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Intervista a Héctor Llaitul: “Se il prossimo presidente del Cile sarà tedesco…”

In un’intervista inviata dal carcere di Concepción (Penitenziario di Biobío), Héctor Llaitul, leader della Coordinadora Arauco Malleco (CAM), condannato a 23 anni di carcere ai sensi della Legge sulla Sicurezza dello Stato, affronta diversi argomenti nel contesto delle recenti elezioni presidenziali.

L’offensiva dell’estrema destra con i suoi tre candidati presidenziali, la possibilità di un indulto, le politiche di sicurezza riconvertite dall’amministrazione Boric, insieme a un’analisi dello stato attuale del movimento di resistenza Mapuche e la sua opinione sul rinnovato interventismo nordamericano in America Latina, sono i temi approfonditi dallo storico werken portavoce Mapuche.

  • Come valuta l’offensiva dell’estrema destra e la presenza tedesca nel Wallmapu, considerando che si sono presentati tre candidati di destra di origine tedesca a queste elezioni presidenziali?

L’offensiva dell’estrema destra oggi presenta volti noti, che, in una certa misura, comprendono diverse dimensioni di una posizione più ampia, come la riaffermazione di uno Stato capitalista di natura profondamente razzista e coloniale. Questo è ciò che rappresentano Kast, Kaiser e Matthei, che sono precisamente discendenti di tedeschi.

Detto questo, è necessario un breve ripasso storico di ciò che è stata la presenza dei tedeschi in questo paese, che oggi sono praticamente i padroni del sud del Cile, non solo in termini del loro ruolo come settore imprenditoriale, ma anche in quanto rappresentanti dell’intero sistema di dominio nel Wallmapu storico. Forse da lì discende la loro posizione e il loro discorso, carichi di odio e razzismo contro la causa Mapuche e contro i poveri in generale.

In effetti, i tre candidati tedeschi, e ora Kast, che è passato al secondo turno, non solo rappresentano il settore imprenditoriale con le garanzie di cui già dispone per continuare a sfruttare il nostro Wallmapu storico, ma oggi intendono perpetuare il loro potere con un sistema assoluto che ci sottometta a un colonialismo più intenso attraverso l’imposizione di insediamenti e lo sterminio delle comunità.

  • Come si svolse questa occupazione coloniale nel Wallmapu?

I tedeschi, così come altri gruppi di coloni (italiani, neozelandesi, svizzeri), si stabilirono nel nostro Wallmapu ancestrale a causa delle politiche statali, dopo che gli eserciti di Cile e Argentina consolidarono col ferro e il fuoco la loro occupazione dell’Araucanía intorno al 1881. Per la nostra nazione originaria, ciò significò invasione, genocidio e occupazione politica e militare del nostro territorio ancestrale dal Puelmapu al Gulumapu. Questa situazione persiste a tutt’oggi.

Così, attraverso politiche colonialiste, i tedeschi si stabilirono principalmente nel sud del Cile, in modo graduale e violento (razzista). Con l’aiuto dello Stato, acquisirono molte terre e risorse che storicamente appartenevano al nostro Popolo, all’identità territoriale Mapuche e Huilliche.

Valdivia, Osorno e Llanquihue furono le principali aree di insediamento dei coloni tedeschi. Durante la colonizzazione di questi territori, l’attività economica dei coloni si concentrò inizialmente sulla vendita del legname prodotto dal disboscamento e dalla pulizia dei terreni in cui si erano insediati, insieme alla semina e alla raccolta di prodotti agricoli e all’allevamento di ovini e bovini, invadendo così le terre ancestrali.

Attualmente, i discendenti dei tedeschi non solo possiedono quasi tutto il territorio ancestrale Huilliche, attraverso attività forestali, ma hanno anche diversi investimenti capitalistici che minacciano il nostro Itrofilmogen (tutte le forme di vita) -con caseifici, birrifici e frutteti. Questi investimenti sostengono la struttura di questo potere di dominio che non è solo ideologico ma anche culturale, che ora cerca di diventare politico e dottrinale, consentendo così una dominazione neocoloniale razzista il cui obiettivo di fondo è lo sterminio delle nostre comunità.

