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La “primavera” di Tottenham

Mark Duggan era un nero ed è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia. Nel quartiere alcuni dicono che era un poco di buono, altri invece che non aveva mai avuto guai con nessuno. Sta di fatto che sabato sera, verso le 17.00, una piccola folla di 300 persone ha accompagnato i familiari di Mark Duggan davanti alla stazione della polizia di Tottenham Hale per una manifestazione di protesta. La famiglia di Mark vuole «delle risposte» su quanto accaduto. Poi un poliziotto spintona brutalmente una ragazza di 16 anni e si è scatenato l’inferno nel quartiere di Tottenham Hale. Le prime molotov volano contro le macchine della polizia e poi dentro alcuni edifici. Alcuni negozi vengono presi d’assalto, le merci spariscono dagli scaffali. Volano le pietre. Due macchine della polizia, un autobus e diversi negozi sono stati dati alle fiamme. Gli incidenti sono proseguiti anche in mattinata. Tottenham, la mattina dopo, sembra vittima dei bombardamenti della Nato più che il quartiere di Londra dove ha sede una delle squadre di calcio più note della premier league: 48 persone vengono arrestate, 26 agenti vengono feriti. Quartiere povero, una delle zone più depresse del Regno Unito, già nel 1985 aveva dato vita ad un riot. Allora alla base della rivolta ci fu la protesta contro Scotland Yard accusata di razzismo contrto i neri. Cynthia Jarrett, madre 49enne del giovane Floyd Jarrett venne uccisa durante la perquisizione di casa sua avvenuta dopo l’arresto del figlio, il quartiere si ribellò come in queste ore. Un agente viene massacrato a colpi di machete. David Lammy, deputato laburista eletto nella circoscrizione locale, è comparso nei televisori britannici ovviamente per attaccare senza riserve i responsabili dei disordini. «Queste – ha ruggito – sono le azioni di persone senza cervello, non degli abitanti di Tottenham». Quindi l’inevitabile confronto coi fatti del 1985. «Non è come 25 anni fa. Allora c’era un problema con la polizia, ora siamo di fronte a un attacco al quartiere». Secondo Lammy, infatti, molti dei ‘dimostrantì non facevano neppure parte della comunità locale. “Ieri la famiglia di Mark è stata tenuta fuori dalla stazione di polizia di Tottenham per cinque ore”, ha dichiarato il reverendo Nims Obunge, figura autorevole della comunità. «Al principio era una manifestazione pacifica. La gente voleva avere delle risposte su cosa è accaduto giovedì sera. E non le ha avute. Ora è importante che la Independent Police Complaints Commission (IPCC) sia messa nelle condizione di svolgere le proprie indagini». Indagini che sono peraltro scattate subito dopo la morte di Duggan. Il capo della IPCC, Rachel Cerfontyne, ha quindi assicurato la totale ‘indipendenzà dei suoi ispettori. Ma i dubbi rimangono. Il fratello di Mark, Shaun Hall, pur condannando senza riserve gli scontri ha infatti definito una «totale fesseria» l’ipotesi che Duggan abbia aperto il fuoco contro gli agenti. Era una «brava persona», ha aggiunto, «non un gangster». Intanto su Twitter s’inseguono le voci di nuove ‘dimostrazionì.

Tottenham è il quartiere con il tasso di disoccupazione più alto di tutta Londra, l’ottavo di tutto il Regno Unito. Ha uno dei livelli di povertà più alti di tutto il paese, e uno dei più alti tassi di criminalità. Le continue tensioni e i ripetuti episodi di criminalità hanno innalzato i controlli e gli interventi della polizia, esasperando la popolazione locale che da tempo denuncia di essere ingiustamente vessata e discriminata dagli agenti. La settimana scorsa il Guardian aveva raccontato di come la chiusura dei centri sociali giovanili in seguito ai tagli statali abbia tolto ai ragazzi della zona i luoghi di aggregazione, rendendoli insofferenti e pericolosi. Dopo gli scontri di ieri alcuni abitanti della zona hanno detto che c’è una grossa rabbia diffusa tra tutti gli abitanti di Tottenham per i metodi usati da Scotland Yard e per i continui fermi. «Non sono stati soltanto i ragazzi neri», ha detto un abitante del quartiere a BBC, «sono i giovani in generale che non ce la fanno più a essere trattati così».

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