L’Unione Sindacale di Base – settore Trasporto Pubblico Locale, ha proclamato per venerdì 23 luglio lo sciopero nazionale di 4 ore con modalità stabilite su base territoriale.
Queste sono le rivendicazioni alla base dello sciopero, contenute nella piattaforma contrattuale di USB e condivise nell’assemblea operaia di sabato 19 giugno a Bologna:
- nazionalizzazione dei settori e aziende strategici;
- riduzione dell’orario di lavoro per contrastare gli effetti negativi della rivoluzione tecnologica;
- superamento dei penalizzanti salari d’ingresso garantendo l’applicazione contrattuale di primo e secondo livello ai neoassunti;
- sicurezza dei lavoratori e del servizio, introduzione del reato di omicidio sul lavoro;
- salario minimo per legge contro la pratica dei contratti atipici e lotta al precariato;
- lotta a qualunque forma di discriminazione di genere, al razzismo e al sessismo;
- sviluppo di un sistema di ammortizzatori sociali, adeguati al contesto post pandemico;
- blocco dei licenziamenti e nessuna liberalizzazione degli appalti;
- libero esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali;
- reali penalità economiche a carico delle aziende sui ritardi dei rinnovi contrattuali ed adeguati recuperi salari;
- una legge sulla rappresentanza che superi il monopolio costruito sulle complicità tra le OO.SS. e le associazioni datoriali di categoria
Una piattaforma, quella di USB, che risponde alla necessità di ribaltare quella “lotta di classe dall’alto” portata avanti dal capitale in questi ultimi anni e che lancia una nuova stagione di conflitto. I nostri obiettivi sono:
- raggiungere tutti i segmenti dello sfruttamento, compreso il precariato diffuso;
- contrastare i processi di riorganizzazione tecnologica che produrrà espulsioni massicce dal ciclo produttivo e licenziamenti;
- contrastare il Recovery Plan disegnato da Draghi sotto il diktat dell’Unione Europea.
I lavoratori autoferrotranvieri, nel pieno della vertenza di un rinnovo contrattuale, puntualmente in ritardo, per il quale i soliti sindacati complici continuano a svendere la categoria accettando 50 centesimi al giorno (lordi) per la parte economica 2018/2020, sapranno dare la loro risposta sia alle penalizzanti politiche contrattuali, sia alle sempre più stringenti normative e leggi che mirano ad impedire l’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, ribadendo la necessità di rimettere al centro la qualità della mobilità cittadina e la qualità del lavoro.
Occorre:
- rendere possibile un servizio pubblico sicuro e dignitoso che risponda in modo efficiente alle reali esigenze dei territori in un contesto di lavoro sano e rispettoso degli operatori del settore;
- intervenire e modificare la logica, assurda, per la quale si vogliono affrontare le complesse problematiche del TPL agendo esclusivamente sui costi e sui possibili risparmi attraverso i tagli al servizio, aumentando i carichi di lavoro senza porsi in modo costruttivo nei confronti delle reali esigenze del territorio né, tanto meno, delle condizioni di lavoro imposte;
- intervenire e modificare l’ossessionante e vizioso criterio che, inneggiando al risparmio, vede però bruciare fior di soldi pubblici attraverso appalti e subappalti ad aziende che offrono servizi di scarsa qualità e lavoro sottopagato (quando pagato) garantendosi però profumati profitti.
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