A tal fine, si utilizza e si è utilizzato il modello del colonialismo d’insediamento basato su strategie di occupazione per espropriazione. Pertanto, l’obiettivo di queste campagne politiche è il controllo assoluto di tutti i poteri dello Stato.

È importante ricordare qui cosa hanno significato le enclave tedesche come Colonia Dignidad, che, tra l’altro, fu una roccaforte di fascisti e nazisti durante la dittatura civico-militare di Pinochet, un’enclave che fungeva da centro di addestramento, tortura e degradazione umana senza limiti.

Va inoltre notato che gli investimenti tedeschi in Cile ammontano a 1.019 milioni di dollari, secondo InvestChile. Inoltre, gli investimenti tedeschi nel Wallmapu (principalmente nelle regioni dell’Araucanía, Los Ríos e Los Lagos) sono di natura prettamente privata, un retaggio della colonizzazione. I progetti attuali si suddividono in vari investimenti che minacciano e interferiscono con il territorio, mascherati da cosiddette Energie Rinnovabili.

Tra gli esempi figurano la società tedesca WPD Chile (con sede a Brema, Germania), che ha progetti di parchi eolici nel sud, nelle regioni di Los Lagos e Los Ríos, così come il Parco Eolico di Malleco, con un investimento di 500 milioni di dollari e l’installazione di 77 turbine eoliche.

Questo progetto rappresenta una significativa intrusione nel nostro territorio, e colpisce gli habitat, con un impatto sulla fauna selvatica e l’alterazione della topografia. Investimenti imposti senza consultare le comunità Mapuche.

Un altro esempio è l’idrogeno verde (H2V), per il quale il Cile sarebbe un partner strategico della Germania nella Strategia Nazionale H2V. Sebbene i progetti più grandi si trovino nell’estremo sud (Magallanes), il nostro territorio ancestrale è considerato anch’esso fondamentale anche per lo sviluppo della catena del valore e del know-how.

È il caso di COMASA H2V Lautaro, Malleco, con un investimento di 30 milioni di dollari. La sua produzione richiede un’ingente quantità di risorse idriche (fiumi e laghi), generando rifiuti derivanti dal processo di depurazione dell’acqua e dalle operazioni degli impianti. Il che contamina il suolo e le falde acquifere del nostro territorio.

Data questa realtà e le nuove aspirazioni colonialiste, non c’è dubbio che se il prossimo presidente del Cile sarà un tedesco, imporrà un sistema di dominazione molto brutale contro la nostra nazione originaria e contro gli altri oppressi del Cile, perché verrà intensificato il modello neoliberista, non solo attraverso l’invasione delle aziende forestali.

  • Durante questa campagna presidenziale, l’ex candidato Eduardo Artés ha sollevato la possibilità di concederle la grazia, un’idea nata nel contesto delle discussioni sull’indulto per i violatori dei diritti umani. Qual è la sua opinione su queste proposte così diverse, soprattutto ora che sono noti i candidati che vanno al ballottaggio di dicembre?

Nello scenario attuale, e confermato il secondo turno tra la candidata della continuità [col governo] e il candidato di estrema destra, l’unica cosa rimasta da considerare è la proposta del professor Artés. Come ex candidato presidenziale, ha pubblicamente proposto la possibilità di un indulto nei miei confronti.

A questo proposito, credo che il professor Artés ha un’alta convinzione della giustezza della causa Mapuche, poiché la sua proposta di indulto per un leader Mapuche riflette non solo la sua comprensione delle ragioni storiche delle nostre rivendicazioni territoriali e politiche, ma anche il suo affetto e il suo impegno per le cause giuste.

Per le ragioni sopra esposte, ringrazio pubblicamente anche per la sua proposta, perché comprendo che la sua posizione, che mi concede l’indulto, si estende a tutti i prigionieri politici Mapuche detenuti in diverse carceri (la maggior parte delle quali private) e che attualmente stanno scontando lunghe e ingiuste condanne per mano dello Stato cileno.

