Sono entrati nella corsia che va in direzione di Palermo e si sono mossi verso l’uscita della cittadina dove c’è lo stabilimento.
«Non conosciamo ancora i dettagli dei piani industriali e d’investimento – dice il segretario provinciale della Fiom, Roberto Mastrosimone – e non ci sono garanzie occupazionali per i 2.200 lavoratori della Fiat e dell’ indotto».
La manifestazione di protesta giunge a coronare le otto ore di sciopero indette da tutti i sindacati (persino Fim e Uilm hanno dovuto partecipare). I lavoratori chiedono la convocazione di un tavolo tecnico al ministero dello sviluppo economico – ovvero dal ministro ed ex dipendente Fininvest Paolo Romani – per discutere sull’applicazione dell’accordo di programma per la riconversione del polo industriale di Termini, siglato a Roma il 16 febbraio scorso.
Intorno al polo di Termini, per sostituire la Fiat, gravitano ben sette proposte diverse, sia per dimensione che per attività industriale. Ma «nessuna delle sette è all’altezza, gli operai sono molto preoccupati, non sono affatto sereni. La politica si assuma le proprie responsabilità così come la Fiat che, dopo avere usufruito di ingenti risorse pubbliche, non può scaricarsi di un problema sociale serio». Secondo Mastrosimone «la Fiat non può liquidare la questione mettendo a disposizione la fabbrica per chi vorrà investire – aggiunge Mastrosimone – Ha una responsabilità sociale».
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