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Kirk, la censura americana e la pedagogia dell’impotenza

Come l’impunità trasforma la coscienza collettiva. Karen Attiah scrive su Bluesky che «parte di ciò che mantiene l’America così violenta è il continuo insistere affinché le persone dimostrino cura, inutile bontà e assoluzione nei confronti degli uomini bianchi che sposano l’odio e la violenza». Viene cacciata dal Washington Post nel giro di tre ore.

Matthew Dowd spiega su MSNBC che “le parole d’odio portano ad azioni d’odio”. Licenziato la sera stessa.

Una professoressa della California pubblica su Instagram: “Non riesco a provare molta compassione, sinceramente.” Sospesa il giorno dopo.

Comincia così una riflessione di Jianwei Xuni (Kirk, la censura americana e la pedagogia dell’impotenza) 10 giorni dopo l’uccisione del suprematista bianco Charlie Kirk, elencando altri casi di clamorosi licenziamenti e “schedatura” di anti Kirk, quindi anti Trump, negli Stati Uniti.

Il teorico del fortunato e discussoii testo che ha introdotto il concetto di Ipnocrazia, prosegue attribuendo le ragioni della facilità con cui gli uomini al potere negli USA possano portare avanti una quantità così massiccia di epurazioni (ma anche la sfacciataggine di affermazioni palesemente false) senza quasi alcuna resistenza ed opposizione. “tutto è esposto in piena luce.

Non serve mostrare coerenza né nascondersi: può essere usato un potere arbitrario senza alcuna ipocrisia, senza timidezza. Il messaggio non è nascosto, è esplicito: possiamo distruggere chiunque, per qualsiasi motivo, in qualsiasi momento. E voi non potete fare nulla per fermarci.”

L’efficacia ipnocratica di questa dimostrazione sta nel fatto che tutti possono vedere l’arbitrarietà delle punizioni, la sproporzione delle reazioni, la violazione dei principi che gli stessi Repubblicani dicevano di difendere. Perché essere così espliciti? Perché tutto avviene alla luce del sole? Perché questa conoscenza diffusa dell’ingiustizia, combinata con l’impossibilità di porvi rimedio, genera uno stato di paralisi cosciente che è il cuore della trance ipnocratica. Il sistema non cerca di convincerci che i licenziamenti siano giusti: vuole che sappiamo che sono ingiusti e che non possiamo fare nulla. Pensateci: questa combinazione di consapevolezza e impotenza produce uno stato alterato di coscienza più profondo di qualsiasi manipolazione o inganno. Sapere e non poter agire frantuma la psiche in modo più efficace di qualsiasi propaganda.

La stessa dinamica opera su scala ancora più terribile a Gaza. La Commissione ONU dichiara formalmente che è in corso un genocidio. The Lancet documenta 93.000 morti. L’UNRWA certifica 40.000 sfollati forzati in Cisgiordania. Tutto è documentato, certificato, incontrovertibile. Smotrich può ammettere serenamente che Gaza è una miniera d’oro immobiliare, Netanyahu può dichiarare apertamente che Israele affronterà anni di isolamento, e procedere comunque con l’operazione Gideon’s Chariots II con 60.000 riservisti. Eppure non cambia nulla.

Il potere contemporaneo non teme la denuncia, anzi la integra: lascia che tutto sia visibile, sapendo che l’evidenza stessa della nostra impotenza rafforza la sua presa. L’eccesso di evidenza diventa esso stesso un dispositivo di occultamento. Perché quando tutto è già visibile, documentato, certificato non rimane alcun gesto da compiere. La verità esibita produce più paralisi della menzogna nascosta.”

L’articolo continua riconducendo poi tutto al concetto di ipnocrazia, in maniera tanto eccessiva tanto da far correre il rischio di trasformarsi in uno spot per la sua creatura. Ma perlomeno conclude in maniera da non farci credere che per salvarci dobbiamo comprare il suo libro e iscriverci alla loro newsletter (almeno spero): L’ipnocrazia non vince solo perché mostra la nostra impotenza, ma perché ci convince a interiorizzarla come destino.

Non possiamo fermare personalmente le bombe su Gaza né i licenziamenti arbitrari, né la sospensione di uno show televisivo. Ma possiamo rifiutare la normalizzazione. Possiamo continuare a nominare l’ingiustizia come ingiustizia, anche quando tutto ci spinge a tacere.

Nel regime dell’ipnosi collettiva, il vero terreno di lotta è la coscienza.”

da qui https://www.tlonletter.it/p/kirk-la-censura-americana-e-la-pedagogia

i https://tlon.it/

ii Per saperne di più della figura di Jianwei Xun, alias Andrea Colamedici e ciò che ci sta attorno, dalla compagna Maura Gancitano alla casa editrice-officina-impresa culturale e quant’altro, in rete si trova tanto, dall’elogio alla condanna: https://www.micromega.net/ipnotizzata-dall-ipnocrazia

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