Questa gratitudine proviene anche dal movimento autonomista Mapuche, di cui sono uno dei rappresentanti, perché più che un gesto, questa proposta rappresenta, a nostro avviso, un grido di tutti coloro che considerano la causa Mapuche una lotta giusta, vera, assolutamente legittima e dignitosa.

La proposta di indulto per un Mapuche, anche se proviene dalle stesse istituzioni oppressive, rappresenta una forma di legittimazione della voce delle nostre comunità e del nostro Popolo-Nazione, perché non è giusta la prigionia dei Mapuche che lottano per le loro terre e la loro cultura.

Questo è anche un modo per legittimare la libertà dei prigionieri politici Mapuche, una richiesta trasversale di tutto il movimento di resistenza e dei diversi settori della società non Mapuche. Ancor più perché questa richiesta diventa più forte di fronte a una nuova offensiva dell’estrema destra in Cile, che comporterà un ulteriore genocidio e sterminio del popolo Mapuche da parte dell’oligarchia cilena.

Pertanto, la posizione di Artés rappresenta anche una denuncia del fatto che in questo Paese ci siano più di 100 prigionieri politici Mapuche per una lotta del nostro Popolo Nazione Mapuche che è assolutamente pura, incorruttibile e necessaria. Senza dubbio, la coraggiosa posizione di Eduardo Artés si scontra direttamente con l’attuale sistema di dominio, soprattutto in un momento in cui si profilano scenari di maggiore repressione e sterminio contro le comunità Mapuche, per l’offensiva dell’estrema destra e di uno Stato che è tornato alla sua natura profondamente razzista e coloniale al servizio del fascismo in Cile.

Si è potuto osservare come Artés abbia dovuto confrontarsi, politicamente, con rappresentanti del mondo imprenditoriale (per lo più tedeschi), che hanno apertamente offerto una maggiore repressione, “sparare” contro le espressioni di resistenza Mapuche. Ed è in questo contesto che l’estrema destra ha approfittato per proporre la concessione di indulti e ulteriori privilegi ai criminali e ai violatori dei diritti umani di Punta Peuco.

Bisogna ricordare che questi criminali sono stati condannati per crimini contro l’umanità (come omicidio, sparizioni e tortura), secondo il diritto internazionale. Questi criminali hanno commesso atti così obbrobriosi mentre erano agenti dello Stato durante la dittatura militare, e ciò è stato certamente fatto con l’obiettivo di ristabilire un sistema di dominio in Cile, cosa che è apertamente contraria alla giusta lotta del nostro popolo per recuperare le terre usurpate.

Su questo punto, dobbiamo essere chiari. Una cosa è commettere crimini orrendi per favorire i ricchi e perpetuare ingiustizie contro gli oppressi, un’altra è la lotta che gli oppressi fanno per la giustizia. La lotta del popolo Mapuche è storica, secolare e di resistenza.

  • La questione della sicurezza è stata permanente nell’attuale governo e nella campagna presidenziale. Come valuta le politiche di sicurezza implementate durante questo governo nel Wallmapu?

Per prima cosa, va sottolineato che il governo di Boric è stato quello che peggio ha trattato la causa Mapuche attraverso le sue politiche di sicurezza. Ciò si riflette non solo nell’aumento della repressione delle comunità, tra le altre misure, ma anche nell’appoggio incondizionato ai gruppi economici che con maggior forza ci impattano con le loro politiche estrattiviste nel Wallmapu ancestrale.

Repressione indiscriminata, il numero più alto di prigionieri politici Mapuche sotto questo governo, la tortura e la persecuzione nelle carceri e la militarizzazione in tutto il Wallmapu. Inganno e totale mancanza di risposta alle rivendicazioni nelle “commissioni per la pace” dimostrano il trattamento crudele e razzista dell’attuale amministrazione, che, attraverso un nuovo ordine sociale e politico, ha creato le condizioni affinché un nuovo governo di estrema destra dichiarasse guerra al Popolo Nazione Mapuche.

