Strage di Viareggio, incidente probatorio in cisterna
“È stato il picchetto”. I parenti: “Assassini, vergogna!”
Test irripetibili sulla cisterna da cui fuoriuscì il gas che uccise 32 persone. L’avvocato di Palazzo Chigi: “Non ho dubbi”. Il presidente della commissione ministeriale: “Sul transito dei treni merci non è cambiato nulla”. Le Fs a sorpresa arrivano con un plastico… Il legale di Fs: “No, squarcio provocato dallo scambio”
“È stato il picchetto, io non ho dubbi”. A pronunciare questa frase è stato Raffaele Cecchetti, avvocato della presidenza del Consiglio dei Ministri, che si è costituita parte civile. Lo ha detto lasciando la gabbia dove è custodita la cisterna che viene oggi sottoposta a un incidente probatorio ad altissima tensione. In seguito Cecchetti ha dichiarato alle agenzie: “Io sono un avvocato e non un tecnico, ma l’impressione visiva è che una rottura come quella possa essere provocata da una superficie come quella di un picchetto”.
Non la pensa così l’avvocato difensore l’avvocato Armando D’Apote, difensore dell’ad di Ferrovie Mauro Moretti: «Ritengo che sia inequivocabile che lo squarcio sulla cisterna è stato provocato dalla piegata a zampa di lepre», un componente dello scambio. Secondo D’Apote, comunque, la causa dello squarcio è «ininfluente, perchè le responsabilità vanno ricercate nella causa del ribaltamento del carro. E quella si conosce, fu la rottura di un assile criccato, che non era stato nè installato nè fornito da Fs, ma che arrivò dalla Germania». Secondo D’Apote «la visione diretta della cisterna evidenzia non solo che la causa dello squarcio è stata la piegata a zampa di lepre, ma anche che il picchetto ha provocato un altro segno,
ben evidente ma non tale da forare la cisterna».
Per tutto il tempo le operazioni dei periti sono state accompagnate dalle voci di protesta dei familiari delle vittime per contestare i tecnici e i legali di Ferrovie. Proprio gli avvocati di Fs sono stati protagonisti di un altro degli episodi che ha caratterizzato l’ennesima giornata di rabbia viareggina. A sorpresa si sono presentati con un plastico che ricostruisce lo squarcio da cui fuoriuscì il gas. Ma l’oggetto non è stato ammesso come prova.
L’incidente probatorio. Faccia a faccia tra i legali a sostegno dell’una o dell’altra tesi. Le prove irripetibili vengono svolte sui picchetti, quello ritrovato sotto la cisterna e quello che potrebbe averla forato aprendo la strada al Gpl; e la piegata a zampa di lepre, pezzo della rotaia. Che col picchetto si contende, tra opposte tesi, il titolo di “imputato” principe del disastro. La cisterna è parcheggiata su un binario laterale ed è chiusa in un box fatto con una rete a maglie. È quindi visibile dalla strada che costeggia lo scalo. Quella iniziata stamani è la seconda fase della perizia: la prima, sull’assile che si spezzò provocando il deragliamento del convoglio, si è svolta alle officine Lucchini nel Bergamasco. La tesi della Procura – supportata dalle approfondite indagini della Polfer nella persona dell’ispettore capo Angelo Laurino con la squadra – è che a forare la cisterna sia stato uno dei picchetti. Gli stessi dispositivi che Rfi, nel 2011, indicava di non ricollocare sulle linee di nuova costruzione, alta velocità compresa.
Il plastico. Un vero e proprio colpo di scena quello preparato dai periti di Ferrovie che hanno portato sulla scena un plastico che ricostruisce lo squarcio da cui fuoriuscì il gas con le sue micidiali conseguenze. Assolutamente a sorpresa e senza che la Procura ne sapesse nulla. Il Gip Silvestri ha autorizzato il professor Diana del Politecnico di Milano, consulente di Ferrovie, a sovrapporre il plastico costruito in laboratorio allo squarcio della cisterna. Ma lo stesso plastico non sarà acquisito come prova. Fortissima la contestazioni dei legali delle parti civili.
La rabbia delle famiglie. Un centinaio di persone, soprattutto familiari delle vittime, ha assistito alle perizie in corso alla stazione di Viareggio. I cittadini hanno contestato i legali di Fs al loro arrivo sul posto. È stato uno dei momenti più tesi della giornata.
“Rischi? Da allora niente è cambiato”. Presente anche Franco Branciamore, presidente della commissione di indagine del ministero dei trasporti. Le procedure di cabotaggio sul treno-killer deragliato a Viareggio due anni fa erano state eseguite? “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”, ha risposto Branciamore. Ma dal 29 giugno 2009 è cambiato qualcosa sulle procedure di autorizzazione a viaggiare per i merci dall’estero? “Devo dire di no”, è la risposta sconsolata dell’inviato dal ministero.
Rest irripetibili sulla cisterna da cui fuoriuscì il gas che uccise 32 persone. L’avvocato di Palazzo Chigi: “Non ho dubbi”. Il presidente della commissione ministeriale: “Sul transito dei treni merci non è cambiato nulla”. Le Fs a sorpresa arrivano con un plastico… Il legale di Fs: “No, squarcio provocato dallo scambio”,
Ai cronisti Branciamore ha poi detto: «Quando c’è un incidente qualcuno ha sbagliato». «Abbiamo fatto accertamenti e altri ne faremo a breve – ha aggiunto – e poi faremo la nostra relazione. Ma le conclusioni le fa il magistrato». Il convoglio deragliò a causa di un assile che si spezzò per una «cricca», cioè una crepa. «Per me – ha detto Branciamore – c’era prima di entrare in Italia». Per Daniela Rombi, presidente dell’associazione “Il mondo che vorrei”, che raccoglie i familiari delle vittime, «quello di oggi è un ulteriore passo in avanti delle indagini, che mi auguro possano fare quanto prima chiarezza». Secondo il sindaco di Viareggio, Luca Lunardini, «la presenza di tanti familiari delle vittime e dei cittadini di Viareggio è un’ulteriore dimostrazione di quanto la città voglia la verità a tutti i costi». «Secondo la mia sensazione – ha concluso il presidente della provincia di Lucca, Stefano Baccelli – non c’era una carenza nelle norme, ma qualcuno non le ha rispettate».
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa