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Le atomiche su Hiroshima e Nagasaki come primo atto della guerra fredda

Alle 8:15 di lunedì 6 agosto 1945 un bombardiere degli Stati Uniti sganciò su Hiroshima la prima bomba atomica.

La seconda fu usata tre giorni dopo, giovedì 9 agosto, su Nagasaki, a circa 400 chilometri di distanza.

Subito dopo Hiroshima il presidente USA Harry Truman dichiarò:

«Poco tempo fa un aereo americano ha lanciato una bomba su Hiroshima e ha abbattuto la sua potenza sul nemico. Questa bomba ha una potenza superiore a quella di ventimila tonnellate di TNT. I giapponesi hanno cominciato la guerra dal cielo a Pearl Harbor. Ma hanno pagato duramente. E non si è ancora raggiunta la fine.

Con questa bomba noi abbiamo ora aggiunto un nuovo e rivoluzionario avanzamento in termini di forza distruttrice, integrando così il crescente potere delle nostre forze armate.

Abbiamo speso più di due miliardi di dollari sulla più grande scommessa scientifica della storia. E abbiamo vinto. Ma la più grande meraviglia non è la dimensione dell’impresa, né la sua segretezza, né il suo costo, ma che grandi menti della scienza siano riuscite a raggiungere un tale obiettivo.»

Le due bombe causarono un numero di morti, quasi esclusivamente civili, fra 150.000 e i 220.000 persone.

Decine di migliaia furono i morti negli anni successivi a causa della radioattività.

Il governo americano diede vita ad una campagna di propaganda e disinformazione per negare gli effetti delle radiazioni, sostenendo che le atomiche fossero esattamente come delle “normali” bombe, solo più potenti.

Il generale Leslie L. Groves, che era a capo del Manhattan Project – il programma di ricerca che aveva portato alla realizzazione della bomba – organizzò una spedizione di scienziati con l’obiettivo di “dimostrare che non c’era radioattività” a Hiroshima.

Tutta la stampa nordamericana aderì alla versione ufficiale, con l’eccezione di un giornalista afroamericano, Charles Harold Loeb, che per primo descrisse gli effetti micidiali delle radiazioni in un articolo uscito il 5 ottobre del 1945 sull’Atlanta Daily World, un giornale della comunità afroamericana statunitense.

La “versione ufficiale“, difesa tutt’oggi dalla propaganda imperialista, giustifica le atomiche su Hiroshima e Nagasaki sostenendo che l’alternativa sarebbe stata una invasione del Giappone che avrebbe richiesto l’utilizzo di più di un milione di militari americani e avrebbe causato molti più morti, soprattutto tra i civili, rispetto alle vittime di Hiroshima e Nagasaki.

Ma in realtà l’esercito USA era molto distante dalla possibilità di invadere il Giappone.

A fine marzo del 1945 gli USA avevano conquistato Iwo Jima, distante più di mille chilometri dalle coste giapponesi, dopo una battaglia durata oltre un mese, e solo il 19 giugno avevano conquistato Okinawa, a più di 600 chilometri dall’isola di Kyūshū, la più meridionale delle 4 isole principali dell’arcipelago nipponico.

Chi invece aveva la possibilità concreta di invadere il Giappone era semmai l’Unione Sovietica.

Fin dal 1942 gli USA e l’Inghilterra facevano pressioni sull’Unione Sovietica perché aprisse un secondo fronte a oriente contro il Giappone e alla conferenza di Yalta (febbraio 1945) venne deciso che i sovietici avrebbero dichiarato guerra al Giappone entro tre mesi dalla sconfitta della Germania.

E infatti la notte tra l’8 e il 9 agosto 1945 l’Unione Sovietica attaccò, dopo aver spostato in estremo oriente un milione di soldati veterani del fronte europeo.

In una settimana liberò la Manciuria, difesa dall’armata del Kwantung che contava circa 700.000 soldati giapponesi, e la Corea settentrionale.

La settimana successiva l’Unione Sovietica conquistò l’intera isola di Sachalin, la cui metà meridionale faceva parte dell’impero giapponese e che era divisa da un braccio di mare di soli 70 chilometri dall’isola di Hokkaido, la più settentrionale delle isole maggiori dell’arcipelago giapponese.

Il 18 agosto l’Armata Rossa conquistò anche le Curili, un arcipelago di 56 isole a nord est dell’isola di Hokkaido.

Tutto questo mentre la flotta e i marines nordamericani erano ancora a centinaia di chilometri dal Giappone.

Senza le atomiche USA l’Unione Sovietica probabilmente avrebbe potuto occupare almeno l’isola di Hokkaido, rendendo meno facile il suo assorbimento nell’area di influenza nordamericana, come era già successo con la Germania.

Ma proprio sulla questione delle “sfere di influenza” in Europa il fronte alleato si era rotto alla conferenza di Postdam (17 luglio – 4 agosto 1945), in cui gli inglesi si erano opposti alle decisioni già prese a Yalta, in particolare rivendicando per la Polonia una continuità con il regime dittatoriale che la governava anteguerra, rappresentato dal governo polacco in esilio a Londra.

Churchill scrive nelle sue memorie che nella primavera del 1945 l’Unione Sovietica era diventata una “minaccia mortale per il mondo libero“; che era necessario creare un nuovo fronte contro la sua avanzata in Europa; che Berlino, così come Praga e Vienna dovevano essere riconquistate dagli angloamericani.

Sempre a Postdam gli USA, che erano rappresentati da Truman, subentrato a Roosevelt dopo la sua morte (12 aprile 1945), misero le basi per il loro dominio totale in Giappone e nel Pacifico.

Il 16 luglio 1945 aveva avuto pieno successo l’esperimento atomico nordamericano di Alamogordo.

Il presidente Truman non ne parlò in sede di conferenza e men che meno pose agli alleati il problema di come utilizzare la nuova arma. Invece fece comunicare privatamente alle delegazioni inglese e sovietica il possesso da parte degli Stati Uniti di un’arma rivoluzionaria di straordinaria potenza.

Poi due giorni prima della data concordata dell’attacco dell’Unione Sovietica al Giappone fece sganciare la prima bomba ad Hiroshima, e il giorno stesso in cui l’Armata Rossa era entrata in Manciuria fece sganciare la seconda si Nagasaki.

Il messaggio, forte e chiaro, era diretto ai Sovietici prima ancora che ai Giapponesi: di fronte alla superiorità militare USA l’Unione Sovietica avrebbe dovuto abbandonare ogni idea di conquista del Giappone lasciandolo alla sfera di influenza USA.

Le due atomiche sganciate il 6 e il 9 agosto sul Giappone di fatto hanno sancito l’inizio della guerra fredda e hanno precipitato il mondo nella stagione dell’equilibrio del terrore fondato sulla proliferazione nucleare. Stagione che di fatto non si è mai conclusa.

(un ringraziamento a Tore che ha dato lo spunto per questo articolo)

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