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Sull’Iran quanto vale ancora la parola dei think tank nel 2025?

Nella sua versione cartacea del 19 giugno 2025, un articolo del quotidiano Le Soir ci dice che, nonostante il suo arsenale, l’Iran è ancora in una posizione debole di fronte a Israele. A sostegno di questa affermazione, ha una fonte curiosa: il prestigioso think tank dell’International Institute for Strategic Studies (IISS). Ma quanto vale? Fondato nel 1958, con sede a Londra, l’IISS si presenta come una fonte di informazione affidabile, professionale e verificata sulle questioni geopolitiche mondiali. Ma soprattutto, afferma di non avere alcuna fedeltà a nessun governo o organizzazione politica di sorta.

Per quanto riguarda la professionalità, va ricordato che François Heisbourg, consigliere senior dell’IISS per il continente europeo, ha dichiarato nel 2002 senza tremare che le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein esistevano davvero[1]. Questo nonostante i ripetuti rapporti di due commissioni delle Nazioni Unite, l’AIEA e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Per quanto riguarda l’indipendenza, abbiamo il diritto di avere dubbi.

Di recente, nel 2016, secondo il Guardian[2], l’istituto è stato colpito da uno scandalo di corruzione, che ha coinvolto la sciocchezza di 25 milioni di sterline della famiglia reale del Bahrein. Sai? Questo piccolo paese del Golfo, una piattaforma off-shore, sede della Quinta Flotta della Marina degli Stati Uniti… In alcuni anni, secondo il Guardian, il denaro del Bahrein ha rappresentato la metà delle entrate totali dell’IISS.

L’indipendenza finanziaria pone effettivamente alcuni problemi, e può essere osservata tra i suoi ex donatori, tutti attivi nel settore finanziario e bancario: tra il 1959 e il 1981, l’IISS ha beneficiato di generosi contributi di 4 milioni di dollari dalla Fondazione Ford[3]; la Fondazione, in misura minore la Fondazione Rockefeller, con 48.000 sterline nel 1960 e nel 1964[4]; il Foreign Office britannico, con 100.000 sterline nel 1979[5]; e infine la MacArthur Foundation tra il 1984 e il 2017, con 6,7 milioni di dollari[6].

Più recentemente, sappiamo che nell’anno 2022-2023 l’Istituto ha avuto diritto a sovvenzioni da non meno di 6 enti governativi, per un importo di 753.416 sterline. Che? Non lo sappiamo: nel Regno Unito la trasparenza per le donazioni non è vincolante. Ma possiamo ragionevolmente presumere che paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti, l’Australia, il Canada e la Germania siano inclusi.

Dietro la loro patina di indipendenza, la galassia di think tank transnazionali della NATO è un sistema decisamente partigiano, finanziariamente opaco e, come avrete intuito, molto influente. Perché è stato proprio un rapporto dell’IISS, pubblicato in un momento di grande dibattito, a dare a Tony Blair i mezzi per gettare il suo paese nella guerra in Iraq, che è costata la vita a quasi 200 soldati britannici e mezzo milione di iracheni. E questo per una spudorata menzogna!

Il quotidiano Le Soir farebbe meglio a rivedere le sue fonti. Perché c’è un’aria di somiglianza con gli articoli di questo stesso giornale che avrebbero dovuto dimostrare tra il 2022 e il 2023 la cosiddetta debolezza militare della Russia! Abbiamo visto cosa succede: nulla di ciò che è stato ripetutamente previsto è accaduto. Presentando informazioni non verificate provenienti da fonti corrotte e di parte, si diventa complici di una macchina da guerra che scoraggia il dialogo tra gli Stati e che costa migliaia di vite. Sì signori, le bugie uccidono!

1] Le Monde, 16 luglio 2003

[2] The Guardian, 6 dicembre 2016

[3] The Times, 28 novembre 1958

[4] The Times, 26 ottobre 1960 e 17 agosto 1964

[5] The Independent, 26 maggio 2004

[6] Associated Press, 24 gennaio 1985

*Da Investig’action

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