È tornato a far parlare di sé l’ex procuratore generale dell’Ucraina golpista, Jurij Lutsenko. Dopo il repulisti operato dal nazigolpista-capo Vladimir Zelenskij, già nell’immediato post-elezioni presidenziali della primavera 2019, il suo nome era pressoché scomparso dalle cronache majdaniste. Non che qualcuno ne avesse sinora avvertito la mancanza e, dopo le odierne esternazioni, è probabile che se ne senta ancora meno.
Dunque, parlando al canale TV “Prjamoj”, l’elettrotecnico prestato a suo tempo agli affari ”giurisdizionali” della Kiev golpista ha detto chiaro e tondo ciò che altri – sia tra i ras della junta, sia tra i padrini euroatlantici di quella – sussurrano via via a mezza voce: il cessate il fuoco in Ucraina è necessario alle forze golpiste per rifarsi i muscoli, ormai drammaticamente afflosciati. Detto da uno che, fino a poco più di un anno fa ha preso parte direttamente (in tutto, dal febbraio a luglio 2023) alla guerra, in qualità di comandante di un reparto di droni d’attacco, la cosa non poteva essere più chiara.
«Si tratterà solo di una pausa tra le fasi della guerra», ha detto Lutsenko. «L’Europa si convince sempre più che sia pressoché inevitabile uno scontro finale con la Russia, quale avanguardia dell’alleanza dittatoriale “Iran-Pechino-Corea del Nord”. E le forze armate ucraine le hanno fatto dono di un preciso periodo di tempo. Sono occorsi tre anni perché ne prendessero coscienza e ora stanno pensando a come aiutarci a fermare la guerra, o almeno arrivare a un cessate il fuoco, per sviluppare i muscoli dell’Ucraina e dell’Europa, come unico scudo che li possa difendere.
Quando iniziano a calcolare quante armi e finanziamenti daranno all’Ucraina per gli anni a venire, significa che hanno finalmente capito che la Russia non si fermerà, mentre l’Ucraina e le sue forze armate sono l’unico mezzo che possa fermarla», ribadendo così un concetto che da Washington e Bruxelles echeggia da tempo: noi mandiamo armi e soldi, anche per i prossimi 100 anni, come ha detto ieri a Zelenskij il premier britannico Keir Starmer, in visita a Kiev, ma è l’Ucraina che deve mettere la propria carne da cannone.
E, alla conclusione del conflitto, ha detto ancora Lutsenko che, sia detto per inciso, ha ancora il dente avvelenato nei confronti di chi gli ha “fatto le scarpe” nel 2019, l’Ucraina avrà bisogno di centinaia di migliaia di riservisti. «Sono favorevole a un cessate il fuoco, che aprirà la possibilità di un processo politico. Credo che con l’attuale governo abbiamo poche possibilità di concludere onorevolmente la guerra e di preparare l’Ucraina a prevenire la prossima».
Ma d’altra parte, «se cambiamo il comandante supremo, così che non permetta non solo una riduzione dell’esercito, ma nemmeno una riduzione del budget militare, anche dopo la fine della guerra, con almeno 400.000 soldati e almeno 600.000 riservisti, con il diritto di tenere armi a casa, che ogni sei mesi si addestrano, e investiamo ancor più nei programmi per la produzione nazionale di missili, artiglieria e droni, così che non si debba chiedere il permesso per gli obiettivi russi da colpire, ecco, allora credo che le cose andranno meglio per noi. E, alla fine, arriverà il momento in cui l’Ucraina diventerà soggetto autonomo e si unirà alla NATO o a ciò che verrà al posto della NATO, che sia davvero un’alleanza di difesa efficace. A quel punto, diventeremo il principale attore in Europa per la difesa dei valori europei».

Nulla da eccepire, dal momento che i “valori” europei sono quelli della equiparazione di nazismo e comunismo, chi meglio dei nazigolpisti ucraini li può rappresentare al meglio?
Il ragionamento di Lutsenko, dal punto di vista di un Mark Rutte che chiede apertamente “meno burro e più cannoni”, rientra tutto nell’ordine delle scelte di quella masnada di criminali, tagliagole sanguinari di Kiev, Bruxelles e Washington che, prima, allargando a est l’Alleanza atlantica, hanno asserito che sia stata la Russia ad «avvicinarsi pericolosamente ai confini della NATO» e, oggi, proclamando di «volere la pace», si armano a tutto spiano, perché hanno deciso di proseguire e portare alle estreme conseguenze la strada della guerra contro «l’alleanza dittatoriale Iran-Pechino-Corea del Nord».
Nulla da eccepire, si diceva, nel “ragionamento” di Lutsenko, a meno di “scordare” che l’intera tragedia ucraina è partita proprio dalle scelte atlantiche di farne un avamposto USA-NATO contro la Russia e che Mosca a tutto potrebbe consentire, meno che all’adesione formale e ufficiale (quella di fatto, sono anni che va avanti) dell’Ucraina alla NATO, con Kiev che ne diventa «principale attore in Europa».
A conclusione e a beneficio di quanti non ricordino il nome di Jurij Lutsenko, riteniamo non superfluo riportare, prese a prestito da una breve scheda della TASS, alcune succinte tappe importanti della sua carriera, cominciata nel maggio 2016, allorché venne messo al posto dell’ex procuratore generale Viktor Šokin, rimosso con l’intervento dell’ex ambasciatore USA Geoffrey Pyatt, perché non adeguatosi alle “raccomandazioni” d’oltreoceano di lasciare in pace gli affari della famiglia Biden nella “Burisma”.
Nato nel 1964, Jurij Lutsenko si era laureato nel 1989 alla facoltà di elettrotecnica del Politecnico di L’vov.
Nell’autunno 2004, durante la cosiddetta “rivoluzione arancione”, era stato uno dei comandanti di campo del majdan di allora, guadagnandosi così, nel 2005, la nomina a Ministro degli interni ed esercitando la carica anche dal 2007 al 2010 nel secondo governo di Julija Tymošenko, la “martire” del gas che nel 2014 sognava di sganciare una bomba atomica sul Donbass.
Altre tappe significative nella carriera di “procuratore” golpista, furono quella del febbraio 2012, quando Lutsenko fu condannato da un tribunale distrettuale di Kiev a quattro anni di carcere con confisca dei beni, perché riconosciuto colpevole di eccesso di poteri e peculato su scala particolarmente ampia.
Messo alla porta, come si è detto, da Vladimir Zelenskij, perché considerato troppo legato alla cosca perdente di Petro Porošenko e dopo aver “servito la patria” per qualche mese al fronte, nel luglio 2023 Lutsenko ha lasciato il proprio reparto, ufficialmente per motivi di salute. Mettere al sicuro la pellaccia dalle pallottole del nemico pare un valido “motivo di salute”. Elettrotecnico e golpista, Lutsenko si muove nel solco del mussoliniano “armiamoci e partite”.
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Salvatore
ma tutti questi individui è possibile non si rendono conto che tutto può velocemente finire con qualche bomba nucleare tattica?