TRENTAMILA IN CORTEO A CAGLIARI
Migliaia di persone, in gran parte provenienti dal distretto del Sulcis, hanno dato vita a un’imponente manifestazione contro Equitalia. Una protesta organizzata dal popolo delle partite Iva per chiedere la sospensione delle cartelle esattoriali che impediscono alle aziende di sopravvivere. CONTINUA | PAGINA 5
CAGLIARI
Migliaia di persone, provenienti soprattutto dal distretto industriale del Sulcis, si sono ritrovate ieri mattina nel piazzale della fiera per una imponente manifestazione contro Equitalia organizzata dal «Movimento artigiani e commercianti liberi». Chi sono? Un’associazione di piccoli imprenditori che protestano contro le tasse, troppo alte, sino ad impedire alle loro ditte di sopravvivere, dicono i loro volantini e i loro slogan. Slogan gridati in via Roma, davanti alla sede del consiglio regionale, dove erano schierati anche i cartelli dell’altra organizzazione che ha promosso la protesta, l’«Associazione vessati italiani solidali», anche loro, a sentirli, vittime della voracità predatrice dell’amministrazione statale. Per tutto il tragitto del corteo, è stato un coro unanime contro le tasse, contro Tremonti, contro Equitalia, l’agenzia di riscossione. «Sindacati e partiti ci hanno sempre snobbato quando siamo andati a chiedere aiuto – dice Andrea Impera, portavoce del Movimento – Ora faremo a meno di loro. Vogliamo la moratoria e il congelamento delle cartelle Equitalia recapitate nelle scorse settimane».
Secondo la questura in piazza c’erano diecimila persone, molte di più di quante ne ha portate la Cgil durante lo sciopero della scorsa settimana o il Movimento dei pastori nei suoi cortei. Nel mirino della protesta soprattutto Equitalia, ma gli slogan hanno colpito anche politici regionali e nazionali, senza distinzione di schieramento. Su un grande striscione la scritta: «Futuro e lavoro». Fra i simboli, tre avvoltoi stilizzati con su scritto «Equitalia – Politici – Stato», ma anche una bara in cui giacevano le «Partite iva» e cartelli con la scritta «Uniti possiamo cambiare».
La tensione era molto alta. Il corteo ha fatto una breve sosta davanti agli uffici di Equitalia, in viale Bonaria, controllato da agenti di polizia in tenuta antisommossa, per poi spostarsi verso il consiglio regionale, dove una delegazione è stata ricevuta dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci. Il governatore ha fatto sapere che la sua giunta è pronta ad approvare una delibera per interventi a favore delle imprese indebitate con Equitalia. L’edificio del consiglio regionale era completamente circondato e blindato dalle forze dell’ordine. Gli unici a poter superare il cordone di polizia sono stati la delegazione dei rappresentanti che ha incontrato Cappellacci e i giornalisti. Al colloquio con Cappellacci, ai giornalisti non è stato consentito di assistere. In piazza non sono scesi i pastori del movimento di Felice Floris né gli operai del polo del Sulcis: pare non abbiano trovato un’intesa col movimento degli artigiani e dei commercianti sulla data della manifestazione ma anche sulle modalità e sugli obiettivi della protesta. A manifestare, quindi, c’era soprattutto il popolo delle partite Iva. Obiettivo, la sospensione immediata delle cartelle Equitalia.
Con il vento di elezioni che spira in questi giorni, il centrodestra cavalca la protesta, senza peraltro organizzarla direttamente. I due gruppi che hanno portato in piazza tanta gente sono forme di auto organizzazione di categorie economiche – artigiani e commercianti soprattutto – sulle quali, in Sardegna, la crisi economica morde in modo particolarmente drammatico. Categorie che in buona parte sono tradizionale bacino di consensi elettorali del centrodestra. Altro motivo per cui Cappellacci e alleati si sono dimostrati attenti e solleciti alle ragioni della protesta. Forte e crescente, in ogni caso, è in Sardegna la tensione sociale, alimentata da una crisi che vede sull’orlo del collasso l’intero settore industriale e vicine alla bancarotta la maggior parte delle aziende di agricoltori e di pastori.
Sulla spinta della piazza, si muovono anche le opposizioni. Ieri mattina è stata presentata da tutti i consiglieri regionali del Partito democratico una mozione che chiede la convocazione urgente del consiglio regionale e impegna la giunta Cappellacci a far pressione sul governo Berlusconi perché alla situazione di crisi fiscale delle imprese sarde si metta immediatamente riparo con una moratoria di dodici mesi. Il Pd poi presenterà in Parlamento la prossima settimana, sotto forma di emendamenti al cosiddetto decreto sullo sviluppo, proposte di emergenza da attuare subito. «Bisogna evitare – dice il deputato Pd Pietro Calvisi – la chiusura per debiti di centinaia di migliaia di micro e piccole imprese».
