L’idea di premiare oggi María Corina Machado – leader neofascista dell’opposizione venezuelana – con un riconoscimento internazionale del calibro del Nobel per la Pace suscita in chi conosce la storia e la realtà del Venezuela – come il prof. Vasapollo e chi firma questo articolo, in quanto tutti e tre siamo stati osservatori alle elezioni presidenziali – grande perplessità e forte preoccupazione. Secondo noi, consegnare alla Machado un simile titolo nel pieno della crisi “navale” con gli USA rischia di trasformarsi in un atto politico che legittima e incoraggia azioni esterne contro il Venezuela.
Questa ricostruzione prende le mosse dagli sviluppi politici, le inchieste e le contestazioni attorno alla leader oppositrice — e da interviste rilasciate a questa testata da osservatori vicini al processo bolivariano, primo fra tutti il prof. Luciano Vasapollo. Premiare la Machado è in realtà un presunto premio per Trump. Corina non è altro che una marionetta ben pagata della strategia del gorilla statunitense in Venezuela. E ora potremmo aspettarci che la “comunità internazionale” la possa nominare “Presidente ad interim del Venezuela”, come fece con Juan Guaidó (con la corrispondente pensione ad interim di 3 miliardi di dollari, sottratti alle casse del Venezuela, di cui può già oggi godere a Miami).
I fatti ricostruiti da FarodiRoma
Nei giorni successivi alle elezioni presidenziali del 2024 la situazione in Venezuela è degenerata in proteste e disordini che, secondo alcuni reportage pubblicati su *FarodiRoma*, sono stati funzionali a tentativi di azione golpista: azioni violente dirette al Palacio de Miraflores, scontri con morti e feriti e assalti che rappresentavano provocazioni finalizzate a giustificare interventi esterni. FarodiRoma ha dedicato più pezzi alla dinamica degli scontri, sottolineando la presenza di gruppi armati e di piani che avrebbero voluto trasformare la protesta in un pretesto per rovesciare il governo.
Altre inchieste pubblicate sulla nostra testata hanno riportato iniziative giudiziarie contro settori dell’opposizione – e, in alcuni casi, accuse circostanziate come quelle legate a operazioni di traffico – che il regime di Caracas ha utilizzato per delegittimare la leadership avversaria e per mobilitare consenso interno contro presunte minacce di destabilizzazione. Tra questi articoli figura anche la menzione di inchieste aperte contro figure vicine all’opposizione.
Perché il Nobel per Machado è percepito come rischio
Il punto politico è semplice: assegnare un grande riconoscimento internazionale a una figura che – secondo pezzi come quelli citati – è implicata (almeno sul piano politico e simbolico) in fratture e nella mobilitazione di piazze che poi sono degenerate in scontri, può essere interpretato come un endorsement morale a favore di un’opposizione che in certi momenti ha fatto ricorso a forme di pressione radicale. In un contesto già segnato da tensioni diplomatiche e da una forte presenza militare e navale statunitense nell’area, un riconoscimento del genere rischia di essere letto come carta bianca morale che legittima interventi esterni più decisi, fino — secondo alcuni analisti — a giustificare escalation militari con pretesti “umanitari” o di ripristino dell’ordine.
L’allarme di Luciano Vasapollo: intervista a FarodiRoma
A chiarire la posta in gioco è l’analisi di Luciano Vasapollo, economista e storico osservatore del processo bolivariano, intervistato da FarodiRoma dopo l’annuncio. Vasapollo avverte che “l’Occidente non è indifferente al cambiamento politico in Venezuela e che esistono strategie finalizzate a produrre giustificazioni per interventi esterni”. Nelle sue parole: “Attacchi e minacce subite dai nostri accompagnatori del voto erano parte di una strategia finalizzata a giustificare l’invasione USA del Venezuela”.
