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Le organizzazioni della resistenza palestinese concordano sulla linea di Hamas sul Piano Trump

Il quotidiano Felesteen riferisce le posizioni delle varie organizzazioni palestinesi sulla posizione di Hamas relativa al Piano Trump. In larghissima parte condividono l’approccio del movimento di resistenza islamico Hamas sulla questione.

Israele intanto continua a bombardare a Gaza nonostante Netanyahu sostenga di aver accettato l’invito di Trump a interrompere gli attacchi. Oggi colpito il nord, ieri uccisi quasi 70 palestinesi, tra cui bambini. In Cisgiordania incursioni e arresti a Jenin e in vari villaggi.

In un comunicato stampa, le organizzazioni della resistenza palestinese hanno chiesto “il completamento di misure e passi da parte di tutte le parti”, elogiando al contempo le posizioni arabe e islamiche, la mediazione egiziana e del Qatar e gli sforzi turchi, che hanno contribuito in modo significativo all’adozione di una posizione unitaria che preserva i diritti del popolo palestinese e accelera la cessazione dell’aggressione.

Le organizzazioni hanno sottolineato “la necessità che l’Autorità Palestinese adempia ai propri doveri e obblighi da questo momento in poi, compresa la necessità di tenere un’urgente riunione nazionale per discutere i meccanismi di attuazione relativi a un organismo palestinese indipendente che assuma la gestione della Striscia di Gaza, e per discutere tutte le questioni nazionali in questa fase critica della storia del nostro popolo”.

Da parte sua, il movimento della Jihad islamica ha affermato sabato che la risposta di Hamas al piano del presidente americano Donald Trump per Gaza esprime la posizione delle “forze di resistenza” palestinesi. Il movimento, che è la seconda più grande organizzazione armata palestinese a Gaza e comprende le Brigate Al-Quds, ha affermato: “La risposta di Hamas al piano di Trump esprime la posizione delle forze di resistenza palestinesi”.

Nella dichiarazione si legge: “Il Movimento della Jihad islamica palestinese ha partecipato responsabilmente alle consultazioni che hanno portato a questa decisione”. Una risposta nazionale e responsabile.

Nello stesso contesto, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha affermato che la risposta di Hamas alla proposta degli Stati Uniti è stata “patriottica e responsabile e apre la strada alla fine dell’aggressione”. Il Fronte Popolare ha aggiunto: “Ciò che conta è l’impegno dell’occupazione a porre fine all’aggressione e ad attuare l’accordo, come preludio a una cessazione completa dell’aggressione, a un ritiro completo e alla rottura dell’assedio su Gaza”.

Il Fronte Popolare ha ritenuto l’amministrazione statunitense pienamente responsabile di qualsiasi violazione o tentativo di ostruzione da parte del criminale di guerra Benjamin Netanyahu.

Il FPLP in una dichiarazione rilanciata dall’agenzia yemenita Saba, ha anche sottolineato che “le questioni politiche e nazionali sono decise da tutti i nazionalisti palestinesi in accordo con i principi nazionali costanti. Pertanto, tutte le questioni politiche e nazionali in sospeso devono essere affrontate attraverso una decisione nazionale unificata per fermare completamente l’aggressione contro il nostro popolo, ripristinare i nostri diritti e chiedere alla comunità internazionale la responsabilità di attuare le sue risoluzioni, compresa l’istituzione di uno Stato palestinese sovrano, il diritto del nostro popolo al ritorno e all’autodeterminazione, e la garanzia del diritto del nostro popolo alla resistenza e ad affrontare gli intrighi del nemico con tutti i mezzi legittimi”.

Alcuni giorni fa, il sindaco di Gaza City, Yahya Sarraj aveva lanciato l’appello a tutte le organizzazioni palestinesi a vedersi in un incontro comune a Doha nonostante le divergenze, per decidere una linea comune con cui affrontare la nuova fase.

Il Movimento Mujahideen, attivo nella Striscia di Gaza,  ha affermato che la posizione presentata da Hamas “esprime la posizione delle fazioni della resistenza palestinese ed è caratterizzata dalla responsabilità nazionale e dal desiderio di porre fine alla guerra di genocidio e fame”. Ha aggiunto: “La comunità internazionale deve assumersi la responsabilità della posizione positiva palestinese e ritenere responsabile il nemico, che si è abituato a procrastinare e a non mantenere le promesse”.

La Corrente Riformatrice Democratica all’interno di Al Fatah ha accolto con favore l’annuncio di Hamas di aver accettato il piano degli Stati Uniti, apprezzando “gli sforzi di Egitto, Qatar, Turchia e di tutti i paesi fratelli e amici che hanno compiuto sforzi di mediazione che hanno portato a questo annuncio, che apre la strada alla fine della guerra di sterminio, impedisce lo sfollamento forzato e crea le condizioni per il completamento del programma di liberazione nazionale”.

Da parte sua, il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina ha affermato che la posizione di Hamas sul piano Trump è “responsabile” e in linea con l’appello lanciato alla vigilia dell’annuncio del piano, chiedendo “la formazione di un organismo nazionale composto da residenti di Gaza per gestire i propri affari sotto l’autorità dell’OLP, garantendo l’integrità territoriale dello Stato palestinese, l’unità del nostro popolo, i suoi diritti e il suo futuro”.

 

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