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Sento il dovere di fare la mia piccola parte nel diffondere il Testamento umano di Anas Al-Sharif, il giornalista assassinato deliberatamente da Israele a Gaza assieme ai suoi compagni lavoro. Il testo era stato consegnato ad aprile di quest’anno ad amici e familiari, con l’incarico di diffonderlo se il suo autore fosse stato ucciso.

Perché questo è uno dei tanti terribili aspetti del genocidio israeliano: chi lo compie non vuole testimoni, per questo alla stampa mondiale è vietato entrare a Gaza e coloro che comunque diffondono informazioni, eroici giornalisti palestinesi e arabi, sono obiettivi diretti degli assassini IDF, che ne hanno già uccisi più di 200.

Anas sapeva di andare incontro alla morte continuando a dare notizie non solo delle bombe, ma della carestia che Israele impone a Gaza. Ma non si è fermato, non è fuggito, ha lottato fino all’ultimo, come i nostri Partigiani di fronte ai nazisti.

Mentre leggiamo le sue parole, nelle quali la fede laica nella libertà del suo popolo si unisce a quella in Dio, non possiamo che sentire, noi atei, lo stesso sentimento di fondo. Alla fine la giustizia dovrà trionfare e Israele dovrà essere sconfitto con tutti i suoi complici.

Io, che non credo che questo lo possa fare un Dio, voglio dare il mio piccolo contributo affinché questo lo facciano le persone. Diamoci tutte e tutti da fare contro Israele, contro chi lo finanzia e arma, contro chi lo sostiene con la propaganda e le menzogne. Raccogliamo tutte e tutti le ultime parole Anas al-Sharif: NON DIMENTICATE GAZA..

Questa è la mia volontà, e il mio messaggio finale.

Se le mie parole vi sono giunte, sappiate che Israele è riuscito a uccidermi e a mettere a tacere la mia voce.

Prima di tutto, la pace sia su di voi, e la misericordia e le benedizioni di Dio.

Dio sa che ho dato tutto ciò che avevo: la mia forza, il mio impegno, per essere un pilastro e una voce per il mio popolo, fin da quando ho aperto gli occhi per la prima volta nei vicoli stretti e nelle strade del campo profughi di Jabalia. Speravo che Allah (sw) mi avrebbe concesso una vita abbastanza lunga per poter tornare, insieme alla mia famiglia e ai miei cari, nella nostra città ancestrale di Asqalan, “al-Majdal”, sotto occupazione. Ma la volontà di Dio è stata più rapida, e il Suo decreto si è compiuto.

Ho vissuto il dolore in tutte le sue forme, ho assaporato la perdita e il lutto più volte, eppure non ho mai esitato a trasmettere la verità esattamente com’era, senza distorsioni o menzogne. Possa Dio testimoniare contro coloro che sono rimasti in silenzio, contro coloro che hanno accettato la nostra uccisione, contro coloro che hanno soffocato il nostro respiro e i cui cuori non si sono mossi di fronte ai corpi fatti a pezzi dei nostri bambini e delle nostre donne, e che non hanno fatto nulla per fermare il massacro inflitto al nostro popolo per oltre un anno e mezzo.

Vi affido la Palestina, gioiello della corona del mondo musulmano e battito del cuore di ogni anima libera su questa terra.

Vi affido il suo popolo e i suoi bambini oppressi, che non hanno avuto il tempo di sognare o vivere in pace, i cui corpi puri sono stati schiacciati sotto migliaia di tonnellate di bombe e missili israeliani, fatti a pezzi, con arti sparsi sui muri.

Vi esorto: che nessuna catena vi zittisca, e che nessun confine vi trattenga. Siate ponti verso la liberazione della terra e del popolo, finché il sole della dignità e della libertà non sorgerà sulla nostra patria rubata.

Vi affido la mia famiglia.

Vi affido la luce dei miei occhi, la mia amata figlia Shaam, che la vita non mi ha concesso il tempo di veder crescere come avevo sognato.

Vi affido il mio caro figlio Salah, che speravo di accompagnare e sostenere fino a quando non fosse stato abbastanza forte da portare i miei pesi e continuare la missione.

Vi affido la mia amata madre, le cui preghiere sono state la mia fortezza e le cui benedizioni hanno illuminato il mio cammino. Prego che Dio le conceda pazienza e la ricompensi grandemente per tutto ciò che mi ha dato.

Vi affido anche la mia compagna di vita, la mia amata moglie, Umm Salah, Bayan, dalla quale la guerra mi ha separato per lunghi mesi e giorni, ma che è rimasta salda come il tronco di un ulivo che non si piega. Paziente, fedele e incrollabile, ha custodito il nostro impegno nella mia assenza con forza e fede.

Vi esorto a stringervi attorno a loro e a sostenerli dopo Dio Onnipotente.

Se muoio, muoio saldo nei miei principi. Testimonio davanti a Dio che sono soddisfatto del Suo decreto, certo del nostro incontro, e sicuro che ciò che è presso Dio è migliore ed eterno.

O Allah, accoglimi tra i martiri, perdona i miei peccati passati e futuri, e rendi il mio sangue una luce che guidi il mio popolo e la mia famiglia sul cammino verso la libertà.

Perdonatemi se sono venuto meno. Pregate per la mia misericordia, perché parto mantenendo fede alla mia promessa, senza cambiamento né tradimento.

Non dimenticate Gaza…

E non dimenticatemi nelle vostre sincere preghiere di perdono e accoglienza.

Anas Jamal al-Sharif

06 aprile 202

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1 Commento


  • Nunzio Marino Merlo

    Ho sempre sostenuto la causa palestinese ma non avrei mai creduto, da estimatore del ruolo storico dell’ URSS, che la Russia di Putin potesse essersi ridotta ad un ruolo neutrale, per non dire peggio, nei riguardi della lotta esistenziale dei palestinesi verso lo sterminio messo in atto da Israele. Nessuna iniziativa di spessore, al di là delle rituali formali condanne diplomatiche!! E la sospensione delle relazioni diplomatiche con lo stato ebraico? Mai prese in considerazione! Voi che ne pensate? Grazie.

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