Arresti domiciliari per Paolo Di Vetta, ritorno in libertà per Omar, Edwin e Balan, gli altri tre arrestati. In attesa della prima udienza vera e propria a carico dei 4 che si terrà il 14 aprile. Una decisione comunque pesante, quella del Tribunale di Roma, che censura esplicitamente il ruolo di coordinamento delle lotte sociali nella capitale – di cerniera tra il sindacalismo di base, gli occupanti di case, il precariato e i migranti in lotta per i loro diritti – svolto in questi ultimi anni dai Blocchi Precari Metropolitani e da Di Vetta in particolare, accusato addirittura dal giudice di ‘strumentalizzare’ gli immigrati. Una decisione pronunciata dal giudice monocratico alle 21 di questa sera, dopo ben dieci ore di udienza e poi di camera di consiglio.
E’ stata una vera e propria maratona l’udienza in cui il gip Adriana Di Maio doveva decidere se convalidare o no l’arresto dei 4 attivisti fermati ieri pomeriggio e processati oggi per direttissima. Una maratona iniziata questa mattina intorno alle 11 con l’ingresso in aula dei 4 attivisti scortati da un gran numero di agenti e dagli avvocati Mattina, Crisci, Rossi Albertini e Perticaro.
Varie le pause, la prima per trovare degli interpreti che permettessero ai 3 migranti pescati ieri in piazza nel mucchio dei manifestanti di poter seguire il processo. In aula hanno raccontato la loro versione dei fatti il consigliere regionale della Federazione della Sinistra Fabio Nobile e il parlamentare dell’IDV Stefano Pedica che erano arrivati in piazza dopo la prima carica contro i manifestanti ricacciati fuori a manganellate dall’ingresso del Cipe. Hanno testimoniato anche alcuni agenti che però si sono contraddetti e hanno fornito versioni discordanti dei fatti. A smentire la versione della Questura anche alcuni video che mostravano chiaramente il carattere pacifico della protesta e l’accanimento violento della Polizia contro i manifestanti, in particolare contro il dirigente dell’USB ed esponente dei Blocchi Precari Metropolitani Paolo Di Vetta.
Solo a poche persone, per lo più giornalisti, è stato consentito di entrare all’interno del Tribunale, guardate a vista dalle forze dell’ordine.
Sul piazzale antistante l’ingresso della città giudiziaria si è svolta per tutta la mattina una manifestazione assemblea durante la quale le varie realtà del movimento di lotta per la casa, i movimenti sociali, alcune organizzazioni politiche della sinistra, i sindacati di base e alcuni centri sociali hanno raccontato quanto è veramente accaduto ieri davanti al Cipe e hanno denunciato la cieca repressione contro tutte le iniziative di lotta che stanno caratterizzando l’azione del cosiddetto governo dei tecnici. Vari messaggi di solidarietà con Di Vetta e gli altri attivisti arrestati sono giunti da varie realtà d’Italia, a partire dalla Val Susa.
Per i prossimi giorni l’assemblea ha deciso già un fitto calendario di iniziative di lotta. Intanto una conferenza stampa sui fatti di ieri convocata per lunedì mattina, alle 12, invia della Mercede 9 proprio di fronte al Cipe; poi una nuova assemblea cittadina giovedì prossimo sulle questioni al centro del tentativo di occupazione del Cipe e sulla repressione; una grande manifestazione cittadina per sabato pomeriggio. Il messaggio che le realtà scese in piazza vogliono mandare e manifestare attraverso la mobilitazione è: “la repressione non fermerà la nostra lotta”.
Maxi-udienza per le cariche ai senza casaRocco Di MicheleDirettissima, ieri mattina, per i quattro arrestati durante una protesta di senza casa davanti al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), in via della Mercede a Roma. Si è pronunciato solo in tarda serata, al termine di una formalità durata l’intera giornata invece delle solite due ore (o meno), il giudice che doveva decidere se convalidare o no gli arresti: domiciliari per il sindacalista Paolo Di Vetta, libertà per gli altri tre.
Quella di venerdì era una delle tante proteste che attraversano le città di questi tempi. Slogan e striscioni di buon senso («invece della tav costruite case popolari, lavoro e welfare»), il carattere pacifico ampiamente dimostrato dal video subito postato su Youtube. Si vedono un centinaio di persone davanti al portone, tranquille, Paolo Di Vetta – dirigente Usb – che parla al megafono. Poi, da dentro il Cipe, esce un plotone di poliziotti che manganella chiunque si trovi davanti. Pausa, discussioni, i manifestanti si siedono per terra. Il seguito lo si vede nelle foto. Gente sollevata di peso, mani alzate, ancora manganellate e infine il sindacalista a terra dolorante, con sopra alcuni agenti. Di Vetta, inizialmente ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito, è stato poi «tradotto» al Commissariato Trevi prima di essere nuovamente spostato nella questura centrale di via Genova.
Tanta «determinazione» sembra dovuta alla presenza di Mario Monti nella riunione del Cipe che doveva decidere sulle «compensazioni», chieste dal presidente del Piemonte, Roberto Cota, per ammorbidire la resistenza almeno degli amministratori locali della Val Susa. Non è un momento facile per il governo, e il nervosismo avrebbe contagiato anche i vertici della «piazza romana». Per questa carica immotivata sono stati effettuati quattro arresti tra i manganellati, tra cui lo stesso Di Vetta, mentre 37 attivisti sono stati denunciati. Solite accuse di resistenza, finalizzata a non far identificare tutti i presenti. Ieri mattina l’udienza, rallentata inizialmente dalla necessità di trovare almeno tre traduttori (arabo, spagnolo, rumeno), visto che tre degli arrestati sono stranieri. Non si trattava di un normale dibattimento, il giudice ha acquisito i video e le fotografie, ma non ha ascoltato i testimoni presentati dalla difesa. Le domande sono state poste solo ad alcuni funzionari e agenti di Ps presenti sul posto, e il magistrato ha dovuto far notare si stavano contraddicendo tra loro.
Ieri il tribunale è rimasto presidiato da centinaia di militanti dell’Usb, dei Blocchi precari metropolitani, del Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, di alcuni centri sociali. Il consigliere regionale della Federazione della Sinistra Fabio Nobile e il parlamentare dell’Idv, Stefano Pedica, presenti ai fatti, si sono offerti di testimoniare sul carattere violento e ingiustificato dell’arresto dei 4 attivisti. Pesante anche la presenza di agenti in assetto antisommossa. Sta diventando una costante, a conferma della parole pronunciate da uno dei massimi dirigenti della questura: «Il dialogo è finito». Anche la lunghezza dell’udienza sembra dipendere dalla consapevolezza che – in qualche modo – «farà precedente» in una fase tutta nuova.
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