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Sindacati di base: sciopero generale il 6 settembre

da “il manifesto” del 25 agosto 2011

Rocco Di Michele
6 SETTEMBRE Si allarga la platea dello stop generale
I sindacati di base si mobilitano: stesso giorno, diversa piattaforma
Usb, Orsa, Cib, SiCobas, Snater, Slai, Usi e altre sigle ancora: «contro la manovra del governo», ma anche «contro il patto sociale del 28 giugno», siglato da Cgil, Cisl e Uil

Rocco Di Michele
Ci sono giorni che valgono anni. E li stiamo vivendo. Tutte le dinamiche sociali e sindacali, pur nella calura opprimente di questi giorni e con il grosso dei lavoratori fermo per le ferie, si sono già rimesse in moto. Non c’è di aspettare «ottembre» per cominciare a far vedere che chi lavora non è per niente d’accordo con le due manovre consecutive del governo.
Dopo la proclamazione dello sciopero generale da parte della Cgil, per il 6 settembre – alla riapertura dei lavori parlamentari, proprio per la manovra finanziaria – anche la galassia del sindacalismo di base ha fatto la sua scelta: sciopero generale e generalizzato lo stesso giorno, anche questo di 8 ore e una piattaforma però molto differente.
Unione sindacale di base (Usb), Orsa, Cib-Unicobas, Usi, SiCobas, Snater e Slaicobas hanno condiviso un’analisi e una serie di obiettivi che cozzano esplicitamente con il «patto sociale» siglato il 28 giugno da Cgil, Cisl e Uil con Confindustria, Già nella lettera inviata al governo per comunicare l’agitazione, infatti, la si motiva come «contro le manovre del governo e le politiche dell’Unione europea che vogliono tutelare le banche e la finanza», ma anche «contro il patto sociale e l’attacco ai diritti dei lavoratori».
Nella nota congiunta alla fine dell’incontro, il discorso è anche più articolato e va a definire un’idea di sindacato conflittuale ben diversa da quella in voga non solo in Cisl e Uil, ma anche in buona parte della Cgil più «camussiana». Qui, per esempio, non c’è alcuna soggezione alle «politiche dell’Unione europea e le manovre del governo che applicano le misure imposte dall’Europa, dalle banche e dai poteri forti finanziari che hanno determinato e speculato sull’attuale crisi mondiale».
Nessuna subalternità alla retorica dell’«uniamoci tutti e facciamo le cose che dice Confindustria». Qui si chiede la «cancellazione del debito, il blocco delle spese militari e una politica nazionale ed europea basata sui diritti e le legittime aspettative dei popoli e non della finanza e degli speculatori». Il punto di contatto lo si può trovare nella lotta all’«evasione/elusione fiscale e contributiva», tenendo però d’occhio bisogni primari popolari come «il diritto all’abitare» (importante in una fase di crisi, tra sfratti per chi non riesce più a pagare affitto o mutuo». Naturalmente, qui si auspica una «forte patrimoniale» e «la tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie». mentre si vede giustamente come il fumo negli occhi «la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e del libero mercato». La soluzione alla crisi passa piuttosto per «la nazionalizzazione delle banche e delle grandi imprese strategiche» e «per un impegno dello stato capace di rilanciare la produzione e i servizi». Difesa dello «Statuto» e dei diritti dei lavoratori fanno dunque tutt’uno con l’opposizione radicale al «patto sociale che il governo vuole trasformare in legge».
Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, sblocco dei contratti, difesa del Contratto nazionale, istituzione del reddito sociale, fine della precarietà e diritto al lavoro stabile, del resto vanno di pari passo con «la regolarizzazione generalizzata dei migranti», il blocco di «privatizzazioni mascherate da liberalizzazioni, la difesa dei beni comuni in coerenza con gli esiti referendari». E tante altre cose «normali» in un paese che ha l’art. 1 della Costituzione incentrato sul lavoro.


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Dichiarazione congiunta: SCIOPERO GENERALE 6 settembre 2011 (comuncato unitario)

Le confederazioni e le organizzazioni sindacali USB, Slaicobas, ORSA, Cib-Unicobas, Snater, SICobas e USI riunitesi il giorno 24 agosto 2011, hanno condiviso e concordato quanto segue.

–  Si considera indispensabile una forte risposta dei lavoratori alle manovre di luglio e di agosto del governo.  In questo senso si indice lo sciopero generale di 8 ore per il giorno 6 settembre 2011, quale primo momento di una mobilitazione che non si esaurisce chiaramente con questa azione di lotta, a sostegno della seguente piattaforma:

ñ    contro le politiche dell’Unione europea e le manovre del governo che applicano le misure imposte dall’Europa, dalle banche e dai poteri forti finanziari che hanno determinato e speculato sull’attuale crisi mondiale;
ñ    per la cancellazione del debito, il blocco delle spese militari e una politica nazionale ed europea basata sui diritti e le legittime aspettative dei popoli e non della finanza e degli speculatori;
ñ    contro l’evasione/elusione fiscale e contributiva e per una politica fiscale a sostegno del lavoro dipendente e dei redditi; per il diritto all’abitare;
ñ    per una forte patrimoniale e la tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie;
ñ    contro la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e del libero mercato; per la nazionalizzazione delle banche e delle grandi imprese strategiche per il paese e per un impegno dello stato capace di rilanciare e finanziare la produzione e i servizi;
ñ    a difesa dello Statuto dei lavoratori, contro l’attacco ai diritti dei lavoratori e il patto sociale che il governo vuole trasformare in legge;
ñ    riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, lo sblocco dei contratti di lavoro, la difesa del Contratto nazionale, l’istituzione del reddito sociale, la fine della precarietà ed il diritto al lavoro stabile;
ñ    per la regolarizzazione generalizzata dei migranti e per il mantenimento del permesso di soggiorno di coloro i quali hanno perso il lavoro;
ñ    contro le privatizzazioni mascherate da liberalizzazioni per la difesa dei beni comuni in coerenza con gli esiti referendari;
ñ    contro la privatizzazione della scuola, della ricerca e dell’università e per il diritto al sapere;
ñ    contro l’abolizione delle festività a partire dal 1° maggio e dal 25 aprile;
ñ    per una legge democratica e pluralista sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro.

