’Iran è stata a lungo la nostra più grande minaccia in Medio Oriente ma nuove forze hanno fatto il loro ingresso nell’arena e dobbiamo prepararci all’imprevisto”. Un riferimento alla Turchia niente affatto velato.
Diversamente, una fonte riferibile al network dei Fratelli Musulmani – e quindi Turchia e Qatar – come Middle East Eye, ritiene che non ci sia interesse da parte di Ankara a tensioni e conflitti con Israele, neanche sulla Siria.
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