È chiaro per noi che una delle più grandi eredità dell’attuale governo è stata quella di aver creato le condizioni socio-politiche e discorsive per l’insediamento di un nuovo governo di estrema destra in continuità col sistema capitalista che minaccia le risorse naturali nel modo più brutale mai conosciuto. Questo ha permesso di assicurare gli investimenti dei gruppi economici principalmente nel territorio ancestrale Mapuche.

Così, da parte dello Stato si torma a imporre una strategia che ripristina un discorso e una posizione anti-Mapuche carica di sfumature colonialiste e di razzismo duro e puro.

Tuttavia, il nostro popolo ha dimostrato coraggio e dignità, affrontando questa nuova offensiva neofascista che incombe nel Cono Sud, e continuerà a resistere con integrità e valore, come hanno fatto i nostri antenati.

  • A partire da questa analisi, queste politiche di sicurezza come possono essere una riconversione della politica di sicurezza nazionale attuata durante la dittatura civico-militare di Pinochet?

Oggi, le autorità dicono di condannare la violenza, ma di fatto è lo Stato a utilizzarla indiscriminatamente contro le comunità mobilitate, esercitando il suo monopolio della forza e ripristinando in questo modo il potere nelle Forze Armate. È in questo contesto che l’attuale governo crea una piattaforma per imporre nuove politiche di sicurezza, che, a nostro avviso, sono la riconversione della dottrina di sicurezza nazionale, un’imposizione proveniente dall’imperialismo nordamericano sulle dittature militari che hanno devastato l’America Latina.

È dovuto a queste condizioni socio-politiche e alla resurrezione di questa dottrina come richiesta generale che l’estrema destra può imporre la sua agenda in questa materia. Non solo per incrementare la repressione e la persecuzione del popolo Mapuche in lotta, ma anche per reprimere ogni tipo di manifestazione sociale e di protesta del popolo cileno in generale.

Pertanto si è imposta una strategia ampia, che a poco a poco ha convocato diversi settori politici del sistema, incluso il Partito Comunista. Situazione che ci obbliga a pronunciarci con forza, segnalando a questo proposito che: una cosa è condannare e perseguire il crimine organizzato e la delinquenza comune, e tutt’altro è invece reprimere e cercare di sterminare le comunità che resistono degnamente all’assalto del grande capitale nel Wallmapu. Questo favorisce l’implementazione di enormi risorse e sforzi nella persecuzione politica delle diverse espressioni di lotta e resistenza.

Oggi in Cile, effettivamente, esiste un contesto di violenza nel quadro di un conflitto storico Mapuche che, lungi dall’essere risolto, si intensificherà sempre più a causa dell’ambizione sfrenata dei gruppi economici che, con politiche estrattive, sottomettono spietatamente il nostro Itrofilmogen.

  • In che modo la rinnovata politica di sicurezza nazionale, invece di perseguire il crimine organizzato o la delinquenza comune, garantisce la criminalizzazione della causa Mapuche?

Attualmente, le politiche di sicurezza che sta implementando il governo Boric si basano su una dottrina dell’ordine pubblico di stampo fascista. Per questo motivo, l’estrema destra comincia a imporre un’agenda di sicurezza che torna a ripristinare la sinistra dottrina di sicurezza nazionale dei tempi di Pinochet. Si tratta di un’altra eredità dittatoriale che si tramanda affinché i settori ultraconservatori la utilizzino per assicurare, a qualsiasi costo, gli interessi dei potenti.

Si dava per scontato che con l’attuale governo lo Stato avrebbe sviluppato una politica di sicurezza sistematica, sostituendo questa dottrina dei tempi della dittatura. Doveva essere una politica di sicurezza pubblica che, per il suo orientamento e le sue caratteristiche, avrebbe dovuto essere applicata al crimine organizzato e alla delinquenza comune, ma che invece si è trasformata in politiche che criminalizzano le manifestazioni sociali e di protesta, principalmente quelle legate ai conflitti ambientali e alla causa autonomista Mapuche.

