Oltre 400 leader politici, sociali, intellettuali e culturali dell’America Latina e dei Caraibi hanno pubblicato un comunicato di solidarietà con il presidente venezuelano Nicolás Maduro, definendo “priva di fondamento giuridico” e apertamente lesiva del diritto internazionale la proposta della procuratrice generale degli Stati Uniti, Pamela Bondi, di offrire una ricompensa milionaria per la sua cattura.
Tra i firmatari figurano ex presidenti come Ernesto Samper (Colombia), Rafael Correa (Ecuador), Evo Morales (Bolivia), nonché esponenti del mondo accademico, sindacale e delle organizzazioni culturali e politiche.
I firmatari denunciano l’azione come un attacco alla sovranità della Venezuela, una minaccia per la pace regionale e un pericoloso precedente per gli Stati che vogliono salvaguardare la propria indipendenza. In Italia con il comitato promotore italiano dell’Internazionale Antifascista (del quale pubblichiamo il documento integrale in Attualità) sono insorti la Rete dei Comunisti, con i movimenti giovanili Cambiare Rotta e Osa), i ricercatori del CESTES (Centro Studi del sindacato USB) coordinati da Rita Martufi, e la redazione di FarodiRoma, il giornale online diretto da Salvatore Izzo, realtà entrambe aderenti al Capitolo italiano della Rete di intellettuali e artisti in difesa dell’umanità, fondato da Luciano Vasapollo, membro della Segreteria di RdC.
«L’annuncio degli Stati Uniti di imporre una taglia milionaria sul presidente legittimo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, è un atto gravissimo che conferma ancora una volta – ha spiegato il prof. Luciano Vasapollo, decano di economia alla Sapienza di Roma – la natura prepotente e coloniale della politica estera di Washington. Non si tratta soltanto di un’operazione di propaganda, ma di una chiara violazione del diritto internazionale, della sovranità di uno Stato e della volontà democratica del popolo venezuelano, che ha eletto il proprio presidente in elezioni libere e riconosciute da osservatori indipendenti nonostante il sistematico boicottaggio mediatico.
Questa iniziativa statunitense mostra che l’Occidente è ormai agonizzante e corrotto dall’interno, e nonostante gli evidenti segnali di crisi prosegue stoltamente in una strategia storica di destabilizzazione dell’America Latina, con la quale si tenta di rovesciare governi popolari e progressisti attraverso sanzioni economiche, blocchi finanziari, campagne di disinformazione e ora persino pratiche da Far West, come la messa di una “taglia” sul capo di Stato.
È un linguaggio mafioso, che disonora le stesse istituzioni che lo promuovono e che dovrebbe essere respinto dalla comunità internazionale con fermezza.
Ricordo che il Venezuela bolivariano è oggi sotto assedio economico da parte di un sistema imperiale che, incapace di sconfiggerlo sul piano politico e sociale, tenta di soffocarlo sul piano materiale. Le sanzioni illegali hanno provocato danni enormi alla popolazione, ma non hanno piegato la sua dignità né il suo sostegno al processo rivoluzionario iniziato da Hugo Chávez e proseguito da Maduro.
Chiedo a tutti i movimenti sociali, sindacali, antimperialisti e pacifisti di condannare pubblicamente questa misura, che costituisce un precedente pericoloso: se oggi è Maduro, domani potrebbe essere qualsiasi altro leader che osa difendere l’autodeterminazione del proprio popolo.
Invito le Nazioni Unite, l’Unione Africana, la CELAC e ogni organismo internazionale realmente indipendente a pronunciarsi contro questa escalation e a riaffermare il principio sacro della non ingerenza negli affari interni degli Stati.
Il Venezuela ha il diritto di decidere il proprio destino senza minacce, ricatti o spade di Damocle sulla testa dei suoi rappresentanti. La vera criminalità non è a Caracas, dove regnano invece onestà e giustizia, ma nella guerra economica e politica che le viene imposta. Resistere a questo attacco è un dovere non solo per il popolo venezuelano, ma per chiunque creda nella giustizia e nella pace».
Il Popolo Chavista in marcia a Caracas
Parallelamente, oggi lunedì 11 agosto, il popolo venezuelano ha risposto con forza al criminale provvedimento statunitense: il Popolo Chavista, infatti, è sceso ancora una volta in strada per dare vita ad una “Gran Marcha Antiimperialista por la Paz y contra el Narcoterrorismo de la Ultraderecha Fascista”, mobilitazione che ha attraversato Caracas e diverse altre città.
Nella Capitale venezuelana, il corteo ha preso avvio dal Parque Francisco de Miranda, proseguendo davanti alla sede dell’ONU, in Avenida Francisco de Miranda, passando poi per Plaza Altamira, Plaza El Indio, il Ministero dell’Habitat e della Vivienda, fino a concludersi in Plaza José Martí.
Il capo del governo del Distretto della Capitale, Nahún Fernández, ha ribadito il rigetto verso le ingerenze destabilizzanti: «Respingiamo energicamente gli sforzi di gruppi fascisti, finanziati dal governo statunitense… questa escalation rivela la disperazione dell’impero; come venezuelani chiediamo rispetto per la nostra sovranità e per l’autorità di Maduro.
In Venezuela – ha aggiunto Fernàndez – la pace prevarrà sempre! Continueremo a rafforzare il benessere, l’indipendenza e la sovranità della Grande Patria di Bolívar e Chávez, in un atto di dignità e impegno per il nostro destino comune».
Da parte sua, il segretario generale del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) nonchè ministro dell’Interno e della Giustizia, Diosdado Cabello Rondón, ha sottolineato che le forze rivoluzionarie si mobiliteranno questo lunedì in perfetta unità, in difesa della Patria e della pace di tutti i venezuelani.
«In perfetta unità, come blocco, ci mobiliteremo per difendere la Patria, la pace, l’indipendenza, la sovranità e la nostra Costituzione», ha detto Cabello durante la conferenza stampa nella sede del PSUV.
Cabello ha inoltre ribadito: «Dobbiamo restare vigili perché i nemici della Patria non si danno pace e ricorrono a metodi di estremismo, violenza e terrorismo».
Allo stesso tempo, Cabello ha osservato che i settori che utilizzano questi metodi in Venezuela sono stati pienamente identificati; inoltre, come è stato riferito, sono collegati al traffico di droga, a cospiratori e a bande criminali «che un tempo esistevano in Venezuela e molte delle quali sono ora protette in alcune parti del mondo da chi le governa, come nel caso dell’Ecuador».
Anche il cancelliere venezuelano Yván Gil ha tuonato contro l’iniziativa statunitense definendola «patetica: la cortina di fumo più ridicola che abbiamo visto… è un show mediático». Si tratta, ha scandito, di una «disperata distrazione dalle proprie miserie» e ha concluso con fermezza: «La dignità della nostra patria non è in vendita».
* da IlFarodiRoma
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