El Salvador, Ecuador, Congo, Haiti
In El Salvador a progettare il trasferimento di immigrati illegali dalle galere al CECOT, la prigione lager antiterrorismo; in Ecuador a sostenere la lotta al narcoterrorismo; in Repubblica Democratica del Congo a proteggere le risorse minerarie; ad Haiti a condurre operazioni militari contro le gang che imperversano nel Paese.
El Salvador e la super Guantanamo
Ad aprile il quotidiano statunitense Politico è entrato in possesso di una nuova proposta presentata da Erik alla Casa Bianca: il trasferimento di migliaia di immigrati illegali con precedenti penali dalle strutture di detenzione statunitensi al CECOT, carcere di massima sicurezza di Tecoluca, El Salvador. Piano logistico compreso. «Trasferire ‘100.000 tra i peggiori criminali’ in El Salvador, passando per un campo di detenzione intermedio con una capacità di 10.000 persone».
Prevista la conversione di parte della struttura carceraria salvadoregna in territorio americano. Guantanamo alla rovescia. Versione ‘moderata’ del dispiegamento di un esercito di agenti privati per arrestare e deportare 12 milioni di immigrati legali, per 25 miliardi di dollari.
Ecuador e la narco-violenza
L’Ecuador al primo posto per numero di omicidi in America Latina nel 2023. A marzo il presidente Daniel Noboa ha arruolato l’esercito privato di Erik Prince nella lotta al narcoterrorismo e la protezione delle acque nazionali dalla pesca illegale (i trasporti di droga). A maggio, ‘studio e valutazione di un’offerta presentata da Prince’. Senza fornire ulteriori dettagli o indicazioni, annunciato il dispiegamento dei contractor a partire da luglio.
Repubblica Democratica del Congo
Ricchissima di giacimenti di rame, cobalto, litio e coltan, la Repubblica Democratica del Congo è dilaniata da decenni di scontri nella sua parte orientale. Prince avrebbe stipulato un accordo con Kinshasa per la protezione di giacimenti e riscossione delle tasse collegate. Ad aprile la presidenza aveva ammesso la firma di un accordo con Erik Prince, senza precisare il numero di effettivi né le località di dispiegamento. Mentre Erik Prince risulta impegnato nel reclutamento di ex soldati francesi; in particolare della Legione Straniera.
Il Prince africano
Nel 2017 un alto dirigente della Frontier Services Group – allora di proprietà di Erik Prince – ed alcuni partner dell’ex presidente congolese, Joseph Kabila hanno fondato la Congo Gold Raffinerie (CGR) a Bukavu. Nel 2023, l’ONU ha accusato Prince di aver proposto l’invio di 2.500 mercenari latinoamericani provenienti da Colombia, Messico e Argentina nel Kivu Nord, per proteggere le miniere e fermare l’avanzata dei ribelli.
Nel Paese, hanno recentemente subito cocenti sconfitte i romeni di due PMSC (Private Military & Security Companies; Compagnie Militari e di Sicurezza Private) facenti capo all’ex legionario transilvano, Horatiu Potra: Agemira e Asociata RALF.
L’inferno di Haiti
La situazione di Haiti, già da tempo disastrosa, si è ulteriormente aggravata nel 2021, con l’assassinio del presidente Jovenel Moïse da parte di mercenari colombiani. E lo scorso anno alcune delle bande armate si sono unite in una coalizione chiamata Viv Ansanm e hanno intensificato le violenze. Tanto che, le Nazioni Unite hanno avvertito che la capitale, Port-au-Prince rischia di cadere sotto il loro completo controllo.
Tutto ciò, mentre la missione internazionale guidata dal Kenya ha sostanzialmente mancato il raggiungimento dei suoi obiettivi e la polizia haitiana, sottodimensionata e mal equipaggiata, non riesce a tenere testa ai criminali. Popolazione ed istituzioni, si sono dichiarati favorevoli a misure estreme e a qualsiasi aiuto dall’estero.
Contractors seminascosti e droni
E così, dei contractor americani, tra cui Erik Prince, avrebbero stipulato un contratto con il Governo per impiegare droni commerciali, armati con ordigni esplosivi per eliminare esponenti delle gang.
