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“Tutti liberi!”. Manifestazione a Piazzale Clodio per Di Vetta e gli altri processati

Quattro attivisti arrestati, trentasette denunciati, una occupazione sgomberata – quella di via Boglione – ed un’altra che invece ha resistito, quella di via di Casal Boccone. E’ questo il bilancio della giornata di ieri a Roma dove, in concomitanza con la manifestazione della Fiom, le autorità di “pubblica sicurezza” della Capitale hanno deciso di adottare la mano dura, durissima nei confronti dei movimenti per il diritto all’abitare. In particolare nei confronti dei manifestanti che ieri mattina si erano presentati alla sede del Cipe – il Comitato interministeriale per la programmazione economica – per reclamare che invece che a finanziare la devastante alta velocità tra Torino e Lione le risorse pubbliche vengano investite in edilizia popolare, lavoro e welfare. Ma c’era anche il premier Mario Monti alla riunione del Cipe che doveva decidere sulle compensazioni chieste dal governatore del Piemonte Cota per tentare di convincere qualche valsusino a desistere dalla ormai ventennale resistenza. E il governo non deve aver preso bene la ennesima contestazione alle proprie scelte.
I manifestanti sono stati duramente caricati ed espulsi a forza dall’androne del palazzo governativo, poi la Polizia ha accerchiato a lungo gli attivisti pretendendo – ed ottenendo – di poterne identificare decine. Non contenti i funzionari della Digos hanno scatenato la caccia ad alcuni degli attivisti più in vista. E così in manette sono finiti Paolo di Vetta e altri 4 rappresentanti dei Blocchi Precari Metropolitani e del Coordinamento Cittadino di Lotta perla Casa. «Paolo stava cercando di ristabilire la calma dopo che gli agenti avevano cercato di trascinare via un manifestante scatenando la rabbia degli altri attivisti seduti a terra quando è stato preso dalla polizia e malmenato» raccontano i testimoni. 
Di Vetta – animatore dei Blocchi Precari Metropolitani e dirigente dell’Unione Sindacale di Base – è da mesi nel mirino dei responsabili dell’ordine pubblico nella Capitale, e più volte i suoi compagni lo hanno dovuto togliere dalle mani degli agenti. Ma questa volta lo hanno prima malmenato e poi strappato dal pronto soccorso dell’Ospedale Santo Spirito per portarlo al Commissariato Trevi dove, insieme agli altri 3 fermati – uno è stato rimesso in libertà nel tardo pomeriggio – ha passato alcune ore prima di essere spostato a Via Genova dove ha trascorso la notte in attesa del processo per direttissima fissato per questa mattina al Palazzo di Giustizia.
Già ieri la Questura aveva fatto sapere che ben 37 attivisti sono stati denunciati. Per tutti il reato contestato è quello di invasione di edifici e occupazione di immobile, mentre ai quattro arrestati vengono contestate anche la resistenza, le lesioni e l’immancabile oltraggio a pubblico ufficiale. Secondo la Polizia i quattro avrebbero tentato di ostacolare le operazioni di identificazione da parte degli agenti nei confronti di un gruppo di persone che avevano tentato il blitz e poi bloccate all’esterno della sede del Cipe. 

A Piazzale Clodio centinaia di militanti dell’USB, dei BPM, del Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, di alcuni centri sociali stanno manifestando la propria solidarietà a Di Vetta e agli altri processati con un presidio che è partito poco dopo le nove. Gli attivisti sono difesi da un pool di avvocati composto da Simonetta Crisci, Flavio Rossi Albertini, Giuseppe Mattina e Vincenzo Perticaro. Il consigliere regionale della Federazione della Sinistra Fabio Nobile e il parlamentare dell’IDV Stefano Pedica si sono offerti di testimoniare sul carattere violento e ingiustificato dell’arresto dei 4 attivisti. 
Il Tribunale è pesantemente blindato e il filtro ai cancelli è molto rigido. Davanti all’ingresso di Piazzale Clodio è in corso un’assemblea in attesa di avere notizie dall’udienza. Molti gli interventi di attivisti che mettono in evidenza il carattere provocatorio e di ritorsione del violento tentativo di sgombero della palazzina occupata dai BPM in via di Casal Boccone. Un blitz che sarebbe scattato per iniziativa ‘personale’ di alcuni responsabili dell’ordine pubblico, in particolare il Questore Tagliente, infastiditi per il tentativo di occupazione del Cipe in un momento difficile per il governo, una sorta di affronto al quale rispondere per le rime. Secondo alcuni interventi il blitz contro l’occupazione di Talenti sarebbe avvenuto senza rispettare del tutto la catena di comando e, di fronte alla resistenza strenua opposta dagli occupanti della palazzina, ha dovuto alla fine desistere. Secondo alcuni esponenti del sindacato di base dei Vigili del Fuoco le comunicazioni interne alla forza pubblica in vista dell’assalto all’edificio di via di Casal Boccone sarebbero state addirittura criptate per evitare che venissero intercettate da chi, anche all’interno dello stesso comparto sicurezza, non faceva direttamente parte delle forze mobilitate per lo sgombero.

Paolo Di Vetta e i tre migranti arrestati sono stati condotti in aula davanti al giudice qualche minuto prima delle 11. Gli avvocati hanno chiesto di acquisire agli atti alcuni video girati durante la protesta di ieri che ne documentano il carattere pacifico e mettono in evidenza l’arbitrarietà dell’arresto e delle accuse rivolte nei confronti degli attivisti. In particolare questo:

Dopo una lunga interruzione dovuta alla necessità di mettere a disposizione dei tre migranti processati degli interpreti l’udienza è ripresa poco dopo le 12 con le deposizioni degli agenti di Polizia, che si sono contraddetti dando versioni discordanti. E’ prevista la deposizione anche di Fabio Nobile e Stefano Pedica mentre fuori dal palazzo di giustizia alcune centinaia di persone stanno ancora manifestando la loro solidarietà agli arrestati.

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