A nostro avviso, esiste una mutazione della dottrina della sicurezza nazionale come corpo ideologico per le attuali politiche di sicurezza pubblica, che a sua volta ha permesso l’incremento della repressione attraverso nuovi sistemi di sicurezza e vigilanza. È noto che la dottrina della sicurezza è caratterizzata dalla sistematica violazione dei diritti umani da parte delle Forze Armate nel contesto dei regimi autoritari.

A tale proposito, è importante notare che la carta fondamentale della dittatura ha avuto, e ha tuttora, come asse centrale il mantenimento della principale eredità dittatoriale: la partecipazione delle Forze Armate come custodi di un ordine istituzionale oppressore che permetta a uno Stato capitalista di sostenere un sistema di dominazione. Questa è la massima aspirazione e l’obiettivo dell’oligarchia cilena per raggiungere la pacificazione del popolo Mapuche in resistenza. Costi quel che costi.

Indubbiamente, l’attuale politica di sicurezza pubblica, che comprende il rafforzamento dello Stato di polizia, un sistema processuale punitivo, carceri private, un’Agenzia Nazionale di Intelligence (ANI), maggiori prerogative per i pubblici ministeri e i giudici sulla base di informazioni dirette dall’intelligence politica, ha come obiettivo la disarticolazione delle espressioni di resistenza e ricostruzione che ancora manteniamo nel Wallmapu storico.

A nostro avviso, l’espressione più chiara della riconversione della dottrina della sicurezza nazionale, e che in pratica organizza tutti gli elementi per una maggiore repressione attraverso uno Stato autoritario, è la militarizzazione di Wallmapu, che abbiamo denunciato apertamente e contro cui le comunità resistono con dignità.

Lo stato di eccezione, le leggi draconiane, i procuratori razzisti, la demonizzazione dei Mapuche e dei weichafe [ndt: guerrieri], i droni, i blindati leggeri, i blindati e la quantità esorbitante di effettivi militari e di polizia, indicano uno scenario bellico contro la causa mapuche.

Pertanto, può risultare quasi incomprensibile come il Partito Comunista e una certa sinistra del Fronte Ampio possano essere favorevoli all’estensione dello stato d’eccezione, concedendo prerogative alle Forze Armate per essere i garanti dell’ordine istituzionale, creando così una piattaforma neofascista che restituisce il potere della destra e che s’impone nuovamente con i militari in tutto il Cile.

Possiamo sottolineare che con il governo di Boric si conferma che, indipendentemente dal governo che sia al potere, di destra, di centro o pseudo-sinistra, si è imposta una maggiore repressione e intolleranza verso la causa mapuche, riaffermando la vera natura dello Stato cileno, capitalista e coloniale.

  • Che ne pensa di quanto sta accadendo nelle acque internazionali al largo del Venezuela e sull’intervento degli USA? È una nuova forma di ingerenza in America Latina?

L’invasione militare del Venezuela è ormai diventata una necessità strategica per il governo degli Stati Uniti. Gli interessi strategici statunitensi sono assolutamente incompatibili con la continuità di un governo patriottico e chavista come quello del Venezuela, motivo per cui si deve impedire il suo consolidamento a tutti i costi.

Una politica di ingerenza non ha potuto rovesciare un governo legalmente costituito. Hanno utilizzato tutte le forze interne che avevano a loro disposizione, ma sono risultate insufficienti. Pertanto, sono passati dall’ingerenza a una vera e propria dichiarazione di guerra che ha come obiettivo centrale l’invasione militare del Venezuela.

Non bisogna dimenticare che quando l’incursione imperialista avviene attraverso un colpo di stato militare, i rappresentanti sediziosi dell’oligarchia locale rispondono anche agli interessi delle multinazionali yankee. Gli Stati Uniti hanno sempre persistito nella loro posizione guerrafondaia per impossessarsi del petrolio e delle riserve di greggio.

