Ma il coniglio tirato fuori dal cappello è lo stesso di sempre. C’ un piano per ripartire con le privatizzazioni avanzato dal ministro Tremonti nel vertice del Senato di ieri e prontamente inserito nella nuova manovra economica. Sotto l’incalzare della speculazione dei mercati finanziari e con l’esplicita regìa del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, coordinatosi con il Governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi, la giornata di ieri ha riservato più di una sorpresa: l’accordo bipartisan sui tempi della manovra-lampo, che sarà approvata entro la settimana dal Parlamento , salvo lasciare poi le opposizioni di battersi per il cambio di governo; l’ampliamento della manovra; il ritorno alle privatizzazioni dopo anni in cui il furore liberista sembrava essersi ridimensionato. E qui si apre un problema politico e costituzionale serissimo.
Il referendum sull’acqua sembrava aver sepolto il progetto di privatizzazioni e liberalizzazioni nei servizi pubblici locali ma a poco più di un mese dai risultati referendari, incoraggiato dai mercati finanziari e dall’ombra di un governo di garanzia a guida Mario Monti, ieri il ministro Tremonti ha inserito nel nuovo testo della manovra ha previsto due norme che, se troveranno reale applicazione, annulleranno l’esito referendario. La prima – come racconta oggi “la Repubblica” – è una deroga a un decreto della presidenza del consiglio dei ministri (Dpcm) del 2004 che ricalca lo schema delle privatizzazioni degli anni Novanta e permette di vendere quote di grandi gruppi pubblici come Finmeccanica, Enel, Eni o di collocare sul mercato altre società pubbliche come le Poste e le Ferrovie dello Stato e infine di incoraggiare la privatizzazione delle società municipalizzate trasformate in spa.
Riaprire adesso l’agenda delle privatizzazioni viene ritenuti dagli ambienti finanziari “uno di quei segnali forti che il mercato si aspettava dall’Italia”.
Nella seconda parte del piano delle privatizzazioni Tremonti ha previsto una norma in manovra che – all’interno del Patto di stabilità – premierà i Comuni virtuosi che decideranno di aprirsi al mercato e di vendere ai privati parte delle loro partecipazioni o di controllo nelle ex municipalizzate.
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