(Qui sotto l’accordo firmato tra la Machado e il Likud israeliano)

Vasapollo sottolinea inoltre “il rischio morale e politico di riconoscimenti internazionali che non tengono conto del contesto reale sulla scena. Conferire un premio così importante a chi ha fomentato tensioni interne – spiega il decano di economia della Sapienza e dirigente politico della Rete dei Comunisti – potrebbe dare una copertura morale a chi intende intervenire dall’esterno. Infatti quando c’è il pretesto del caos o della ‘protezione dei civili’, le potenze esterne trovano più facile costruire un consenso per misure anche militari”.
Queste parole – pronunciate da Vasapollo a FarodiRoma – riassumono la preoccupazione principale: “non si tratta soltanto di una scelta simbolica, ma di un atto con possibili conseguenze strategiche”.
Sia che si guardi ai fatti documentati da FarodiRoma – scontri, accuse d’illecito, indagini e l’intera narrazione post-elettorale — sia che si ascoltino le voci critiche come quella di Vasapollo, resta chiaro un nodo politico: i grandi riconoscimenti internazionali non sono solo premi morali; sono segnali geopolitici. “Nel contesto venezuelano, consegnare oggi il Nobel a una leader così divisiva – scandisce Vasapollo non è una mera celebrazione di coraggio civile, ma un atto che può essere interpretato come leva politica con effetti reali sulla sicurezza e sulla sovranità del Paese.
“Occorre dunque – spiega Vasapollo – porsi questa domanda: il premio apporterà pace e giustizia o amplificherà un ciclo di delegittimazioni e pretesti per interventi esterni?”. Le ricostruzioni di FarodiRoma e la denuncia di Vasapollo invitano a rispondere con prudenza, tenendo conto rigorosamente dei fatti e con l’attenzione a non trasformare la solidarietà in un carburante per nuove violenze.
“Noi – aggiunge Vasapollo includendo nel plurale anche chi firma questo articolo – rappresentiamo quelli che sono andati sempre in Venezuela e che sono schierati senza se e senza ma con Maduro. Noi abbiamo visto che c’è un’opposizione, chiamiamola così, di dialogo e democratica che partecipa alle elezioni, e ci sono quelli che hanno creato disordini costati la vita a cittadini innocenti o strumentalizzati: la Machado ha i 27 morti dell’altro anno sulla coscienza. Non ha sparato lei personalmente, ma ha dato lei l’ordine di sparare. Lei è una mercenaria,
si deve smontare il fatto che lei sia la leader dell’opposizione: Machado è la leader di nessuna opposizione. L’opposizione si presenta alle elezioni; lei è la leader semplicemente dell’apparato paramilitare al servizio degli USA in Venezuela”.
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Anna M.
L’articolo conferma quello che ho pensato quando ho letto del Nobel alla golpista Machado, un premio a chi chiedeva l’intervento armato degli USA contro il suo paese. Mi indignava l’ipotesi del Nobel a Trump, anche peggio quello alla Machado perché fomenta l’aggressione contro il Venezuela. Il comportamento di Oslo è a dir poco vomitevole. Altro che pace, fomentano la guerra contro un paese che ha il difetto di non piegarsi agli USA. Si vergognino, se ancora conoscono il significato della parola
Marco
Nobel alla Machado: dal Venezuela all’Ucraina un altro nodo nella ragnatela nazigolpista di USA/UE
Ta
È da un pezzo che il Nobel per la pace non è altro che una “pippa” che l’occidente offre a se stesso. Ricordate quando lo diedero a Obama, con due guerre in corso e una terza iniziata da lui? Ormai la credibilità di questo tipo di rituali è pari a zero: trite e consunte cerimonie di un sistema morente (e per questo più pericoloso che mai).
Luciano Seller
preciso che sono in compagno fedele lettore di Contropiano. Secondo me dovreste precisare cosa vuol dire “una pensione ad interim di 3 miliardi di dollari” a Guadò. 3 miliardi al mese?