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Usa. Evitato lo sciopero nei porti dell’East Coast

dove nel corso dell’anno sono transitate 110 milioni di tonnellate di merci.

Lo sciopero minacciato dal sindacato statunitense dei lavoratori marittimi – International Longshoremen’s Warehouse Union (che non scioperava dal lontano ’77) interessava i 14 principali porti della costa orientale. 14.500 portuali, dal Massachusetts al Texas, si erano mobilitati per chiedere la rinegoziazione, per altri 6 anni, del loro contratto di lavoro, in scadenza il 30 dicembre di quest’anno.

Al centro dello scontro tra il sindacato dei portuali (ILWU), e l’associazione delle imprese (US Maritime Alliance), le condizioni contrattuali di lavoro.

Le imprese considerano eccessive le pretese e il costo della mano d’opera marittima: …“Questi impiegati sono unici perché i loro lavori sono considerati …. i meglio pagati del paese. Fanno circa 40 dollari l’ora e ricevono un pacchetto eccellente di benefit”. “Sappiamo che abbiamo buoni posti di lavoro e buoni benefit”, ha detto Thompson, “ma si tratta di mantenere quei lavori qui negli Stati Uniti. Stiamo affrontando l’avidità aziendale corrotta che vuole esternalizzare i lavori per avere un maggiore guadagno …”

Sempre da queste testimonianze si sviene a sapere che le imprese pagano una “container royalty”, una sorta di tassa sui container che viene concessa ai membri del sindacato come incentivo.

Il braccio di ferro è iniziato con la richiesta delle imprese di eliminare questa norma nel rinnovo dei contratti (1).

Il gruppo che gestiva la trattativa ha detto di aver accettato la proposta di un mediatore federale per un prolungamento del contratto, un’offerta di aumenti salariali ai lavoratori portuali che farebbe aumentare la tariffa oraria media a più di 55 dollari, ossia più di 110mila dollari l’anno.

Il sindacato avrebbe ottenuto una clausola che, impedendo la riduzione dei dipendenti, garantisce la sostituzione per il personale in congedo (2).

Lo sciopero avrebbe comportato per le imprese una perdita di almeno 1 miliardo di dollari al giorno, bloccando il flusso di merci, dai vestiti e giocattoli ai televisori e mobilia, oltre che anche molti altri materiali (ad esempio parti di auto e mezzi pesanti), di fondamentale importanza per mantenere in funzione le fabbriche degli Stati Uniti.

Altre notizie riguardanti questa iniziativa di lotta si possono ricavare attraverso le numerose testimonianze presenti nei network internazionali (3).

Secondo quanto riportato dal New York Times, oltre cento aziende americane negli scorsi giorni si sarebbero appellate al presidente Barack Obama affinché intervenisse per fermare lo sciopero.

Una richiesta di intervento che fa tornare alla mente quella rivola all’allora presidente Reagan: l’intervento ci fu il 7 agosto 1981, e 12 mila dei 17 mila controllori di volo, cioè quelli in sciopero, furono tutti licenziati (4).

L’associazione degli scaricatori di porto internazionale ha detto di essere disposta a concedere una proroga, ma solo se la questione chiave nei colloqui – la percentuale fissa che i suoi membri ottengono per ogni contenitore processato – è tolta dal tavolo.

Note:

1) http://furiacervelli.blogspot.it/2012/12/epica-los-angeles-vince-lo-sciopero-dei.html

2) Il portavoce dell’ILWU lo spiega così: “the company will not be able to make any reductions in the existing staffing by more than one person during the life of the contract. … Also, if workers are on leave, their jobs will be covered by other people”. Trad: “la società non sarà in grado di effettuare alcuna riduzione del personale esistente superiore a una persona durante la vita del contratto. … Inoltre, se i lavoratori sono in congedo, i loro lavori saranno coperti da altre persone”

3) http://www.ilmondo.it/esteri/2012-12-27/usa-evitato-maxi-sciopero-nei-porti-della-costa-orientale_167459.shtml

4) http://archiviostorico.corriere.it/1995/giugno/16/Quando_Reagan_licenzio_tutti_co_8_950616766.shtml

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