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Super-stangata e sciopero generale. Intervista a Emidia Papi

«Sta arrivando una super-stangata, lo sciopero generale è solo rinviato»
Francesco Piccioni

Ieri doveva esserci uno sciopero generale dei sindacati di base, che hanno poi preferito convocare anche loro un’assemblea nazionale dei delegati. Emidia Papi fa parte dell’esecutivo Usb.
Sciopero rinviato. Cos’è successo?
Lo sciopero generale è ancora in campo. Abbiamo deciso di «riposizionarlo» in altra data, non di sospenderlo. E’evidente che la caduta di Berlusconi, da moltissima gente vissuta come un vero e proprio atto liberatorio, ha sparigliato le carte e modificato il clima dentro cui si era deciso lo sciopero del 2 dicembre.
Il governo Monti cambia lo scenario?
Per ora gli italiani sono immersi in una sorta di «luna di miele» nei suoi confronti. Anche nel popolo della sinistra la caduta di Berlusconi – avvenuta «da destra», perché non più affidabile sul piano internazionale e finanziario, non grazie ad una poderosa spallata di popolo – ha prodotto una specie di sonno della ragione che induce i più ad aspettare di vedere cosa accadrà. Che è poi quanto già scritto da Unione Europea, Bce, Fmi; e sarà molto pesante, probabilmente anche peggio di quanto avrebbe potuto fare un Berlusconi in crisi di consensi. Per questo lo sciopero generale è senz’altro in campo. Abbiamo solo ritenuto utile non sprecare uno strumento così importante. I lavoratori non sembrano disponibili a una lotta «preventiva». Purtroppo, il risveglio sarà brutale e noi dovremo essere capaci di raccogliere la rabbia e l’incazzatura della gente. L’Assemblea nazionale serve ad allargare la riflessione su quanto sta accadendo sul piano politico, e quindi sindacale, e a preparare la risposta che deve essere molto forte e determinata.
A che punto è il processo di unificazione «di base»?
Continuiamo testardamente a costruire momenti unitari di confronto sulle cose da fare; l’Assemblea vuole essere uno di questi. Il processo avviato con la costituzione dell’Usb è fatto di queste cose, misuriamo quotidianamente il termometro della disponibilità all’unità, ma spesso ci dobbiamo fermare di fronte a incomprensibili atteggiamenti identitari autoreferenziali o di «opportunità politica» estranea al dato sindacale. Ovviamente, non vale per tutti. Lo Snater ha perfezionato di recente l’affiliazione a Usb, ci sono continui rapporti con i compagni dell’Orsa, con Unicobas, Slai Cobas, Usi con cui abbiamo costruito numerose iniziative di lotta e di confronto, compresa quella del 3 dicembre. Ci interessano molto anche le evoluzioni in casa Cgil; le seguiamo con attenzione.
La governance europea annulla i margini di manovra anche per il sindacato «concertativo». C’è ancora spazio per il sindacato «conflittuale»?
Siamo alla vigilia di un nuovo e più stringente «patto sociale», o «di cittadinanza», come lo ha furbescamente definito la Camusso. Lo chiedono tutti i sindacati concertativi sia a livello nazionale che europeo. Il problema, per loro, non sono i contenuti delle misure imposte da Ue e Bce, quanto il fatto di poterle condividere preventivamente. Anche le baruffe riportate dalla stampa sulle «indiscrezioni» sui prossimi provvedimenti sembrano più destinate a far capire che sono ancora in vita – cosa di cui molti lavoratori cominciano seriamente a dubitare – che a preparare lo scontro. La storia ci pare segnata. Quei sindacati troveranno un tavolo a cui essere invitati, ripartirà una parvenza di «dialogo sociale» e nulla cambierà della condizione materiale dei lavoratori. Per il sindacalismo conflittuale e indipendente si apre un’ampia prospettiva di lavoro. per una ripresa del protagonismo di massa. L’importante è commettere meno errori possibile; la divisione fra noi è uno dei più frequenti.
Opposizione al governo Monti, dunque. Ma come?
Il percorso che immaginiamo non ha come unico orizzonte lo sciopero generale. Prima e dopo è necessario affrontare i problemi posti dalle manovre succedutesi da luglio in poi: privatizzazioni dei servizi pubblici, a partire dai trasporti locali, difesa dei beni comuni, politiche sociali locali, sottoposte a continui e massicci tagli. Su questi temi costruire ampi rapporti e mobilitazioni insieme ai movimenti che sui territori esprimono forti reazioni a queste scelte dissennate. E’ la scommessa che, del resto, sta alla base della nostra idea di sindacato metropolitano.
da “il manifesto”

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