L’ammissione di Netanyahu, secondo cui Israele sta affrontando un crescente isolamento sulla scena mondiale e dovrà diventare una “super-Sparta”, si presta a molte considerazioni.
“Israele è in una sorta di isolamento” – ha riconosciuto Netanyahu – “Avremo sempre più bisogno di adattarci a un’economia con caratteristiche autarchiche“, ha continuato, definendo il termine per l’autosufficienza economica, chiusa al commercio globale, “la parola che odio di più“.
“Credo nel libero mercato, ma potremmo trovarci in una situazione in cui le nostre industrie di armi sono bloccate. Avremo bisogno di sviluppare industrie di armi qui, non solo ricerca e sviluppo, ma anche la capacità di produrre ciò di cui abbiamo bisogno“, ha dichiarato il premier israeliano accusato di crimini contro l’umanità per il genocidio dei palestinesi in corso a Gaza.
Il riferimento a Sparta avanzato da Netanyahu per un verso è l’ammissione di una Israele come Stato militarista e ultramilitarizzato, dall’altro indica l’ambizione ad una funzione egemonica nell’area mediorientale (e non solo) da esercitare nonostante il crescente isolamento internazionale.
Un paragone decisamente inquietante, reso ancora più inquietante dallo spirito religioso e suprematista che conforma una “etnocrazia” dotata di armi nucleari. Si tratta di un mix micidiale di ideologia dominante e strumenti materiali a disposizione per portarla alle sue estreme conseguenze.
Quando denunciamo come Israele sia diventata un pericolo per l’umanità, e non solo per i palestinesi o il Medio Oriente, non pensiamo di essere andati molto lontani dalla realtà dei fatti.
Il blocco di potere che oggi governa Israele intende in qualche modo candidarsi a guidare tutte le istanze e le ambizioni suprematiste che agitano e crescono in Occidente, mettendogli a disposizione una narrazione ideologica e religiosa, uno Stato “guerriero” e un arsenale militare conseguente. In tal senso se la intende a perfezione con tutte le ambizioni e gli ambienti della destra suprematista negli Stati Uniti e in Europa.
Netanyahu solletica i rigurgiti razzisti e islamofobici in Europa affermando che la crescita dell’isolamento di Israele tra i suoi storici partner europei sia dovuta alla “migrazione illimitata” ha portato i musulmani a diventarne una “minoranza significativa, molto rumorosa, molto, molto belligerante“.
“Questo sta creando limitazioni e ogni sorta di sanzioni su Israele. È un processo che è stato all’opera negli ultimi 30 anni, e soprattutto nell’ultimo decennio, e che cambia la situazione internazionale di Israele. Limpido come il giorno“, ha detto il premier israeliano.
La seconda sfida, secondo Netanyahu, è l’investimento dei “rivali di Israele – sia ONG che Stati, come il Qatar e la Cina” – per “influenzare i media occidentali con un’agenda anti-israeliana, usando bot, intelligenza artificiale e pubblicità“. Ha citato TikTok come esempio immediato.
“Questo ci mette in una sorta di isolamento“, ha detto, aggiungendo che Israele può combattere la demonizzazione e l’incitamento a investire “somme molto grandi negli sforzi per contrastare queste narrazioni”.
Di fronte a questa nuova realtà, secondo Netanyahu, Israele deve rapidamente stabilire la capacità di produrre militarmente tutto ciò di cui ha bisogno senza dipendere dal commercio estero.
Il Times of Israel riferisce che pochi minuti dopo il discorso del primo ministro, i principali indici della borsa di Tel Aviv sono scesi fino al 2%, anche se hanno recuperato di circa la metà, nel corso della giornata, mentre l’High-Tech for Israel Forum (punto di forza dell’economia israeliana) ha affermato in una dichiarazione: “È questa la visione del primo ministro, che torniamo ad essere un venditore di arance?“
Le dichiarazioni di Netanyahu hanno suscitato un’immediata reazione sia da parte della sua opposizione politica interna sia dei gruppi industriali.
Oltre 80 tra i più importanti economisti israeliani hanno lanciato un grave avvertimento riguardo ai rischi della potenziale rioccupazione della Striscia di Gaza. Secondo questi esperti, una mossa del genere potrebbe spingere Israele in una crisi economica senza precedenti, le cui ripercussioni si farebbero sentire in tutto il paese e oltre.
Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha dichiarato in una dichiarazione: “L’isolamento non è il destino. È il prodotto di una politica sbagliata e fallimentare di Netanyahu e del suo governo, che hanno trasformato Israele in un paese del terzo mondo, e non stanno nemmeno cercando di cambiare la situazione“.
Nel suo riferimento a Sparta, Netanyahu omette il fatto che la vittoria nella guerra del Peloponneso, portò ad una egemonia spartana molto limitata nel tempo e che, al contrario, ne accelerò il declino fino alla subalternità verso l’impero persiano.
Il declino di Sparta, secondo gli studiosi, fu dovuto ad una crisi demografica e sociale interna che minò le fondamenta stesse del suo sistema militare unico e, paradossalmente, all‘incapacità di gestire la vittoria e la ricchezza che ne corrosero i valori che ne avevano determinato la supremazia militare – ma non l’egemonia – sulle città greche. L’autarchia non resse all’urto di un mondo che anche all’epoca stava diventando più interconnesso. Poi arrivarono anche le sconfitte militari (Leuttra) e l’emergere di nuove potenze (da Tebe alla Macedonia fino alla stessa Roma).
La differenza, e questo rimane il dato più inquietante, è che Sparta non aveva le bombe atomiche e la mentalità per arrivare ad utilizzarle. Anche su questo la “civiltà occidentale” è arrivata con decenni di ritardo e irresponsabile complicità. L’Iran o l’Arabia Saudita (che in tal senso ha firmato un trattato di reciproca assistenza con il Pakistan potenza nucleare, ndr) sembrano averlo compreso meglio dei governi europei.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa

avv.alessandro ballicu
piu che altro sembra il terzo reich, lui forse non conosce bene la storia perchè Sparta sembrava invincibile fino a quando non fu sconfitta da Tebe, inoltre a differenza di molte altre città greche del tempo Sparta ….non esiste più.
purtroppo israele può contare sul supporto incondizionato dei banchieri ebrei e di tutti i loro politici giornalisti economisti intellettuali scienziati medici etc tutti corrotti e quindi filo israeliani senza se e senza ma.
ma, nonostante il genocidio e il martirio del nobile popolo Palestinese, prima o poi anche la nuova Sparta sarà sconfitta.
Redazione Roma
La realtà è diventata un pò più complicata e inquietante di come la descrive lei, prima se ne accorge meglio è
alessandro ballicu
lui intendevo il premier israeliano non l’autore, non mi sarei permesso di offendere un compagno, ci mancherebbe
Bruno
Sparta era una società claustrofobia, esattamente come Israele. E implose a causa della propria ybris. Come accadrà a Israele.