Il teatro Ambra Jovinelli di Roma ospiterà domani i delegati dell’alleanza dei sindacati di base che da tempo stanno cercando di avviare una controtendenza alla frammentazione e alla passività dei lavoratori di fronte alla crisi. Il governo Monti non nasconde l’intenzione di tornare a praticare il terreno della concertazione con Cgil Cisl Uil. Sulle pensioni sicuramente ma anche sul complesso delle manovre “lacrime e sangue” imposte dai diktat della Bce.
In un documento unitario diffuso in questi giorni, i sindacati di base Usb, Slai Cobas, Cib-Unicobas, Snater e Usi spiegano perché hanno deciso di rinviare lo sciopero generale originariamente previsto per ieri, 2 dicembre, e di avanzare invece una proposta comune a tutti quelli che definiscono “sindacati conflittuali”, un’idea che ormai va oltre il perimetro dei sindacati di base così come li abbiamo conosciuti in questi venti anni. Nel documento spiegano che “USB, Cib-Unicobas, SlaiCobas, Snater e USI avevano indetto lo sciopero generale del 2 dicembre in una fase sicuramente diversa dall’attuale ed in continuità con le mobilitazioni e gli scioperi dei mesi precedenti. Si era infatti in presenza ancora del governo Berlusconi ed in una situazione politica e sindacale diversa da quella che si è determinata negli ultimi giorni.
Con il governo Monti/Napolitano si è fatto un ulteriore passo verso le richieste della BCE che ha imposto non soltanto le misure economiche da adottare, ma ha dettato anche l’agenda, i tempi e le modalità, indicando altresì i soggetti che avrebbero dovuto gestire questa fase in Italia come in Grecia.
Con il governo Monti si passa quindi ad un governo che è direttamente gestito dall’Unione Europea, dalla BCE e dalla finanza internazionale.
Un cambio di fase strutturale e complessivo rispetto al quale è indispensabile avviare un’analisi approfondita ed una forte riflessione collettiva per poter rilanciare adeguatamente la nostra iniziativa sindacale e sociale”.
Sullo scenario a cui si va incontro e verrà chiarito con la presentazione della manovra “lacrime e sangue” da parte del Consiglio dei Ministri lunedi prossimo, i sindacati di base non si fanno illusioni di avere vita facile, né per loro né per i lavoratori: “In base a queste considerazioni USB, Cib-Unicobas, SlaiCobas, Snater e USI ritengono opportuno sviluppare sin dai prossimi giorni un’offensiva di verità rispetto a ciò che si sta veramente cercando di far passare con la dottrina/ricetta targata BCE/Monti/Napolitano.
E’ necessario discutere con la gente e con i lavoratori, sviluppare una vera informazione che superi l’omologazione che si sta costruendo e cristallizzando e che vede partiti, sindacati e mezzi di informazione al 99% schierati con il governo Monti”. Niente scioperi dimostrativi e di testimonianza dunque ma “Una campagna duratura di informazione e di mobilitazione che si dovrà sviluppare nei prossimi mesi e che non potrà che prevedere la sollecitazione e la definizione del più ampio schieramento possibile finalizzato ad una lotta di lunga durata”.
Sullo sfondo lo scontro frontale con il modello che Marchionne vuole imporre agli stabilimenti della Fiat ma che potrebbe conformare l’intero quadro delle relazioni sindacali “La Fiat cancella la democrazia rappresentativa dalle fabbriche e, con un vero e proprio golpe, finalizzato a mettere tutti di fronte al fatto compiuto, dopo aver annunciato l’uscita da Confindustria, denuncia tutti gli accordi realizzati nel corso dei decenni nelle decine e decine di stabilimenti del gruppo Fiat” denuncia l’Usb “Storici stabilimenti che hanno fatto la storia delle lotte operaie nel nostro paese vengono di fatto trasformati in fabbriche caserma, in cui i lavoratori, in assenza di una forte ed incisiva opposizione, saranno impotenti di fronte all’azienda, privati anche della possibilità di eleggere i propri rappresentanti sindacali, sostituiti da odiose rappresentanze aziendali, nominate dai sindacati servi della Fiat”.
L’appuntamento è alle ore 9.30 al Teatro Ambra Jovinelli (via Guglielmo Pepe/via Giolitti) nei pressi della stazione Termini.
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