Scrive in una nota Giorgio Cremaschi, ex Presidente del Comitato Centrale della Fiom
Il 9 giugno dovrebbe esserci un incontro promosso dalla Fiom con i partiti del centrosinistra. A quell’incontro avrebbero dato la conferma della partecipazione sia Bersani, sia Vendola, sia Di Pietro. Domandiamo subito: qual è lo scopo reale di quell’incontro? Se la Fiom vuole proporre le sue opinioni sulle elezioni e sui programmi di governo credo che la strada debba essere un’altra. Quando si interviene nella politica lo si fa con piattaforme, e i contenuti di queste piattaforme devono essere discusse, verificate e decise con ampia democrazia. Questa è l’indipendenza sindacale scritta nello Statuto della Fiom. Tutto questo manca. Finora in Fiom si è parlato genericamente delle proposte della Fiom ma, almeno fino a quando sono rimasto presidente del Comitato centrale, non ho vissuto una riunione nella quale si definissero i punti precisi da presentare ad un incontro con le forze politiche. D’altra parte è abbastanza singolare la coincidenza tra l’avvio di un’offensiva di Vendola e Di Pietro verso Bersani per stringere un patto elettorale e di governo, e l’incontro promosso dalla Fiom. Può darsi che tutto sia casuale, ma si fa fatica a crederlo, anche perché i giornali parlano di incontri preparatori di cui nessuno sa nulla. Infine c’è la sostanza. Cosa vuole la Fiom dalle forze politiche? Leggendo i giornali, risulta un insieme di richieste confuse e generiche, fatte apposta – direbbe un malizioso – per far andare tutti d’accordo. Domanda secca: se la Fiom incontra Bersani gli chiede di non votare la controriforma sull’articolo 18? E se la Fiom parla di prossime elezioni, chiede che uno dei primi punti del programma da sostenere sia la cancellazione, non l’attenuazione, della controriforma Fornero sulle pensioni assieme a quella del lavoro? Il fiscal compact si accetta o si respinge? Il pareggio di bilancio in Costituzione resta così o viene rimesso in discussione?
Finora dovrebbe essere scontato che la Fiom chiede queste cose. E dovrebbe quindi essere scontato che le posizioni attuali di Bersani sono radicalmente diverse da quelle del sindacato dei metalmeccanici. E, tuttavia, quest’incontro viene presentato come quello che darebbe un contributo alla piattaforma unitaria del nuovo centrosinistra. Si vuole forse inserire qualche faccia della Fiom nella foto di Vasto? Non so se sarebbe una bella cosa sul piano elettorale, ma per i lavoratori sarebbe un disastro.
E’ bene allora che nella Fiom si apra una discussione a fondo, su dove si vuole andare. Da troppo tempo in quell’organizzazione l’immagine e lo spettacolo televisivo prendono il posto di una reale discussione politica. Questo mentre la situazione sociale del paese degrada e i metalmeccanici ne subiscono, come tutti, le drammatiche conseguenze. Pensare di affrontare questo con una mossa del cavallo, cioè con uno sparigliamento di carte per cui la Fiom si butta in politica, può certo piacere a chi sente in Italia il vuoto di una sinistra politica, ma non è una soluzione né per il sindacato né per la sinistra. Il gruppo dirigente della Fiom ha rinunciato in questi ultimi mesi a una battaglia contro la deriva moderata del gruppo dirigente della Cgil. Adesso si mette a fare politica in proprio, mentre la Cgil lascia passare l’attacco all’articolo 18. No, non ci siamo proprio.
Così la Fiom, anziché essere quel modello sindacale positivo, che ha suscitato tante speranze nel mondo del lavoro, rischia di essere parte della crisi della Cgil e persino di aggravarla. Le lotte eroiche dei metalmeccanici di questi ultimi anni non meritano di finire nel teatrino della politica italiana.
Scriveva invece a caldo questa mattina Sergio Bellavita, della segreteria nazionale della Fiom-Cgil, in una nota:
Su Il Fatto Quotidiano di oggi viene reso noto un presunto piano Landini-Airaudo per la discesa in campo elettorale della Fiom, se dovesse fallire il tentativo di costruire un cartello elettorale della sinistra. In nessun luogo dell’organizzazione si è mai discusso ne’ di patti con alcuni partiti, ne’ di discesa della Fiom nell’agone politico. Troverei drammaticamente sbagliato rispondere alle durissime sfide che sono poste sul terreno sociale al sindacato con un’ennesima mossa del cavallo che sposti tutto nella competizione elettorale, o in un impegno diretto nella ricomposizione politica a sinistra, evitando così di affrontare il tema di quale politica contrattuale e sociale deve mettere in campo la Fiom, a fronte alla evidente piena crisi della linea scelta con la piattaforma per il rinnovo del Contratto nazionale.
La Fiom fa politica nel momento in cui costruisce l’opposizione sociale alle politiche del governo Monti, lotta contro la cancellazione delle pensioni e dell’art.18 e su questo propone alla politica e ai movimenti un fronte unito. Oggi si dimostra drammaticamente sbagliato non aver proclamato sciopero generale avverso la contro riforma del lavoro Fornero e in difesa dell’art. 18. Questa è la politica che la Fiom deve tornare a fare, dismettendo ogni illusione che il governo tecnico intervenga sul ripristino della democrazia nei luoghi di lavoro e delle libertà sindacali.
A questo punto è necessario chiarire nelle sedi opportune il senso e la posizione della Fiom, nel confronto previsto con i partiti. La linea e le scelte Fiom devono essere discusse e definite negli organismi dirigenti, non nelle pagine dei quotidiani o nelle interviste.
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