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I vertici UE in Estremo Oriente, per cercare una via d’uscita sui dazi

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, l’Alta rappresentante per gli Affari Esteri Kaja Kallas, e il presidente del Consiglio Europeo António Costa hanno concluso due incontri in Estremo Oriente, uno coi vertici cinesi e uno con quelli giapponesi. Colloqui che assumono una particolare importanza ora che siamo a ridosso della chiusura delle trattative sui dazi statunitensi.

Infatti, non è stato nascosto che la questione delle tariffe avrebbe segnato i contenuti dei due incontri. Ma se Bruxelles con Tokyo aveva gioco facile nel discutere propagandisticamente di un “sistema commerciale multilaterale libero” – così lo chiama la dichiarazione finale -, con Pechino già nelle ultime settimane si era capito che non si sarebbero raggiunti molti risultati.

E sia chiaro, è così perché la UE è arrivata in casa della seconda potenza economica mondiale volendo dettare legge, sul lato commerciale tanto quanto su quello della politica estera. C’erano già state sufficienti avvisaglie per prevedere che questo sarebbe stato l’atteggiamento e che, dunque, la visita si sarebbe conclusa tra fredde strette di mano e pochi punti di intesa.

Il viaggio effettuato per il 50esimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra UE e Cina si è ridotto a un solo giorno, ma per lo meno Xi Jinping era presente. E su due dossier Bruxelles e Pechino hanno parlato più o meno la stessa lingua: la lotta alla crisi climatica e il mercato delle terre rare. È bene però fare tutte le specifiche del caso.

UE e Cina hanno concordato di intensificare i propri sforzi a difesa dell’ambiente, all’interno della cornice dell’Accordo di Parigi. Tuttavia, un pezzo importante dell’impegno alla riduzione delle emissioni passa per le auto elettriche, comparto su cui Bruxelles ha fatto la guerra al Dragone. Più che una cooperazione approfondita, sembra che il succo sia “continuiamo nella stessa direzione, ma su rette parallele“.

Non a caso, dalla UE sono arrivate critiche per le recenti restrizioni decise dalla Cina sulle esportazioni di terre rare, come ritorsione alle tante misure imposte sui prodotti cinesi. Il risultato sarebbe stata l’interruzione delle linee di approvvigionamento e delle linee produttive dell’industria automobilistica europea, appunto.

Ad ogni modo, i flussi di terre rare verso il Vecchio Continente sono tornati a crescere dal crollo dello scorso aprile, e alla fine le due parti hanno raggiunto l’accordo per instaurare un “meccanismo di approvvigionamento per l’esportazione potenziato“. Esso dovrebbe servire a garantire l’arrivo dei preziosi materiali anche in caso di colli di bottiglia del mercato.

Qui si chiude la lista dei successi dell’incontro a Pechino. Von der Leyen ha ribadito che con la Cina si vuole uno scambio aperto, ma per ottenere è necessario riequilibrare le relazioni tra i due attori. E per farlo è necessario “aumentare l’accesso al mercato cinese per le aziende europee, limitare l’impatto esterno della sovracapacità produttiva e ridurre i controlli sull’export“.

In sostanza, Bruxelles si lamenta di alcune barriere che ancora il Dragone impone sui prodotti europei, così come del fatto che l’industria cinese riesca a inondare a prezzi eccessivamente competitivi il mercato comunitario. È per questo che la UE aveva posto dazi agguntivi sulle auto elettriche cinesi, con la scusa di sussidi pubblici distorsivi della concorrenza.

Tralasciamo l’evidenza per cui di sussidi in UE se ne distribuiscano a bizzeffe (ma anche in questo caso vale un doppio standard). La presidente della Commissione ha presentato questi temi aggiungendo: “quando le nostre preoccupazioni non vengono affrontate, la nostra industria e i nostri cittadini ci chiederanno di difendere i nostri interessi. Ma la nostra preferenza è sempre, come facciamo oggi, quella di dialogare e trovare valide soluzioni negoziate“.

Un’affermazione che suona come una minaccia, quasi come se fosse la Cina e non la UE ad aver segnato 305 miliardi di euro di deficit commerciale lo scorso anno. Ad ogni modo, Xi Jinping ha risposto dicendo che è pronto a “gestire adeguatamente divergenze e attriti“, ma ha anche sottolineato che si augura che pure la UE “si astenga dall’utilizzare strumenti economici e commerciali restrittivi“.

