Menu

Texas nuova frontiera, i deputati dem in fuga contro il governatore

Nel tempio della democrazia liberale, altrimenti detto “la più antica democrazia moderna”, le cose non sembrano andare come Montesquieu si era immaginato. Le regole del gioco vengono cambiate mentre si sta giocando, ridisegnando i collegi per favorire i candidati di una parte o dell’altra.

Hanno cominciato i trumpiani nel Texas, innescando la “fuga” dei deputati “democratici” per non far avere il numero legale – i due terzi – necessario ad approvare una legge che darebbe ai repubblicani cinque deputati in più al Congresso federale.

Naturalmente, vista la minaccia di cambiare furbescamente la composizione politica del Congresso, i “democratici” si organizzano per fare lo stesso negli Stati che loro controllano. Logico ed inevitabile, certo. Ma così – è evidente – la “democrazie delle regole” perde ogni senso. Se le regole sono elastiche, “ad partitum”, non c’è nessuna regola vera. Se no quella della truffa.

*****

Più di 50 deputati democratici della Camera del Texas hanno lasciato lo stato per recarsi in paradisi dem come l’Illinois, New York State e il Massachusetts, nel tentativo di privare i repubblicani del quorum per il voto di approvazione di una legge che modificherebbe i collegi elettorali dello stato, per agevolare Donald Trump nelle elezioni di midterm del prossimo anno.

La maggioranza Gop alla Camera federale si regge su pochissimi seggi, per cui anche 5 seggi in più possono fare la differenza, proprio quei 5 che i repubblicani texani vorrebbero offrire al tycoon ridisegnando i confini dei distretti elettorali.

Non è la prima volta che i democratici texani abbandonano lo stato per bloccare l’avanzamento di un disegno di legge, ma ora rischiano una multa di 500 dollari al giorno, in quanto nel 2023 il Congresso locale, controllato dal Gop, ha approvato l’utilizzo delle sanzioni proprio per evitare il ripetersi del boicottaggio.

Il governatore di ultra destra del Texas Greg Abbott non ha preso bene la sfida dei deputati, che sono partiti postando sui canali social video in cui salgono sugli aerei diretti al nord, assicurando ai loro elettori che continueranno a lottare. «Diranno che siamo scappati», ha detto Ramon Romero dell’area di Fort Worth, rivolgendosi direttamente ai texani dall’aeroporto di Austin. «Niente di più sbagliato: quello che stiamo facendo è lottare per i nostri diritti». Poi ha aggiunto rivolto ad Abbott: «Mi vedi? Guarda qui. Ciao».

Come ritorsione oltre alla multa Abbott ha minacciato di espellere i deputati dalla Camera, se non tornano entro lunedì alle 15, quando i lavori del Congresso locale dovrebbe riprendere, equiparando l’assenza a un «abbandono o decadenza da una carica elettiva statale», e di chiedere la loro estradizione, in quanto possono essere considerati dei “criminali”.

Anche Ken Paxton, procuratore generale del Texas che, se è possibile, è ancora più a destra di Abbott, ha condannato la mossa dei dem, e ha minacciato il loro arresto: «Cercano di scappare come codardi, dovrebbero essere trovati, arrestati e riportati immediatamente al Campidoglio – ha affermato in una nota – Dovremmo usare ogni strumento a nostra disposizione per dare la caccia a chi crede di essere al di sopra della legge».

A difendere i deputati rivoltosi sono arrivati i governatori degli stati democratici, diventati santuario non di migranti illegali ma di deputati eletti. Il governatore democratico dell’Illinois, il miliardario JB Pritzker, di cui si parla come potenziale candidato dem alla presidenza nel 2028, durante una conferenza stampa, circondato dai deputati texani, ha promesso di proteggerli: «Faremo tutto il possibile per tenere al sicuro ognuno di loro, poiché sappiamo che stanno facendo la cosa giusta, sappiamo che stanno rispettando la legge. Il loro è un giusto atto di coraggio. Non hanno avuto altra scelta che lasciare il loro stato d’origine per proteggere i loro elettori».

«Non siamo qui per giocare – ha dichiarato nella stessa conferenza stampa il presidente del Caucus Democratico della Camera del Texas, Gene Wu – ma per chiedere la fine di questo processo corrotto».

Anche la governatrice dello stato di New York, la solitamente pacata Kathy Hochul, si è schierata dalla parte dei compagni di partito texani: «Non resteremo a guardare mentre i repubblicani cercano di manipolare il sistema per dare a Donald Trump più potere incondizionato. I democratici del Texas si battono per il futuro della nostra democrazia e sono orgogliosa di essere al loro fianco nella lotta contro la privazione del diritto di voto».

Hochul ha alzato il tiro affermando di stare valutando degli emendamenti che consentano allo stato di New York di ridisegnare a sua volta i distretti elettorali, se il Texas dovesse sparare il primo colpo. «Se i repubblicani sono disposti a riscrivere le regole per avvantaggiarsi, allora non abbiamo scelta, dobbiamo fare lo stesso», ha detto Hochul.

Questo scatto di reni del partito democratico arriva il giorno dopo le accorate dichiarazioni rilasciate dal senatore dem del New Jersey Cory Booker durante un’intervista alla Cnn, in cui ha implorato il partito di reagire con più forza contro Trump, sostenendo che la storia li ricorderà per la loro «complicità» nel «piegarglisi in ginocchio».

Il moderato Booker ha chiesto che il suo partito abbracci l’ala più progressista e ha esortato il suo stato a ridisegnare le mappe della Camera: «È arrivato il momento di toglierci i guanti».

* da il manifesto

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *