Si susseguono da anni gli scandali intorno a Frontex, l’agenzia che si occupa di gestire gli ingressi nell’area comunitaria. È stata più volte accusata di respingimenti nel Mediterraneo, o di aver fatto finta di nulla di fronte a barconi che sono stati dunque lasciati in mano ai trafficanti di esseri umani.
Ora il Garante europeo della protezione dei dati (EDPS) ha ammonito l’organismo per aver trasmesso illegalmente i dati dei migranti all’Europol, che coordina le forze dell’ordine dei paesi membri. Le informazioni raccolte da interviste del 2022 sono diventate oggetto di una condivisione perseguita “in modo sistematico e proattivo” con l’istituto di polizia.
Tutto si è risolto in una semplice ammonizione per il fatto che Frontex ha tagliato lo scambio con Europol (tranne che in un caso) non appena le prime valutazioni dell’EDPS, iniziate verso la fine del 2022, hanno portato a una relazione in merito nel maggio 2023. Per mesi e mesi, però, in tanti sono finiti nei sistemi Europol, senza alcuna verifica di associazione a crimini transfrontalieri.
Ancora nell’aprile del 2024 il garante esprimeva preoccupazione per il trattamento dei dati da parte di Frontex, che in sei casi ha passato all’Europol anche quelli di personale di ONG. Se l’ammonimento non sortirà effetti, l’EDPS potrebbe decidere di portare l’agenzia di fronte alla Corte di Giustizia dell’UE, e vista la gravità della situazione sembra tutto fuorché esagerato.
“Il trattamento dei dati in una banca dati delle forze dell’ordine dell’UE può avere profonde conseguenze sulle persone coinvolte“, ha commentato il Garante. “Gli individui corrono il rischio di essere ingiustamente collegati a un’attività criminale in tutta l’UE, con tutto il danno potenziale che ciò comporta per la loro vita personale e familiare, per la libertà di movimento e di occupazione“.
Insomma, ci troviamo di fronte a una sorta di schedatura, infondata di fronte ai termini legali, ma che allo stesso tempo può rovinare la vita di persone che stanno scappando da miseria e guerra. Frontex non è un’agenzia di sicurezza, e il modo e la forma con cui venivano raccolte opinioni politiche, religiose e l’orientamento sessuale non trova riscontri in nessuna regola condivisa.
È chiaro invece che questo modus operandi è perfettamente in linea con il la logica di fondo che Frontex ha sempre espresso: un approccio securitario dei confini europei, demandando all’esterno la gestione dei flussi migratori in concomitanza con accordi sul Mediterraneo allargato. In cui i migranti diventano merce di scambio di partenariati strategici utili all’imperialismo europeo.
In questo senso, si comprende perché porre in una condizione di ricattabilità molte delle persone passate sotto la propria autorità. Il sistema pervasivo di controllo di possibili elementi di disturbo va benissimo a braccetto con quello di disciplinamento della forza lavoro che comunque serve in tanti settori del ciclo economico continentale.
Non è solo un problema umanitario, o un problema di privacy. È innanzitutto un problema di incrudimento dello spirito coloniale e di sfruttamento di una UE che è pronta al tutto per tutto per fare un salto di qualità nel panorama globale.
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