Di fatto, negli ultimi tempi, questa politica guerrafondaia degli Stati Uniti, volta a ottenere maggiori vantaggi politici, sociali e militari, si è nuovamente estesa per ottenere il controllo totale del continente. Se la funzione delle dittature militari era stata l’eliminazione del nemico interno, ora il loro obiettivo principale è ottenere, a breve e medio termine, il controllo da parte delle multinazionali nordamericane nella regione.

L’egemonia nordamericana è dettata dal FMI e dalla Banca Mondiale, dal Washington Consensus e dal modello di accumulazione capitalista, basato principalmente sulla denazionalizzazione o sul trasferimento forzato di ricchezza verso le grandi multinazionali nordamericane.

Il conflitto tra Stati Uniti e Venezuela evidenzia una nuova offensiva imperialista nella regione. E questo spiega anche l’offensiva dei gruppi più conservatori dell’estrema destra per prendere il potere. L’ideologia nordamericana del libero mercato è nota come neoliberismo.

In questo contesto, esprimiamo la nostra più profonda solidarietà al popolo venezuelano e alle sue organizzazioni sociali e politiche che sono pronte e a disposizione della difesa del proprio popolo contro un nuovo tentativo di aggressione da parte degli Stati Uniti.

Sappiamo tutti che la lotta al narcoterrorismo (narcobarche) è una farsa dell’imperialismo e che l’obiettivo centrale dell’offensiva militare sulle coste caraibiche è rovesciare il governo patriottico bolivariano e quindi ripristinare governi fantoccio che siano funzionali al saccheggio di questo popolo dignitoso. Gli interessi geostrategici degli USA e delle multinazionali ruotano attorno al petrolio.

Dal momento in cui Hugo Chávez e il movimento bolivariano hanno strappato il potere all’oligarchia venezuelana, e gli interessi delle multinazionali yankee sono stati toccati, gli Stati Uniti hanno intensificato le misure contro quel governo e la società venezuelana in generale. Questo ha comportato blocco economico e sedizione da parte dell’estrema destra. Oggi le contraddizioni sono al culmine e Trump, parte del settore più guerrafondaio, ha proposto l’invasione e il genocidio di questo popolo eroico.

Una possibile incursione militare contro il Venezuela costituisce non solo un affronto al popolo venezuelano, ma anche una dichiarazione di guerra contro tutti i popoli indipendenti e le nazioni originarie che abitiamo l’Abya Yala ancestrale e che ancora resistiamo al capitalismo.

Un’invasione militare contro il Venezuela o qualsiasi intervento guerrafondaio contro questo popolo esemplare deve unire tutte le forze coscienti e rivoluzionarie del continente, soprattutto quelle che [come noi] abbracciano con più convinzione la lotta anticapitalista e antimperialista, perché conosciamo la vera minaccia che incombe sui nostri popoli.

La lotta contro il capitalismo globalizzato, la lotta contro il potere degli imperialismi, è una necessità storica inevitabile e deve unire tutte le forze che si battono per la giustizia e la dignità dei nostri popoli, tutti noi che lottiamo per l’autodeterminazione e le vere autonomie.

Sicuramente, l’offensiva yankee sarà contenuta dal coraggioso popolo del Venezuela, perché lì ci sono molte espressioni di maturità ideologica e politica in difesa della sovranità, che servono da esempio per i popoli organizzati che stanno affrontando i propri processi di ricostruzione politica e culturale. Per questo motivo, dal Wallmapu inviamo il nostro combattivo saluto al popolo fratello Wayu, al popolo Pemón, così come agli altri discendenti dei Weichafe e leader Waikapuru.

La lotta contro il capitalismo dipendente dall’imperialismo yankee sta diventando sempre più necessaria.

  • Infine, qual è lo stato del movimento e della resistenza Mapuche in questa offensiva fascista?

