L’Unione Europea ha il potere di dettare agli Stati membri regole comuni in materia di licenziamento individuale. Lo prevede l’art. 153.1.d) del Trattato sul funzionamento dell’Unione (TFUE) Ma l’esercizio di questa competenza è condizionato dalla regola dell’unanimità, e la norma è fino ad oggi rimasta lettera morta. E allora come è possibile che ogni giorno si parli di abrogare l’art. 18 perché “è l’Europa che ce lo chiede?” La risposta è che a chiedercelo non è l’Europa ma la lettera indirizzata al Governo italiano dai Presidenti (uscente e subentrante) della Banca centrale europea il 5 agosto 2011 nonché lo scellerato accordo Patto Euro Plus firmato il 25 marzo scorso dal Governo Berlusconi. E allora abbiamo deciso di invitare a raccontarci la loro reale storia quattro lavoratori (nonché Rsu) e poi due “tecnici” a commentarla, ovverosia il prof. Antonio di Stasi (docente all’Università di Ancona e membro del collegio legale Fiom) e l’avv. Marziale storico difensore dell’Usb e più in generale del sindacalismo autonomo nel centro e sud d’Italia. E ad ascoltarli abbiamo invitato i responsabili delle politiche sul lavoro di PD, Idv, Sel e Prc. Vogliamo innanzitutto che dai lavoratori e dai tecnici i “politici” apprendano come il problema del lavoro in Italia non è rappresentato in alcun modo dall’art. 18.
Vogliamo che finalmente sia chiaro come l’assurda e diffusa convinzione che quello italiano sia un regime iperprotettivo non solo è integralmente falsa ma addirittura smentita dai dati dell’OCSE, organizzazione invocata dagli stessi demolitori dell’art. 18 come unica bibbia. Gli indici OCSE che segnalano la c.d. rigidità in uscita (“strictness of employment protection for regular employment”) collocano attualmente l’Italia (indice dell’1.77) al di sotto della media europea: appena sopra alla Danimarca (1.63), comunemente presentata come campione di flessibilità e ben al di sotto non solo degli altri paesi del nord Europa (Germania in testa: 3.00), ma anche di molti paesi dell’est (come l’Ungheria,
E quest’iniziativa è organizzata con l’adesione del comitato NO DEBITO anche perché con il semiclandestino Patto Euro Plus del 25 marzo scorso l’Italia non solo si impegna ad aumentare la facilità dei licenziamenti ma si impegna a ridurre il debito sino al 60% del rapporto col PIL con un riduzione annua del 5%, impegno che – se rispettato – avrà effetti economici e politici del tutto paragonabili ai “debiti di guerra” che hanno portato
- Carlo Guglielmi è il presidente del Forum Diritti Lavoro
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Qui di seguito il programma e i partecipanti alla conferenza del 24 gennaio
Riformare l’Art. 18 dello Statuto? No!
Contro
24 GENNAIO ORE 15, PALAZZO DELLA PROVINCIA DI ROMA
VIA IV NOVEMBRE – SALA DELLA PACE
PRESIEDONO
FRANCO RUSSO (Forum Diritti/Lavoro)
PAOLA PALMIERI (USB Nazionale)
MAURIZIO MARCELLI (Rete 28 Aprile/FIOM Nazionale)
INTRODUCE
ARTURO SALERNI (avv. Forum Diritti/Lavoro)
COMUNICAZIONI
PIERPAOLO POLLINI (RSU/FIOM Fincantieri Ancona)
EZIO ELIA (RSU/USB New Holland – San Mauro Torinese)
ANTONIO DI STASI (Prof. Diritto del Lavoro – Università di Ancona)
MIMMO LOFFREDO (RSU/FIOM FIAT Pomigliano)
ANDREA QUAGLIETTI (RSU/USB Licenziato Manuli – Ascoli Piceno)
GIUSEPPE MARZIALE (Avv. Foro di Napoli)
INTERVENGONO
PIERPAOLO LEONARDI (USB nazionale) • GIORGIO CREMASCHI (Presidente
Comitato Centrale FIOM) • MAURIZIO ZIPPONI (Responsabile Dipartimento Lavoro IDV) • EMILIO GABAGLIO (Presidente Forum Lavoro PD) • ROBERTA FANTOZZI (Responsabile Lavoro PRC) • MASSIMILIANO SMERIGLIO (Responsabile Lavoro SEL) • FABRIZIO TOMASELLI (USB Nazionale) • RICCARDO FARANDA (Avv. Forum Diritti Lavoro)
CONCLUDE CARLO GUGLIELMI (Avv. – Presidente Forum Diritti Lavoro)
CON L’ADESIONE DEL COMITATO “NO DEBITO”
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