CAGLIARI
Migliaia di persone, provenienti soprattutto dal distretto industriale del Sulcis, si sono ritrovate ieri mattina nel piazzale della fiera per una imponente manifestazione contro Equitalia organizzata dal «Movimento artigiani e commercianti liberi». Chi sono? Un’associazione di piccoli imprenditori che protestano contro le tasse, troppo alte, sino ad impedire alle loro ditte di sopravvivere, dicono i loro volantini e i loro slogan. Slogan gridati in via Roma, davanti alla sede del consiglio regionale, dove erano schierati anche i cartelli dell’altra organizzazione che ha promosso la protesta, l’«Associazione vessati italiani solidali», anche loro, a sentirli, vittime della voracità predatrice dell’amministrazione statale. Per tutto il tragitto del corteo, è stato un coro unanime contro le tasse, contro Tremonti, contro Equitalia, l’agenzia di riscossione. «Sindacati e partiti ci hanno sempre snobbato quando siamo andati a chiedere aiuto – dice Andrea Impera, portavoce del Movimento – Ora faremo a meno di loro. Vogliamo la moratoria e il congelamento delle cartelle Equitalia recapitate nelle scorse settimane».
Secondo la questura in piazza c’erano diecimila persone, molte di più di quante ne ha portate la Cgil durante lo sciopero della scorsa settimana o il Movimento dei pastori nei suoi cortei. Nel mirino della protesta soprattutto Equitalia, ma gli slogan hanno colpito anche politici regionali e nazionali, senza distinzione di schieramento. Su un grande striscione la scritta: «Futuro e lavoro». Fra i simboli, tre avvoltoi stilizzati con su scritto «Equitalia – Politici – Stato», ma anche una bara in cui giacevano le «Partite iva» e cartelli con la scritta «Uniti possiamo cambiare».
La tensione era molto alta. Il corteo ha fatto una breve sosta davanti agli uffici di Equitalia, in viale Bonaria, controllato da agenti di polizia in tenuta antisommossa, per poi spostarsi verso il consiglio regionale, dove una delegazione è stata ricevuta dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci. Il governatore ha fatto sapere che la sua giunta è pronta ad approvare una delibera per interventi a favore delle imprese indebitate con Equitalia. L’edificio del consiglio regionale era completamente circondato e blindato dalle forze dell’ordine. Gli unici a poter superare il cordone di polizia sono stati la delegazione dei rappresentanti che ha incontrato Cappellacci e i giornalisti. Al colloquio con Cappellacci, ai giornalisti non è stato consentito di assistere. In piazza non sono scesi i pastori del movimento di Felice Floris né gli operai del polo del Sulcis: pare non abbiano trovato un’intesa col movimento degli artigiani e dei commercianti sulla data della manifestazione ma anche sulle modalità e sugli obiettivi della protesta. A manifestare, quindi, c’era soprattutto il popolo delle partite Iva. Obiettivo, la sospensione immediata delle cartelle Equitalia.
Con il vento di elezioni che spira in questi giorni, il centrodestra cavalca la protesta, senza peraltro organizzarla direttamente. I due gruppi che hanno portato in piazza tanta gente sono forme di auto organizzazione di categorie economiche – artigiani e commercianti soprattutto – sulle quali, in Sardegna, la crisi economica morde in modo particolarmente drammatico. Categorie che in buona parte sono tradizionale bacino di consensi elettorali del centrodestra. Altro motivo per cui Cappellacci e alleati si sono dimostrati attenti e solleciti alle ragioni della protesta. Forte e crescente, in ogni caso, è in Sardegna la tensione sociale, alimentata da una crisi che vede sull’orlo del collasso l’intero settore industriale e vicine alla bancarotta la maggior parte delle aziende di agricoltori e di pastori.
Sulla spinta della piazza, si muovono anche le opposizioni. Ieri mattina è stata presentata da tutti i consiglieri regionali del Partito democratico una mozione che chiede la convocazione urgente del consiglio regionale e impegna la giunta Cappellacci a far pressione sul governo Berlusconi perché alla situazione di crisi fiscale delle imprese sarde si metta immediatamente riparo con una moratoria di dodici mesi. Il Pd poi presenterà in Parlamento la prossima settimana, sotto forma di emendamenti al cosiddetto decreto sullo sviluppo, proposte di emergenza da attuare subito. «Bisogna evitare – dice il deputato Pd Pietro Calvisi – la chiusura per debiti di centinaia di migliaia di micro e piccole imprese».
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