Come abbiamo sempre sostenuto come CAM, la lotta è per la ricostruzione del Popolo Nazione Mapuche e, nella fase attuale, gli sforzi principali sono concentrati nel portare avanti un processo di resistenza a tutti i livelli. Soprattutto perché, negli ultimi tempi, sotto l’attuale governo, complice degli imprenditori, si è intensificata una maggiore repressione e la militarizzazione del Wallmapu, per favorire l’assalto degli stessi imprenditori e il potere di dominio di una classe sociale sempre più fascista e razzista, che rappresenta solo i discendenti dei coloni e i gruppi economici che perseverano nello sterminio del popolo Mapuche.

Dobbiamo osservare che, al di là dei proclami di vittoria gridati dall’estrema destra e dagli elementi anti-Mapuche dei partiti al governo, riguardo alla fine delle azioni di resistenza, la causa Mapuche non si ferma. Anzi, sta riemergendo con rinnovato vigore,e sulla base del mantenimento e dell’espansione dei legami territoriali e politici.

Anche se oggi siamo soggetti a una nuova offensiva neofascista nel Wallmapu storico, che potrebbe intensificarsi ulteriormente sotto governi guidati dall’estrema destra cilena, le contraddizioni si approfondiranno e il conflitto storico tra il nostro popolo e lo Stato capitalista arriverà a livelli ancora mai conosciuti. E di questo saranno responsabili i potenti.

La resistenza risorgerà, alimentata dalla coscienza e dall’impegno nella lotta delle nuove generazioni di weichafe (guerrieri) e dal Newen [ndt: forza] della Mapu [ndt: Terra] che durerà per sempre.

Resistenza che hanno ripreso le comunità che hanno abbracciato la politica del controllo territoriale, i lof [ndt: base dell’organizzazione sociale delle comunità Mapuche] che non abbandoneranno la strada scelta di lottare senza sosta contro i vari progetti estrattivisti, principalmente contro le imprese forestali e le centrali idroelettriche ogni volta che persistono nell’espropriazione e nel saccheggio dei nostri territori considerati sacri.

Rivendichiamo la continuazione della lotta Mapuche autonomista e rivoluzionaria perché ci sono investimenti che minacciano le comunità e le loro rivendicazioni, perché minacciano la natura e il nostro stile di vita, perché mirano a sterminare il nostro Itrofilmogen. La lotta continuerà e sarà più forte perché esiste ancora un movimento che si batte per l’autonomia e per le vere trasformazioni che restituiscono il nostro mondo Mapuche nel suo senso più ampio.

Infatti, il rafforzamento del nostro Mapuche Kimun ka Mapuche Rekiduam [ndt: Conoscenza Mapuche e Filosofia di vita Mapuche] ha reso possibile la rinascita del popolo Mapuche con grande Newen [ndt: forza spirituale] dei guerrieri, disposti a dare la vita, se necessario, per la ricostruzione nazionale Mapuche.

Di fronte all’offensiva neofascista rappresentata da Kast e dal colonialismo, emergerà un grande movimento di resistenza per la ricostruzione del nostro popolo. E le azioni non si fermeranno perché, di fronte a ogni abuso e ingiustizia del sistema di imprenditori e coloni, la risposta verrà dal profondo della nostra essenza Mapuche.

Perché non agiamo con la logica winka o occidentale, né come difensori dell’ambiente, come ci chiamano i “progressisti”. E nemmeno come attivisti sociali o politici pragmatici, come si sono definiti i costituenti. Noi combattiamo come Mapuche, perché siamo Mapuche, e ogni volta che ci sarà un attacco contro la nostra Ñuque Mapu,[ndt: Madre Terra] contro i nostri Lof, contro i nostri prigionieri politici, ci sarà una risposta con tutta la Feyentun [ndt: saggezza ancestrale] e Newen della Mapu.

https://elporteno.cl/entrevista-a-hector-llaitul-si-el-proximo-presidente-de-chile-es-aleman-impondra-un-sistema-de-dominacion-muy-cruento-contra-nuestra-nacion-originaria/

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