I contenuti del quarto episodio di “Cronache da Gaza” sono tratti da un video, che Ajmad ci ha inviato in occasione di un evento di presentazione del podcast. Il primo intervento è riferito alla difficoltà, sempre enorme, di comunicare: assenza di rete, di connessioni, di infrastrutture. E, in più, la guerra.
“Nelle ultime due settimane, purtroppo, non c’è stata quasi del tutto connessione a Internet. L’esercito israeliano ha preso di mira diversi centri di comunicazione Internet sia a nord che a sud: quindi non c’è connessione Internet. Al momento sto utilizzando una eSIM. Nei giorni precedenti non c’era nemmeno il segnale. Quindi non sono riuscito a utilizzare la eSIM in modo corretto, in condizioni – diciamo così – normali. E dunque non c’è internet. Questa è la cosa più importante che sta succedendo qui a Gaza. Per quel che riguarda le notizie di guerra e di pace, l’esercito israeliano ha ampliato la sua zona militare nel nord di Gaza. Ci sono molti attacchi mirati, sia nella zona sud che in quella centrale di Gaza”.
Ajmad poi descrive brevemente la situazione degli approvvigionameti alimentari: aiuti umanitari, costi del cibo alle stelle, estrema scarsezza di generi di prima necessità.
“Non c’è un meccanismo adeguato per far entrare gli aiuti umanitari qui a Gaza. Quindi la fame continua: non ci sono verdure, non c’è carne, non c’è niente. E i prezzi sono davvero alti, altissimi: ad esempio un chilo di manzo costa 600 shekel, che sono… Sì, 150 euro. Questo per un solo chilo di carne. Non c’è pollo, quasi per nulla. Le verdure, sono poche, e davvero molto costose”.
Altro tema delicato, e di cui si conosce poco al di fuori di Gaza, è quello della situazione interna: oltre alla violenza dell’esercito israeliano, ci sono anche altre minacce che rendono estremamente pericolosa la quotidianità dei gazawi.
“La cosa più importante di cui voglio parlare è la situazione interna qui a Gaza, a causa dell’assenza di un governo. Ci sono molti uomini armati e bande che sparano. Ci sono molte bande armate, interne, che stanno causando una grande insicurezza all’interno della Striscia di Gaza. Quindi, a tarda notte, nessuno può muoversi perché ci sono molte persone fuori che potrebbero minacciarti o aggredirti per prenderti qualsiasi cosa tu abbia, anche se non c’è nulla da rubare: vogliono il telefono, i soldi, quello che si ha.
La connessione internet non è molto buona, purtroppo. Spero che regga. Ci sono molte azioni mirate da parte del governo de facto, che è Hamas, contro questi individui. E a volte questo tipo di azioni causano danni a persone innocenti che si trovano semplicemente nei paraggi durante questi scontri, in questi luoghi, nel momento sbagliato. Un paio di giorni fa c’è stato uno scontro a est di Az-Zawayda.
C’è stato un attacco mirato, un piccolo SUV è arrivato e ha attaccato delle persone continuando a sparare. Molti innocenti sono morti in questo scontro. E non erano nemmeno affiliati a nessun gruppo di queste parti, né al governo di fatto, né ai rapinatori armati o qualcosa del genere. Le vittime sono state sfortunate, lo chiamiamo ‘danno collaterale’. Per me, questo è davvero crudele, disumano”.
Ajmad conclude poi spiegando come funziona la gestione economica, dei soldi, a Gaza. Soldi che servono, o quantomeno servirebbero, per cercare di sopravvivere, acquistando quel poco che c’è per nutrirsi e gestire le esigenze minime di un essere umano.
“Spero che questo video riesca a raggiungervi. Non so cos’altro dire, ma la situazione attuale è tale che non c’è nulla di cui parlare. È sempre la stessa cosa. E sta peggiorando. Parlerò anche della questione dei soldi, dei contanti, qui a Gaza. Non c’è modo di prelevare contanti senza pagare una commissione, che è pari al 45%. Quindi, se volete prelevare 100 shekel, il centro di prelievo vi prenderà il 45% di questi soldi e vi darà 55 shekel, che è circa la metà dei vostri soldi. Quindi non è possibile ottenere contanti perché non c’è contante all’interno di Gaza. Spero di essere riuscito a spiegare la situazione attuale e spero che questo video vi raggiunga. Grazie di tutto”.
*Radio Città Aperta
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