Per l’organizzazione dei diritti umani RNDDH, da marzo a fine maggio gli attacchi dei droni avrebbero ucciso circa 300 persone. Tra queste non vi sarebbero vittime civili, ma la scarsa trasparenza delle autorità e la difficoltà di accedere alle zone colpite non consentono bilanci credibili. Oltre ai droni, Prince prevederebbe la mobilitazione di 150 veterani americani di origini haitiane e caraibiche da inviare sul campo.
Polemiche politiche sui legami di Erik Prince con l’amministrazione Usa. Prince avrebbe rivelato l’intenzione di trasferire uomini da El Salvador ad Haiti, insieme a tre elicotteri d’attacco e di aver già spedito loro un grosso carico di armi nel Paese. Infine, il suo obiettivo finale sarebbe quello di accaparrarsi anche la gestione di dogane, trasporti, riscossione delle tasse e altri servizi necessari alla stabilizzazione del Paese.
Mercenari dolorosi
Quella di Haiti con i contractor – dettaglia Orizio -, è una convivenza di lungo corso non sempre indolore. Quando gli americani hanno riportato al potere l’ex presidente Jean-Bertrand Aristide nel 1994 dopo essere stato deposto da un sanguinoso colpo di stato militare, della sua sicurezza è stata incaricata la Steele Foundation di San Francisco.
Contractor hanno operato nel post-terremoto del 2010. I colombiani che nel 2021, al soldo della società americana CTU Security LLC, hanno assassinato il presidente Moïse. Ora la canadese GardaWorld che nel maggio dell’anno scorso si è aggiudicata un contratto da 30 milioni di dollari per supportare la missione di polizia internazionale guidata dal Kenya. Con Cremlino che s’è proposto col gruppo Wagner.
Prince braccio armato nascosto di Trump?
Dopo l’insediamento di Trump a gennaio, Erik Prince, nel suo podcast, annunciava che per gli Stati Uniti era giunto il tempo di riprendersi il ruolo imperiale e l’influenza militare ed economica in Africa e Sudamerica. Due continenti che sono sicuramente importanti per Washington, in cui i suoi principali concorrenti hanno una consolidata presenza, sia diretta con truppe e funzionari, che attraverso le proprie PMSC: Gruppo Wagner, Afrika Corps, Redut e Bear russe o le varie PSC (Compagnie di Sicurezza) cinesi.
Sean Mcfate, ex contractor, professore ed esperto del mondo delle PMSC ad affermare: «vale sempre la pena osservare dove si muove Prince, perché è un indicatore di dove, secondo lui, potrebbe finire Trump per cercare sempre di trarne profitto».
Aiuti ai leader amici, peggio per i nemici
Stabilizzazione di Paesi con alti tassi di criminalità attraverso il supporto a leader amici, addestramento delle Forze di Sicurezza, controllo delle acque territoriali, e, addirittura, partecipazione diretta ad operazioni. Per non parlare, al contrario, della destabilizzazione di governi ostili. Si pensi al Venezuela. Nel 2019 Prince aveva proposto un piano per rovesciare il presidente Maduro utilizzando dei mercenari.
L’anno successivo diversi ex militari statunitensi e latinoamericani della società Silvercorp USA hanno lanciato l’Operazione Gedeón; un maldestro tentativo di golpe in territorio venezuelano.
In seguito alle controverse elezioni di luglio 2024 che hanno visto la rielezione di Maduro, Prince ha iniziato a sostenere un nuovo movimento di opposizione chiamato Ya Casi Venezuela (Il Venezuela è quasi qui). E ha lanciato una campagna per il finanziamento di una presunta operazione. Dopo settimane di raccolta fondi, però, il piano militare non è mai stato attuato.
‘Ambasciatore’ a mano armata
A seconda dei casi e del grado di ‘endorsement’ ottenuto da Washington, Prince ha assunto il ruolo di ambasciatore ombra, facilitatore e apripista, negoziando direttamente con i vertici dei vari Paesi. Inseguendo i propri interessi, ma anche quelli di Washington e, addirittura, anticipandoli.
Grazie allo status giuridico ambiguo e la mancata necessità di approvazioni parlamentari, queste realtà, un tempo ancillari ai governi, risultano oggi sempre più rilevanti per contesti così delicati come quelli analizzati.
* da RemoContro
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