Il prezzo del biglietto del trasporto pubblico aumenta del 50% a fronte di un peggioramento del servizio per gli utenti e al degrado delle condizioni di lavoro per i dipendenti di un’azienda, l’Atac, saccheggiata prima dalla giunta di centrosinistra e poi in maniera spropositata da quella Alemanno. Ora la giunta capitolina vuole far pagare ai romani – e ai pendolari – l’enorme buco di bilancio dell’Atac causato da parentopoli, sprechi e ruberie varie. Ma in città monta la protesta.
Questa mattina un gruppo di attivisti ha sabotato alcune obliteratrici all’interno della stazione della metropolitana a Subaugusta. Ma non è stato l’unico blitz della giornata.
In tarda mattinata un gruppo di studenti e di lavoratori precari ha bloccato i tornelli della stazione di Ostia Lido (Nord), rivendicando il libero e gratuito accesso al servizio pubblico di trasporto a chi sta già pagando i costi della crisi. Aprendo le porte anti-panico gli attivisti hanno permesso agli studenti di passare senza dover pagare il prezzo del biglietto. Blitz di protesta sono stati realizzati da collettivi e gruppi all’interno di numerose stazioni della metropolitana della capitale, da Battistini a Cornelia a San Paolo.
“L’aumento non serve per migliorare il servizio, ma per garantire lo stipendio dei 100 dirigenti Atac che guadagnano 14milioni l’anno – spiega Giulia, studentessa del liceo Anco Marzio – vogliamo girare gratuitamente per la nostra città senza dover pagare per i favori fatti agli amici del sindaco Alemanno. E’ impensabile pagare un aumento di 1,50€ sulla tratta Roma-Lido dopo tutti i disservizi e gli sprechi, come ad esempio il progetto delle barriere fono-assorbenti”.
Ma l’iniziativa centrale e di maggiore impatto era annunciata a partire dalle ore 13 all’insegna dello slogan ‘Atac non ti pago’. La protesta organizzata da movimenti sociali, collettivi studenteschi, comitati di quartiere e da alcuni lavoratori dell’azienda si è conclusa intorno alle 15 a Porta Maggiore, dopo che il folto presidio davanti alla direzione dell’Atac in via Prenestina – pesantemente blindata dai cordoni di Polizia in assetto antisommossa – si era trasformato in un corteo che ha bloccato per quasi un’ora la circolazione dei tram. I manifestanti hanno sfilato al grido di «Il biglietto non lo paghiamo» e «Il biglietto, Alemanno, pagacelo te». Rassegnati e in alcuni casi arrabbiati i cittadini che per continuare il loro tragitto sono dovuti scendere dai tram in fila e farsela a piedi. A protestare anche alcune decine di autisti degli autobus capitolini aderenti all’Unione Sindacale di Base. «Siamo qui – ha spiegato un lavoratore – per dire no al piano industriale, il cui unico obiettivo è la privatizzazione. Questo non comporterà altro che un aumento dei carichi di lavoro per il personale viaggiante. Già da tempo stiamo soffrendo per le condizioni in cui lavoriamo. Siamo ridotti all’osso, così non si può andare avanti». «Ora che il biglietto è aumentato – ha commentato una conducente – abbiamo paura che i clienti ci possano aggredire verbalmente o fisicamente. È già capitato ad alcuni di noi. Qui è a rischio la nostra incolumità, perchè i romani si lamentano giustamente: il servizio non è stato migliorato nonostante il biglietto sia più chiaro».
Da parte sua il sindaco afferma che i rincari dei costi di trasporto sono ‘fisiologici’ e ‘obbligati’ e che le proteste sono demagogiche e di natura vandalica. L’Atac, invece, ha presentato una denuncia alla procura della Repubblica contro chi incita a non pagare il biglietto integrato bus-metro, da oggi aumentato da un euro e un euro e cinquanta. «Per viaggiare sui mezzi pubblici è obbligatorio essere muniti di titolo regolarmente vidimato e sono da considerarsi illegali tutte le iniziative che incoraggiano a violare tale obbligo di legge» afferma l’Atac. Il reato ipotizzato è nientemeno che istigazione a delinquere e a disobbedire alla legge dello Stato. L’Atac inoltre ha annunciato che presenterà un esposto «contro coloro che stamane hanno danneggiato alcune emettitrici e alcuni validatori nella stazione metro A di Subaugusta».
Ma sarebbe il caso che i magistrati indaghino, e al più presto, sui buchi di bilancio dell’azienda saccheggiata da ‘Parentopoli’, e sulle condizioni di mancanza assoluta di sicurezza in cui sono costretti ad operare quotidianamente i dipendenti dell’azienda e a viaggiare milioni di giovani e lavoratori.
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