La concomitanza dello sciopero con quello indetto anche dalla Cgil non deve essere interpretato come una condivisione delle motivazioni proposte da questa confederazione dalla quale ci divide nettamente anche la firma dell’accordo del 28 giugno scorso.  
Il 6 settembre le scriventi confederazioni e organizzazioni sindacali manifesteranno quindi in molte città italiane su piazze diverse da quelle della Cgil.

Oltre allo sciopero generale si condivide sin da ora la necessità di individuare e praticare una serie di iniziative a livello nazionale e territoriale ed una mobilitazione incisiva e di lunga durata, a cominciare dal 6 settembre e dall’Assemblea nazionale del 10 settembre indetta a Roma.

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La nota dell’Esecutivo Usb

L’Esecutivo nazionale confederale USB riunito a Roma il 24 agosto 2011 ha ampiamente discusso l’attuale grave fase politico economica che attraversa il Paese.

L’ Esecutivo  nazionale ritiene che non ci sia alcuna possibilità di uscita dalla crisi economica finanziaria in corso attraverso i consueti strumenti già utilizzati dai governi in passato e riproposti oggi dal Governo Berlusconi.

La finanziarizzazione dell’economia ha prodotto un crisi sistemica che sta aggredendo i paesi avanzati del nord  del mondo e sta foraggiando la speculazione finanziaria. L’Unione Europea  a guida Franco/Tedesca sta approfittando della crisi per imporre di fatto un governo unico europeo che sta soppiantando definitivamente la funzione degli stati nazione ed imponendo il comando di Bruxelles  e dell’Euro sulle scelte di politica economica dei governi nazionali.

L e manovre di luglio e di agosto del governo Berlusconi non solo sono evidentemente di classe, perché scaricano i costi della crisi sui lavoratori e le loro famiglie aggredendo i salari, imponendo agli enti locali, cui vengono tagliati i trasferimenti, di aumentare le tasse, attaccano a fondo le pensioni e il tfr ma rischiano di essere assolutamente contingenti ed inutili perché non aggrediscono le vere cause della crisi che sono il mercato finanziario, la speculazione il sistema bancario. La stessa contro manovra proposta dal PD non si discosta da questa impostazione e  si colloca nello stesso solco con un’ottica di riduzione del danno fatta comunque di privatizzazioni, liberalizzazioni, flessibilità, riduzione del welfare eccetera.

La crisi sta producendo una svolta politica profonda e strutturale e va affrontata dal movimento sindacale indipendente e conflittuale in questa ottica.

Il problema non è semplicemente cacciare Berlusconi e sconfiggere il berlusconismo. Qualsiasi ipotesi politica che non metta in discussione le scelte dell’Unione Europea sarà destinata  a proporre analoghe e continue manovre di rientro dal debito che però non modificheranno minimamente la situazione.

A tal proposito l’Esecutivo USB ritiene anche indispensabile ricercare ogni relazione a livello europeo ed internazionale per concordare iniziative di lotta e di mobilitazione a livello continentale contro le politiche dell’Unione Europea sostenute anche dalle organizzazioni sindacali presenti nella CES.

L’Esecutivo nazionale USB invita tutta l’organizzazione a proseguire la mobilitazione per contrastare le manovre di classe del governo già avviata con lo sciopero nazionale del pubblico impiego di luglio e le manifestazioni di luglio e di agosto e a tal fine decide di proporre alle organizzazioni sindacali conflittuali, già invitate al confronto sulla situazione, di proclamare assieme per il 6 settembre lo sciopero generale e generalizzato con proprie manifestazioni territoriali come primo momento di risposta di massa e unitario contro le manovre del governo Berlusconi, contro le politiche dell’Unione Europea, per riaffermare i diritti democratici e contrattuali, contro ogni nuovo patto sociale fra sindacati complici, padroni, banchieri.

L’esecutivo nazionale USB ritiene che la proposta di proclamazione dello Sciopero generale e generalizzato con autonome manifestazioni territoriali vada estesa anche a tutti quei settori sociali e di movimento in lotta per la difesa dei beni comuni, del territorio, del diritto al reddito e all’abitare, della scuola pubblica e del diritto allo studio, per i diritti dei migranti.

L’esecutivo nazionale USB invita pertanto tutte le proprie strutture a revocare gli scioperi già proclamati dalle categorie e dai settori, in particolare gli scioperi nazionali del pubblico impiego del 9 settembre e quello del TPL del 19 settembre per farli convergere sulla data del 6 settembre

L’esecutivo nazionale USB conferma l’adesione dell’organizzazione all’Assemblea Nazionale del 10 settembre promossa da “Roma bene comune” con la certezza che da quel momento di confronto scaturirà un calendario unitario di ulteriori mobilitazioni contro la crisi, le manovre del governo e l’Unione Europea

L’esecutivo nazionale USB ritiene importante raccogliere e rilanciare la proposta di Mobilitazione Europea avanzata dalle piazze degli Indignados per la giornata del 15 ottobre e mobilita tutta l’organizzazione per la massima partecipazione alla Manifestazione Nazionale che si terrà in quella data

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