Una guerra di posizione, in cui tra l’altro si aggiungono le richieste di Costa affinché i vertici cinesi facciano pressione su Mosca per una ‘pace giusta’ (cioè una vittoria) per l’Ucraina. Nell’ultimo pacchetto di sanzioni alla Russia alcune vanno a colpire anche due banche del Dragone, e questo fa capire come sia poco credibile ogni richiesta che arriva in questo senso sbandierata come una relazione equilibrata.

Il problema principale è che la UE continua a usare il metodo di quando l’egemonia occidentale era indiscussa: la violenza unilaterale per ottenere quello che vuole. Ma i tempi sono cambiati, e lo ha reso chiaro anche il presidente cinese, quando ha detto che “le attuali sfide che l’Europa si trova ad affrontare non provengono dalla Cina“, facendo un evidente riferimento a Washington.

Difatti, a Bruxelles lo sanno bene, dato che l’incontro avuto dai suoi vertici a Tokyo ha avuto al centro la questione dazi e commercio. Oltre all’approfondimento delle relazioni bilaterali già esistenti, con un dialogo sulla difesa che si svilupperà il prossimo anno e il rilancio delle sinergie industriali nel settore, è l’Organizzazione Mondiale del Commercio ad attirare le attenzioni.

Insieme, l’Ue e i paesi aderenti al CPTPP possono guidare una riforma significativa dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, in modo che le regole del commercio globale riflettano le sfide odierne e i rischi futuri“, ha detto von der Leyen. Un tema che ricorre sin dagli inizi del suo primo mandato, e che vorrebbe un mercato globale ancora più aperto al modello export-oriented europeo.

La strategia è quella di passare attraverso il Giappone per avere l’appoggio del CPTPP (un’area di libero scambio che unisce 11 paesi che si affacciano sul Pacifico) alla riforma dell’OMC, e probabilmente a Bruxelles credono che la guerra dei dazi accesa da Trump sia la finestra di opportunità migliore per tentare nuovamente questa strada.

Ma il tempo delle camere di compensazione è finito. Persino l’atteggiamento tenuto a Pechino dai massimi esponenti UE lo dimostra. Gli scambi del futuro, ora come ora, non possono di certo trovare nell’OMC un attore che andrà riguadagnando la legittimità perduta in anni e anni di misure unilaterali. A cui, ovviamente, la UE ha partecipato ben felice.

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2 Commenti


  • marco

    Il tanto avverso Trump che ai nostri occhi sembrerebbe di destra in pratica non lo è.In comune con la nostra destra ha solo determinate scelte conservatrici a tutela. a suo avviso .del benessere degli Usa parimenti con le sue politiche turba il teatrino bruxelliano tanto da spingere questo ultimo a cercare accordi con i brics e quindi indirettamente con la Russia ponendolo in conflitto con le sue stesse scelte politiche guerrafondaie.
    Emerge da questo comportamento che il teatrino pur di continuare il suo disegno è disposto a tutto perfino a contraddirsi.L opportunismo politico UE salverebbe il teatrino odierno e i suoi disegni ma ostacolerebbe il formarsi di un Europa unita .autonoma e soprattutto equa.Tutto questo dimostra che la Von e Company vogliono si un Europa unita e autonoma ma come la intendono loro e sotto il loro pensiero e giudizio che ha poco di democratico.Non si appoggiano le politiche trumpiane maI e poi mai ma si cerca di vedere cosa possa scaturire di buono per noi dai contrasti che si sono venuti a creare.Una partita a scacchi di lunga durata che purtroppo al momento genera solo vittime e povertà ma che offre l opportunità a nuove forze politiche più giuste di emergere ed imporsi.Gli USA esistono già e hanno obiettivi economici.L UE vorrebbe esistere ma ha prevalentemente obiettivi politici egemonici e i due non possono essere paragonati e difficilmente potranno trovare accordi duraturi tra loro.


    • Redazione Contropiano

      l’impostazione di Trump è paranazista e genocidiaria… basta guardare a cosa dice e fa su Palestina, immigrati, cultura, università, sanità, ecc…

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