Gli studenti romani hanno ”boicottato in massa” i test Invalsi, disposti oggi in tutta Italia anche nelle scuole superiori in forma sperimentale. Il collettivo studentesco “Senza tregua” di Roma spiega che moltissimi studenti hanno consegnato in bianco, strappato i codici identificativi, fatto assenza strategica. “Il boicottaggio delle prove Invalsi e’ stato un successo- spiegano dal collettivo- E’ andato oltre le nostre aspettative. Al Visconti (le scuole sono tutte su Roma, ndr) gli studenti della scuola comunicano 90 schede in bianco o non conteggiabili su 130 presenti, si segnalano casi con 24 schede su 24 in bianco. All’Albertelli 90 questionari in bianco su 130 studenti. Al Virgilio i ragazzi del collettivo della scuola ottengono il risultato di 125 schede in bianco su 169, con studenti che strappano i codici di riconoscimento”. Al Socrate, dicono sempre da ‘Senza tregua’, “gli studenti di due classi strappano tutti i codici di riconoscimento, minacciati di denuncia da parte degli ispettori esterni e di provvedimenti disciplinari dalla scuola. Al Giordano Bruno gli stessi commissari dell’Invalsi hanno deciso di far saltare la prova perche’ gli studenti delle classi sperimentali hanno deciso di boicottare in massa”. Nella Capitale, al liceo Giulio Cesare, proprio in polemica con i questionari personali somministrati ai partecipanti ai test i ragazzi hanno esposto lo striscione: “Prove Invalsi? Meglio non fidarsi”. Nel noto ginnasio gli studenti assenti per protesta alle prove erano “pochi”, come confermano anche dalla presidenza.
In tutta Italia il boicottaggio da parte dei docenti che oggi si sono rifiutati di far svolgere le prove con il metodo Invalsi ha riguardato il 20% delle scuole. Lo hanno dichiarato i Cobas-scuola, precisando che ”a Roma la protesta ha raggiunto il 30%”. Il sindacato ha spiegato che intere classi non hanno affrontato la prova a causa del rifiuto dei docenti di alcuni istituti. In queste scuole il dirigente non ha emesso l’ordine di servizio per l’esecuzione della prova. Tra le scuole interessate dalla protesta figurano il liceo artistico De Chirico, gli scientifici Cavour, Amaldi e gli istituti superiori Von Neumann, Quarenghi e il Pascal di Pomezia. A questo dato si è aggiunta la protesta di molti studenti, che hanno deciso di consegnare in massa i quiz in bianco. Un’intera classe di venti studenti dell’Istituto d’arte di Roma è stata sospesa per essersi rifiutata di compilare il test. La decisione è stata presa dal dirigente scolastico dell’istituto. La notizia è stata diffusa dallo stesso collettivo che ha lanciato l’iniziativa.
”I provvedimenti disciplinari sono stati emessi a danno di studenti colpevoli – si legge nella nota – di essersi rifiutati di svolgere le prove invalsi. Si tratta di un provvedimento vergognoso che lede i diritti degli studenti. I ragazzi hanno protestato in modo civile e pacifico, senza fare nulla che potesse dare adito a provvedimenti disciplinari, presi evidentemente con un chiaro scopo intimidatorio. Nessuna autorizzazione per i test era stata chiesta alle famiglie, da quanto ci hanno riferito gli studenti, tutti minorenni».
Il Ministero dell’Istruzione nega i risultati del boicottaggio. In particolare, il Miur ha reso noto che, su un campione di 2.300 classi, solo tre non hanno svolto il test Invalsi (lo 0,13%), un dato che viene però contraddetto da quelli diffusi dagli studenti e dai docenti.
Già da molte settimane è partito il tam-tam dei sindacati di base. Cobas, Usb e Unicobas hanno invitato docenti e dirigenti a boicottare le prove considerate addirittura incostituzionali. I sindacati di base denunciano l spreco e le spese inutili per il “carrozzone Invalsi”, il come non sia prevista alcuna retribuzione aggiuntiva e dunque, denunciano, non basta neppure il via libera da parte del collegio dei docenti dell’istituto per imporre al professore la somministrazione del test agli alunni. I sindacati ufficiali Cisl, Uil, Snals-Confsal e anche la Cgil pur criticando in modi diversi nel metodo e nel merito i test Invalsi sono invece contrari a qualsiasi forma di boicottaggio.
Nei giorni scorsi il ministro Gelmini aveva inviato con tono perentorio una circolare secondo la quale «apparirebbero quanto meno improprie le delibere collegiali che avessero ad oggetto la mancata adesione delle istituzioni scolastiche alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti» perchè «in contrasto con la doverosità delle rilevazioni».
Qui di seguito un comunicato della USB/Scuola sulla protesta contro le prove Invalsi
Prove Invalsi. Parte la protesta
Dal 10 al 13 maggio in tutte le scuole si somministreranno i test Invalsi. Il MIUR ha tentato fino all’ultimo di spacciare le prove come un’attività obbligatoria per gli insegnanti, ma inutilmente. Negli ultimi mesi nella nostra regione si sono susseguite delibere di collegi dei docenti che hanno rifiutato le prove e in questi giorni centinaia di insegnanti stanno presentando atti di rifiuto individuale. Alla base della protesta sussistono tre ragioni: 1) si tratta di uno strumento superato e che ha già fallito nei paesi anglossassoni in cui è stato introdotto anni fa; 2) tutto il sistema si basa sull’imposizione ai docenti di scelte non condivise e lavoro extra da svolgere gratuitamente, proprio mentre i contratti sono bloccati e i lavoratori vedono diminuire il proprio salario di giorno in giorno; 3) i risultati verranno utilizzati per “schedare” le scuole in modo da orientare i finanziamenti verso i dirigenti degli istituti meglio classificati che dovranno poi procedere alla valutazione del personale per premiare i soliti tirapiedi.
Il tutto avviene senza progettazione, senza informazione alle famiglie (nonostante sia prevista la somministrazione di un questionario che tocca i dati sensibili degli alunni) e distogliendo le classi dalle normali attività e dal perseguimento degli obiettivi d’apprendimento.
Nell’opporsi ai test Invalsi, gli insegnanti si sono coraggiosamente scontrati con l’arroganza di dirigenti complici e non rispettosi della normativa (pochi di essi però si sono assunti la responsabilità di emanare ordini scritti) e con l’azione incessante di “pompieraggio” portata avanti dai sindacati complici che, a parole, affermavano la non obbligatorietà dei test, ma nei fatti scoraggiavano i già impauriti insegnanti.
Questo atto di disobbedienza diffusa ha scatenato le ire dell’amministrazione e ciò ci convince della necessità e dell’efficacia della nostra lotta contro l’introduzione del merito targato Brunetta, ulteriore passo verso la privatizzazione della scuola.
Per giugno sono poi stati convocati lo sciopero del personale ATA e lo sciopero nei giorni degli scrutini.
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